Che cosa verrà a dire Netanyahu in Europa
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
A destra: Benjamin Netanyahu con Angela Merkel
Cari amici,
oggi Bibi Netanyahu inizia un rapido giro di consultazioni nelle capitali europee più importanti: Berlino, Londra, Parigi (non Roma, naturalmente): https://www.algemeiner.com/2018/06/03/riding-high-in-polls-at-home-israeli-pm-netanyahu-set-to-talk-iran-during-three-nation-european-swing/. E’ un viaggio difficile e quindi coraggioso, perché l’Europa è oggi il principale nemico politico di Israele. L’Europa e non gli Usa, naturalmente, da quando Trump ha rovesciato la folle (o traditrice) politica di Obama e ha smesso di appoggiare i nemici come l’Iran per sostenere invece gli alleati fedeli e democratici come Israele. L’Europa e non la Russia, con cui Netanyahu ha saputo costruire un delicatissimo ma funzionante rapporto di non aggressione, nonostante l’alleanza di Putin con Assad e l’Iran. L’Europa e non la Cina, con cui Israele ha un crescente rapporto economico, come del resto con la Cina. L’Europa e non i paesi arabi, dove è cresciuta la consapevolezza dell’importanza di Israele come fattore di equilibrio nella regione e soprattutto come contrappeso essenziale alla spinta imperialistica dell’Iran.
L’Europa è dunque il nemico politico di Israele più determinato, e soprattutto lo è quel blocco di paesi che si è assunta in maniera sempre più esplicita la guida della Comunità in rovina: Francia, Germania e in parte anche la Gran Bretagna che non riesce a svincolarsi dell’Unione e rischia di essere governata in futuro dal partito europeo più antisemita dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, cioè i laburisti di Corbyn. Certo, sul nostro continente vi sono stati ancora più ostili a Israele, come l’Irlanda e la Svezia, ma contano poco. Invece i grandi stati membri del di diritto del consiglio di sicurezza dell’Onu contano e pesano sistematicamente sempre di più contro Israele, no solo nelle votazioni nelle sedi internazionali (l’ultimo caso è stato quello dell’altro giorno, in cui la Francia ha votato a favore e la Gran Bretagna si è astenuta su una mozione del Kuwait che sostanzialmente chiedeva un appoggio militare internazionale ad Hamas, in modo da raggiungere una situazione simile a quella del Libano, dove Hezbollah si è riarmato dopo l’ultima guerra sotto gli occhi (e diciamo pure, con la protezione) delle forze Onu che in teoria avrebbe avuto la missione di impedire questo riarmo. Le ragioni per approvare una mozione così folle e per lasciare soli gli Usa nella condanna delle decine di razzi di Hamas che hanno bersagliato la popolazione civile delle città e dei villaggi vicini alla striscia sarebbe “l’aggressione israeliana alla popolazione civile”. In questa posizione si è distinta la Francia (http://www.israelvalley.com/2018/06/vote-pro-koweit-de-france-conseil-de-securite-nikki-haley-agit-faveur-disrael/) con ciò che Michael Oren, ex ambasciatore israeliano a Washington ha definito “una moderna calunnia del sangue” (https://www.jpost.com/Israel-News/On-eve-of-Netanyahu-visit-Oren-accuses-France-of-blood-libel-559078). Chi conosce un po’ di storia sa che l’avversione francese per Israele, razzista e sprezzante, non è mai venuta meno nei settant’anni di vita dello stato ebraico (https://mabatim.info/2018/01/28/le-quai-dorsay-et-les-juifs/, per una informazione più dettagliata è impressionante leggere questa pagina: http://www.debriefing.org/2463.html).
Ma non si tratta di un episodio isolato. Qualcuno ricorderà una diplomatica francese che schiaffeggiò dei soldati israeliani intenti a mantenere l’ordine e ad applicare le leggi nella valle del Giordano (trovate qui la storia e la spiegazione: http://www.israelhayom.com/2017/07/23/watch-french-diplomat-punches-idf-soldier/) e l’altro più di recente fu preso mentre contrabbandava armi da Gaza (https://www.middleeastmonitor.com/20180320-israel-arrests-french-diplomat-who-smuggled-weapons-out-of-gaza/). La pratica di violare le leggi israeliane sul territorio e le sentenze dei tribunali israeliani, finanziando e curando la costruzione di comunità arabe illegali, magari nel pieno di parchi naturali, da parte di funzionari diplomatici europei è così sfacciata che questi edifici illegali sono marcati con le bandiere dell’Unione Europea e degli stati che le finanziano, ma soo così diffuse da non fare più notizia.
E’ di ieri la notizia che il segretario generale della Nato ha ritenuto opportuno sottolineare in un’intervista che i caso di aggressione iraniana la Nato non difenderà Israele (https://www.jpost.com/Middle-East/Iran-News/NATO-chief-said-alliance-wont-defend-Israel-in-war-with-Iran-558987). Non è una notizia, perché Israele non fa parte dell’alleanza e del resto non ha mai difeso Israele anche nelle guerre portatele dai paesi arabi. Ma è significativo averlo sottolineato ora (https://www.jpost.com/Israel-News/Israel-Why-would-we-expect-NATO-to-help-us-in-an-Iran-war-559074), diciamo che è un gesto di gentilezza per l’imperialismo iraniano. La domanda è come mai è uscita questa posizione, visto che la Nato è in sostanza un’appendice della potenza militare americana, la sola a spendervi davvero finanziamenti, uomini e mezzi e dato che gli Usa di Trump appoggiano certamente Israele. La risposta è questa: il segretario della Nato. Jens Stoltenberg è un politico norvegese, già leader del Partito Laburista Norvegese, nominato nel 2014 da Obama. Mentre gli Usa si riservano sempre il comando militare, la posizione di segretario generale in genere è attribuita agli europei e ne rispecchia le posizioni. Dunque questo è un altro sego dell’ostilità europea e in particolare della sua élite di centro-sinistra alle ragioni di Israele.
E allora perché Netanyahu è venuto a parlare con May, Merkel e Macron? Perché intende mostrare loro che l’alleanza con l’Iran è un grave errore, va contro gli interessi strategici dell’Europa stessa. Israele non chiede di essere protetto, né dalla Nato né tanto meno dall’Unione Europea. Se davvero si svilupperà una guerra con l’Iran, che certamente è ancora possibile, Israele si difenderà da sola, contado eventualmente sul sostegno logistico americano, come ha sempre fatto. Ma che l’Europa appoggi una dittatura clericale estremista che si sta espandendo in direzione del Mediterraneo, contribuendo a provocare l’ondata di immigrazione islamica che subiamo e minacciando in prospettiva con le sue armi atomiche il nostro continente, è certamente un errore. Questo Netanyahu dirà e dimostrerà con i dati ai leader europei, come quattro anni fa disse agli Stati Uniti. Speriamo che lo ascoltino, senza bisogno di aspettare i prossimi ribaltoni elettorali.
Ugo Volli