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La Stampa Rassegna Stampa
01.06.2018 Danimarca: no al velo islamico e al burka in pubblico
Commento di Monica Perosino

Testata: La Stampa
Data: 01 giugno 2018
Pagina: 26
Autore: Monica Perosino
Titolo: «Passa la legge anti-burqa. No al velo in pubblico»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 01/06/2018, a pag.26, con il titolo "Passa la legge anti-burqa. No al velo in pubblico" il commento di Monica Perosino.

In Danimarca dal 1° agosto sarà illegale indossare il velo integrale in pubblico. Un provvedimento giusto, ma il sospetto è che sia tardivo, a islamizzazione già avanzata. I Paesi del Nord Europa sono particolarmente islamizzati, questo spiega il diffondersi di provvedimenti di difesa come quello danese (esistono leggi simili già in Francia e Belgio). E' bene chiedersi se serve ancora una legge che avrebbe dovuto essere approvata almeno vent'anni fa.

Ecco l'articolo:

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Monica Perosino

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Danimarca, Eurabia

Dal 1° agosto in Danimarca sarà vietato indossare il velo integrale nei luoghi pubblici. Il parlamento ha approvato ieri la norma presentata dal centrodestra che, sebbene parli genericamente di «indumenti che coprono il viso», di fatto bandisce il burqa o il niqab. La legge consente alle persone di coprirsi il volto per un «motivo chiaro», come ad esempio il freddo, oltre ai caschi i motociclisti, e punisce i trasgressori con una multa (134 euro che diventano 1.343 a partire dalla quarta infrazione), mentre non prevede il carcere, come aveva proposto il partito Partito Popolare (Df), formazione politica xenofoba, che garantisce l’appoggio esterno al governo di minoranza liberal-conservatore. La legge è stata approvata (75 deputati a favore e 30 contrari) con un voto trasversale: hanno votato «sì» i liberali, i conservatori e il Partito del Popolo Danese in un’inconsueta alleanza con l’opposizione socialdemocratica. Unica eccezione la deputata di Sd Mette Gjerskov.

Il governo ha assicurato che il provvedimento non prende di mira alcuna religione perché non bandisce foulard, turbanti o tradizionali copricapo ebraici. Tuttavia la legge, conosciuta come «Burqa ban» imporrà restrizioni all’abbigliamento soprattutto delle donne musulmane.Il ministro della Giustizia Søren Pape Poulsen ha assicurato che la polizia non rimuoverà con la forza i veli dalle donne. «Se vivono nelle vicinanze, verrà loro chiesto di andare a casa, oppure saranno accompagnate in una stazione di polizia ad attendere un famigliare». Il voto in parlamento «dimostra chiaramente che burqa e niqab non appartengono alla Danimarca. Sono incompatibili con la cultura danese e le basi su cui è costruita la Danimarca», ha detto il portavoce di Df Martin Henriksen.

Il testo segue quello approvato già in altri Paesi europei, come il Belgio e la Francia, il primo Paese Ue a vietare i veli islamici in pubblico per legge nel 2011. Negli ultimi dieci anni le pressioni per limitare l’uso del velo musulmano sono cresciute esponenzialmente. Recentemente la Corte di giustizia europea, la più alta corte dell’Ue, ha stabilito che i datori di lavoro possono vietare al personale di indossare il velo, perché «simbolo religioso», ma allo stesso tempo ha deciso che i clienti non possono richiederne la rimozione se la compagnia non ha una precisa normativa interna a proposito. In Italia, se si eccettua qualche isolata ordinanza municipale che ne dispone la proibizione, indossare un velo integrale non è un reato e, anzi, il Consiglio di Stato, ha ritenuto la matrice religiosa un giustificato motivo per poter circolare indossando un niqab, un burqa, o un altro tipo di velo islamico che ricopra il viso.

 

 

Dal 1° agosto in Danimarca sarà vietato indossare il velo integrale nei luoghi pubblici. Il parlamento ha approvato ieri la norma presentata dal centrodestra che, sebbene parli genericamente di «indumenti che coprono il viso», di fatto bandisce il burqa o il niqab. La legge consente alle persone di coprirsi il volto per un «motivo chiaro», come ad esempio il freddo, oltre ai caschi i motociclisti, e punisce i trasgressori con una multa (134 euro che diventano 1.343 a partire dalla quarta infrazione), mentre non prevede il carcere, come aveva proposto il partito Partito Popolare (Df), formazione politica xenofoba, che garantisce l’appoggio esterno al governo di minoranza liberal-conservatore. La legge è stata approvata (75 deputati a favore e 30 contrari) con un voto trasversale: hanno votato «sì» i liberali, i conservatori e il Partito del Popolo Danese in un’inconsueta alleanza con l’opposizione socialdemocratica. Unica eccezione la deputata di Sd Mette Gjerskov. Il governo ha assicurato che il provvedimento non prende di mira alcuna religione perché non bandisce foulard, turbanti o tradizionali copricapo ebraici. Tuttavia la legge, conosciuta come «Burqa ban» imporrà restrizioni all’abbigliamento soprattutto delle donne musulmane.Il ministro della Giustizia Søren Pape Poulsen ha assicurato che la polizia non rimuoverà con la forza i veli dalle donne. «Se vivono nelle vicinanze, verrà loro chiesto di andare a casa, oppure saranno accompagnate in una stazione di polizia ad attendere un famigliare». Il voto in parlamento «dimostra chiaramente che burqa e niqab non appartengono alla Danimarca. Sono incompatibili con la cultura danese e le basi su cui è costruita la Danimarca», ha detto il portavoce di Df Martin Henriksen.Il testo segue quello approvato già in altri Paesi europei, come il Belgio e la Francia, il primo Paese Ue a vietare i veli islamici in pubblico per legge nel 2011. Negli ultimi dieci anni le pressioni per limitare l’uso del velo musulmano sono cresciute esponenzialmente. Recentemente la Corte di giustizia europea, la più alta corte dell’Ue, ha stabilito che i datori di lavoro possono vietare al personale di indossare il velo, perché «simbolo religioso», ma allo stesso tempo ha deciso che i clienti non possono richiederne la rimozione se la compagnia non ha una precisa normativa interna a proposito. In Italia, se si eccettua qualche isolata ordinanza municipale che ne dispone la proibizione, indossare un velo integrale non è un reato e, anzi, il Consiglio di Stato, ha ritenuto la matrice religiosa un giustificato motivo per poter circolare indossando un niqab, un burqa, o un altro tipo di velo islamico che ricopra il viso.

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