Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 30/05/2018, a pag. 3, l'editoriale "Cosa ha sbagliato l’Europa".
George Soros, attraverso la propria fondazione, finanzia attività politiche che favoriscono l'invasione silenziosa dell'Europa da parte di milioni di musulmani. E' giusto quindi che gli Stati prendano le doverose contromisure per limitarne le attività. Anche Israele è coinvolto nel folle progetto di Soros, infatti finanzia le Ong che sostengono le iniziative palestiniste contro Israele.
Il Foglio oggi concede a Soros una tribuna in cui riporta le sue dichiaraizoni sul futuro dell'Europa. Dimentica, però, che le attività di Soros ne hanno minato definitivamente la credibilità.
Ecco l'articolo:
George Soros
Non sarebbe potuto succedere di peggio. “Tutto quello che poteva andare storto è andato storto”, ha esordito George Soros, ieri all’ European council on foreign relations. In un discorso intitolato “How to save Europe”, il miliardario di origini ebraico-ungheresi e naturalizzato americano, ha spiegato cosa, nel percorso identitario ed economico comunitario, non ha funzionato. Tre i problemi riscontrati. La crisi migratoria ha portato paura e frammentazione, l’austerità insoddisfazione e rabbia e infine la disgregazione territoriale, in parte conseguenza delle due cause precedenti, è il più dannoso dei problemi che l’Europa abbia dovuto affrontare finora. George Soros è un uomo pragmatico – oggi noto per le sue attività filantropiche, ieri per le controverse speculazioni – che non ha mai smesso di credere nel progetto europeo e parlando della “crisi esistenziale” cerca di tracciare tre vie di fuga dal pantano.
Contro la crisi migratoria propone un piano Marshall per l’Africa che consenta all’Europa di proteggere i suoi confini pur mantenendoli aperti ai “migranti legittimi”. Le politiche di austerità hanno portato gravi squilibri all’interno delle nazioni e tra le nazioni, esacerbando anche il conflitto tra Eurozona e i paesi che non hanno ancora adottato l’euro. Al concetto di Europa a più velocità, Soros contrappone l’idea di “un’Europa a più corsie”, che consentirebbe di creare cooperazione. Ma è soprattutto la Brexit, sintomo di una volontà disgregatrice, a preoccupare Soros. Il divorzio sarà un processo lungo. “Richiederà più di cinque anni, un’apparente eternità in politica, specialmente in tempo di rivoluzioni come il presente” e fondamentale per il miliardario è la tempestività delle decisioni britanniche. L’obiettivo da tener presente deve essere il rinnovamento dell’Unione che però non potrà avvenire dall’alto verso il basso, come ai tempi della Comunità dell’acciaio e del carbone, “i tempi sono cambiati”, ma un movimento contrario, dal basso verso l’alto – da non confondersi con il populismo – dovrà imporre alle istituzioni uno sforzo di creatività e veggenza maggiore di quello richiesto alla “piccola banda di visionari guidata da Jean Monnet”. L’alfiere di tutto ciò è uno solo per George Soros: Emmanuel Macron, ben consapevole della necessità di ampliare la partecipazione dei cittadini alle riforme europee.
Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare:06/589091, oppure cliccare sulla e-mail sottostante