Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 28/05/2018, a pag.III le analisi dai titoli "I media e le fake news di Hamas", "I media fanno il gioco di Hamas. Chi aprirebbe la porta di casa a 40 mila invasati?", "L’occidente perdona tutto ai palestinesi", tratte da Wall Street Journal, Jerusalem Post, New York Times.
Wall Street Journal: "I media e le fake news di Hamas"
Il movimento terroristico di Hamas ha un “modus operandi semplice: mentire” e alcuni media internazionali sono caduti nelle sue bugie, riportando quanto accaduto a Gaza nelle scorse settimane. A sostenerlo, in un editoriale pubblicato dal Wall Street Journal, il portavoce dell’esercito israeliano Ronen Manelis, che ricorda qual è l’obiettivo ultimo di Hamas: “delegittimare e distruggere Israele”. Obiettivo, scrive Manelis, che Hamas ha sostenuto anche durante le manifestazioni tenutesi al confine con il territorio israeliano. “Dietro le quinte c’era un piano che minacciava il confine di Israele e i civili. – si legge nell’editoriale – Hamas ha fornito a civili innocenti, tra cui donne e bambini, trasporti gratuiti da tutta la Striscia di Gaza per portarli fino al confine. Hamas li ha assunti come extra, pagando 14 dollari a persona o 100 dollari a famiglia per la partecipazione, e 500 dollari a chi è rimasto ferito. Hamas ha costretto tutti i suoi comandanti e miliziani a recarsi al confine vestiti da civili, ciascuno di loro doveva fungere da direttore di un’area”. Il movimento ha quindi diretto le proteste e il suo obiettivo era quello di infiltrare i suoi miliziani in territorio israeliano. “L’Idf aveva informazioni di intelligence precise secondo cui i violenti disordini mascheravano un piano di infiltrazione di massa in Israele per compiere un massacro contro i civili israeliani. Hamas l’ha definita una ‘protesta pacifica’, e gran parte del mondo ci è semplicemente cascato”. Lo stesso gruppo terroristico, scrive Manelis, ha poi smentito se stesso, e di fatto confessato il suo vero intento: “Il 13 maggio Mahmoud Al-Zahar, cofondatore di Hamas, ha detto in un’intervista ad al Jazeera: ‘Quando parliamo di ‘resistenza pacifica’, inganniamo il pubblico”. “L’idea che questa sia stata una protesta pacifica è la più grande menzogna di tutte, perché i principi di base necessari per una protesta in una democrazia come gli Stati Uniti o Israele non esistono a Gaza. – ricor - da il portavoce dell’esercito – Sotto il controllo di Hamas non vi è libertà di parola, di riunione, di religione e di stampa. Non ci può essere una protesta pacifica a Gaza, solo incontri organizzati, approvati e finanziati da Hamas. Chiamare quanto accaduto una protesta non è una fake news, è semplicemente un falso”. Falso in cui, prosegue Manelis, sono caduti diversi media, facendo un favore alla propaganda di Hamas – che ha confermato che 50 dei 62 morti negli scontri della scorsa settimana erano suoi agenti. “Se per vincere la guerra di propaganda internazionale devo mentire come fa Hamas, allora preferisco dire la verità e perdere – scrive l’ufficiale di Tsahal –. L’Idf vincerà dove è importante farlo, ovvero nel proteggere i nostri civili dal terrorismo. I soldati dell’esercito israeliano hanno vinto questa settimana garantendo la sicurezza delle famiglie israeliane e impedendo a Hamas di raggiungere gli obiettivi dichiarati. Più che la menzogna, la vera differenza tra me e Abu Zuhri (portavoce di Hamas) è che lui va a dormire ogni notte sognando la distruzione del mio paese e la morte dei miei figli. Io invece vado a dormire la notte sperando in una vita migliore per i suoi figli e per i miei. E questa è la verità”.
Jerusalem Post: "I media fanno il gioco di Hamas. Chi aprirebbe la porta di casa a 40 mila invasati?"
Alan Dershowitz
Se questa fosse stata la prima volta che Hamas provoca deliberatamente Israele costringendolo ad azioni di autodifesa che causano la morte non voluta di alcuni civili di Gaza, i mass-media potrebbero essere scusati per aver fatto il gioco di Hamas”. Così scrive l'avvocato americano Alan Dershowitz. “in realtà, l’ultima provocazione di Hamas – far sì che 40.000 abitanti di Gaza cercassero di abbattere la recinzione di confine ed entrassero in Israele con bombe molotov e altre armi, più o meno improvvisate – fa parte di una costante tattica di Hamas che ho definito la ‘strategia del bambino morto’. L’obiettivo di Hamas è quello di costringere Israele a uccidere il maggior numero possibile di abitanti di Gaza in modo che i titoli della stampa inizino sempre e per lo più si fermino al conteggio del corpi. Hamas manda intenzionalmente donne e bambini in prima linea, mentre i suoi combattenti si nascondono dietro questi scudi umani. Da tempo gli stessi capi di Hamas hanno ammesso questa tattica. Già nel 2008 Fathi Hammad, membro di Hamas nel Consiglio legislativo palestinese, dichiarava: “Per il popolo palestinese, la morte è diventata un’industria in cui eccellono le donne, così come tutte le persone che vivono in questa terra. Gli anziani eccellono in questo, così come i mujahedin e i bambini. Questo è il motivo per cui hanno formato scudi umani di donne, bambini, anziani e mujahedin: per sfidare la macchina da bombardamento sionista”. Hamas ha usato questa tattica per provocare diverse guerre con Israele, nelle quali i suoi combattenti lanciavano razzi a partire da zone civili, compresi ospedali, scuole e moschee. Quando Israele rispondeva, faceva del suo meglio per evitare vittime civili lanciando volantini di avvertimento, avvisando per telefono i residenti dei potenziali bersagli, lanciando rumorose bombe non letali sui tetti delle case utilizzate dai terroristi come rampe lanciarazzi e magazzini di esplosivi. Inevitabilmente, nonostante tutte queste misure, dei civili sono rimasti uccisi e i mass-media hanno puntualmente incolpato Israele di quelle morti senza tenere in alcun conto tutte le precauzioni adottate. Lo stesso è accaduto quando Hamas ha costruito tunnel per infiltrazioni terroristiche utilizzati per sequestrare cittadini israeliani. Gli ingressi di questi tunnel erano spesso posizionati in aree civili, incluse scuole e moschee. Usare i propri civili come scudi umani mentre si prendono di mira i civili israeliani costituisce un doppio crimine di guerra. Eppure, la maggior parte dei mass-media e degli organismi internazionali si concentra sulla reazione di Israele a questi crimini di guerra, anziché sui crimini stessi di Hamas. La crudele realtà è che ogni volta che Israele uccide accidentalmente un civile di Gaza, Israele perde. E ogni volta che Israele uccide un civile di Gaza, Hamas vince. Hamas trae vantaggio da ogni morte che Israele causa accidentalmente. Per questo Hamas esorta donne e bambini a farsi martiri. Parlare di ‘strategia del bambino morto’ può sembrare crudele: infatti è una strategia crudele. Ma non si deve accusare chi la descrive e denuncia. Si deve accusare chi la utilizza cinicamente. E si devono accusare i massmedia che fanno il gioco di coloro che la utilizzano, quando si limitano a riportare il conteggio dei corpi e non la deliberata tattica di Hamas che porta a quel risultato. E’ vero che Gaza è in una situazione disperata ed è ferita. Ma è una ferita autoinflitta. Quando Israele pose fine all’occupazione della Striscia di Gaza sgomberando fino all’ultimo soldato e colono, Gaza avrebbe potuto diventare una Singapore del Mediterraneo. E’ una bella zona, con un grande litorale. Ha ricevuto una quantità di denaro e di altri aiuti dall’Europa e da tante agenzie mondiali. Israele lasciò a Gaza serre e attrezzature agricole. Ma invece di usare queste risorse per nutrire, dare una casa e dare un’istruzione ai suoi abitanti, Hamas ha costruito un’infinità di armi, razzi, tunnel terroristici. Ha letteralmente gettato dai tetti i dissenzienti e ha assassinato i membri dell’Autorità palestinese che erano disposti a riconoscere Israele e negoziare con esso. Hamas respinge la soluzione a due stati e qualsiasi soluzione che lasci in vita Israele. La sua unica soluzione è la violenza, e gli eventi di questi giorni al confine sono una manifestazione di quella violenza. Quale paese al mondo permetterebbe a 40.000 fanatici invasati, votati alla sua distruzione, di abbattere una recinzione di confine e dare l’assalto ai suoi cittadini che vivono pacificamente nei pressi del confine? Nessuna, ovviamente. Israele avrebbe potuto fare di più per ridurre il numero di vittime tra coloro che cercavano di infrangere la recinzione di confine? Non lo so, ma non lo sanno nemmeno le legioni di generali da poltrona che in questi giorni condannano Israele per le misure che ha adottato per prevenire la terrificante catastrofe che si sarebbe avuta tra i residenti di villaggi e kibbutz vicini al confine se l’irruzione fosse riuscita. Una cosa è perfettamente chiara: Hamas continuerà a usare la ‘strategia del bambino morto’ fino a quando gli converrà, cioè fino a quando i mass-media continueranno a denunciare le morti come hanno fatto finora. Molti mass-media si rendono corresponsabili di queste morti perché la loro sbilanciata denuncia unilaterale incoraggia Hamas a continuare a mandare donne e bambini innocenti in prima linea. Forse Israele potrebbe fare meglio, nel difendere i suoi civili. Ma è sicuro che i mass-media potrebbero fare molto meglio riportando in modo accurato e corretto la strategia di Hamas che si traduce in tante morti innocenti”.
New York Times: "L’occidente perdona tutto ai palestinesi"
Come i media occidentali rappresentano gli arabi palestinesi
Nel 1970, Israele istituì una zona industriale lungo il confine con la Striscia di Gaza (all’epoca, lo Stato ebraico entrò in possesso della Striscia, in conseguenza della Guerra dei sei giorni che deflagrò all’indomani dell’aggressione dell’Egitto di Nasser, che fino al 1967 quel territorio possedeva, ndt), allo scopo di promuovere la cooperazione con la Striscia, creando posti di lavoro a favore dei palestinesi. E’ stata smantellata nel 2004 dopo innumerevoli attacchi terroristici, che hanno provocato 11 vittime fra gli israeliani”. Così Bret Stephens. “Nel 2005 donatori ebrei americani hanno sborsato oltre 14 milioni di dollari, a favore dei proprietari delle serre che coloravano la Striscia, fino allo sgombero unilaterale disposto da Sharon. I palestinesi hanno devastato decine di queste serre il giorno successivo all’abbandono dei coloni israeliani. Nel 2007 Hamas ha assunto il controllo di Gaza al termine di un sanguinoso colpo di stato ai danni della fazione rivale del Fatah. Da allora, Hamas, Jihad islamica e altri gruppi terroristici che infestano la Striscia di Gaza, hanno sparato quasi 10.000 razzi e colpi di mortaio all’indirizzo di Israele: tutto mentre allo stesso tempo denunciavano il ‘blocco economico’ consistente nel rifiuto dello stato ebraico di alimentare le fauci che intendevano azzannarlo (anche l’Egitto e la stessa Autorità palestinese praticano una più intensa forma di blocco economico, senza subire alcuna censura internazionale). Nel 2014 Israele ha scoperto che Hamas ha costruito 32 tunnel sotto il confine di Gaza. Costo stimato: 90 milioni di dollari. Questo spiega appieno la miseria imperante a Gaza. Questo ci conduce al grottesco spettacolo a cui si assiste lungo il confine di Gaza da alcune settimane a questa parte: in cui migliaia di palestinesi cercano di forzare il confine e di penetrare in Israele (…) Si noti il persistere dello schema già proposto: si invoca la distruzione di Israele, salvo implorare pietà e aiuto qualora il piano non dovesse funzionare. Il mondo chiede ora a Gerusalemme di rendere conto di ogni proiettile sparato nei confronti dei facinorosi, senza offrire alcuna soluzione praticabile alla crisi. Ma dov’era l’indignazione quando Hamas costringeva i palestinesi a muovere verso la recinzione, malgrado le ripetute esortazioni di Israele a desistere da questo piano? Nessuno si scandalizza nell’apprendere che gli organizzatori hanno letteralmente spinto le donne in cima ai disordini perché, come riportato, “i soldati israeliani non sparano a donne e bambini”? O che gli organizzatori hanno dotato di tenaglie e tronchesi bambini di appena 7 anni? O che i disordini sono cessati quando Israele ha avvisato i leader di Hamas, che preferiscono nascondersi negli ospedali di Gaza, che la loro vita era minacciata? Ovunque nel mondo, questo comportamento sarebbe stato stigmatizzato e condannato come autolesionista, vile e cinico. Il mistero del medio oriente è rappresentato dall’esenzione per troppo tempo concessa ai palestinesi, da un ordinario giudizio morale. Perché nulla è richiesto ai palestinesi, tutto è loro perdonato, mentre tutto è imposto agli israeliani, e nulla è loro condonato?”.
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