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Il Foglio Rassegna Stampa
28.05.2018 Karl Marx va giudicato anche per i catastrofici risultati, non solo per le idee
Analisi tratta da CapX

Testata: Il Foglio
Data: 28 maggio 2018
Pagina: 2
Autore: la redazione del Foglio
Titolo: «Basta con il piagnisteo su Marx»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 28/05/2018, a pag.II con il titolo "Basta con il piagnisteo su Marx", l'analisi tratta da CapX.

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Karl Marx

Questa settimana sarà il duecentesimo compleanno di Karl Marx” ha scritto Kristian Niemetz su CapX all’inizio di maggio. “Sarà l’occasione per un tripudio di articoli che andranno ripetendo il trito cliché secondo cui, anche se le sue previsioni alla fine non si sono materializzate, la sua analisi del capitalismo era comunque vivida, e rimane tutt’oggi di grande importanza. Quegli articoli si concluderanno con asserzioni del tipo ‘Marx ha ancora molto da insegnarci’ o ‘non potete comprendere il capitalismo moderno senza comprendere Marx’. Ovviamente, rispetteranno l’etichetta non scritta di qualsiasi discussione contemporanea sul marxismo: che le conseguenze dei tentativi di realizzare il marxismo nel mondo reale non debbono mai, mai essere messi in relazione con le idee di Marx stesso. Anche solo menzionare l’Unione sovietica, oggi, è considerato fuori luogo e insopportabile. Il marxismo costituisce, in questo senso, un’eccezione. Non applicheremmo lo stesso schema ad altre teorie politiche ed economiche. Il punto è che le teorie politiche ed economiche non vengono mai attuate nella loro forma pura. Tutte le applicazioni nel mondo reale di idee politiche ed economiche sono, in un certo senso, delle distorsioni. E’ noto che il New Labour di Tony Blair fu influenzato dal concetto della ‘Terza via’ elaborato da Anthony Giddens, una specie di socialdemocrazia in pace con l’economia di mercato. Le politiche economiche di Margaret Thatcher furono influenzate da pensatori liberali come Friedrich Hayek. Il primo governo post bellico della Germania ovest fu ispirato dall’‘ordoliberalismo’, una scuola di pensiero economica che combinava libero mercato e politiche attive di competizione. In ciascuno di questi casi, se guardiamo a quel che dissero i pensatori originali, e poi lo compariamo con quel che hanno fatto i politici da essi ispirati, troveremo sempre un’enorme divergenza tra i due. Non sorprende, pertanto, che quei pensatori originali che hanno vissuto abbastanza a lungo da vedere adottate le proprie idee siano stati raramente soddisfatti dai risultati. Anthony Giddens non era felice con il governo del New Labour. Un parente di Hayek, che veniva agli eventi dell’Iea (il think tank londinese dove lavora l’autore del pezzo, ndt), una volta disse che Hayek non era molto soddisfatto con i governi della Thatcher. Allo stesso modo, quando gli ordoliberali tedeschi analizzano l’amministrazione di Konrad Adenauer tendono a parlare con entusiasmo del periodo iniziale, con esasperazione di quello finale. Ciononostante giudichiamo quelle idee, almeno in parte, in base al successo e ai fallimenti delle politiche che hanno contribuito ad ispirare. Soltanto il marxismo ha il lusso di essere giudicato puramente come un insieme di idee, che non devono né possono essere infangate da qualcosa di tanto volgare come un’esperienza del mondo terreno”.

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