La differenza
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
A destra: Donald Trump, Mike Pompeo
Cari amici,
vi riporto qui le dodici condizioni che l’America (e non solo il segretario di stato Mike Pompeo, semmai il presidente degli stati uniti Trump) chiede all’Iran di soddisfare per non mettere in atto le sanzioni più dure della storia e aprire una nuova collaborazione (IC e ha dato notizia ieri, ma gli articoli riportati non le riproducevano per intero: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=70715).
“Primo, rivelare all’Aiea le dimensioni militari del programma nucleare e abbandonarlo per sempre, con verifiche certe; secondo, fermare l’arricchimento; terzo, dare all’Aiea accesso a tutti i siti; quarto, rinunciare al programma missilistico; quinto, rilasciare i detenuti americani; sesto, interrompere gli aiuti a terroristi come Hezbollah, Hamas e Jihad islamica palestinese; settimo rispettare la sovranità dell’Iraq; ottavo, abbandonare gli houthi nello Yemen; nono, ritirarsi dalla Siria; decimo, stop alla collaborazione con talebani e al Qaeda; undicesimo, stop al sostegno che la Guardia repubblicana offre al terrorismo in tutto il mondo; dodicesimo, cessare le minacce ai vicini, come Israele, Arabia, Emirati.” (http://www.lastampa.it/2018/05/22/esteri/pompeo-attacca-liran-ricever-le-sanzioni-pi-dure-della-storia-se-non-cambia-politica-miNd6EdFtciA5bCs9LdeqN/pagina.html).
Detto in una frase semplice, quel che l’America vuole dall’Iran è che smetta la sua politica aggressiva, imperialistica, di appoggio ai terroristi e di minaccia ai paesi vicini e di conseguenza che smetta di costruire armamenti aggressivi come i sistemi missilistici a medio e lungo raggio e le bombe nucleari. Del resto l’Iran non ne ha affatto bisogno, confinando con stati molto deboli per diverse ragioni (Afghanistan, Armenia, Azerbaigian, Iraq, Turkmenistan, Kuwait) o tradizionalmente non ostili, come il Pakistan e la Turchia. Anche come dirimpettai sul mare ha stati deboli o non nemici se non in quanto oggetto del suo imperialismo, come Bahrein, Emirati, Arabia.
Non c’è comunque nessuna richiesta di subordinazione alla politica americana o di perdita della propria indipendenza, solo la rinuncia all’aggressione. Anche in questo l’America di Trump, dopo la stupida o più probabilmente vergognosa parentesi di Obama ha ritrovato il proprio ruolo di difesa della libertà nel mondo, di contrasto all’aggressione, che la portarono a intervenire nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale e a opporsi all’imperialismo dell’URSS. L’America di Trump è di nuovo grande, come Trump aveva promesso. L’accordo recentissimo concluso con la Cina che comporta un’enorme riduzione del deficit commerciale lo dimostra ampiamente. Forse proprio per questo i giornali italiani non ne hanno parlato.
E in cambio l’Europa? Dovrebbe preoccuparsi dell’Iran assai più dell’America, visto che è quasi un vicino e la sua aggressività è regionale. E invece procede come se la relazione con l’Iran avesse solo una natura commerciale, si interessa solo di non perdere relazioni di affari e dunque di come sabotare meglio le sanzioni di Trump (peraltro senza troppa speranza): https://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-5265949,00.html. Ecco, la differenza fra un paese che ha una politica e delle convinzioni solide sulla vita internazionale e chi invece pensa solo agli affari (e ai propri pregiudizi antisemiti contro Israele) è tutta qui.
Ugo Volli