Riprendiamo dal FOGLIO di ogg, 22/05/218, a pag. I, con il titolo 'L'Europa diventerà islamica' il commento di Giulio Meotti.
Giulio Meotti
Bernard Lewis
Roma. Nel 1990 Bernard Lewis fu invitato a tenere una lezione all’Università di Oxford. E fu uno choc per il pubblico presente. Gli accademici e gli opinion maker allora erano impegnati pressoché all’unanimità a contemplare le rovine dell’ex blocco sovietico che stava franando. Václav Havel non aveva ancora spodestato il comunismo a Praga, il Muro di Berlino non era ancora caduto e Mikhail Gorbaciov era ancora impegnato a vendere le sue “riforme”, ma Francis Fukuyama era già rimasto folgorato come Hegel a Jena: la storia era davvero “finita”, non esistevano più avversari visibili, credibili, all’unica idea trionfante, la democrazia liberale e la sua ancella, la globalizzazione. Ma Fukuyama era fin troppo ottimista nell’annunciare l’happy end. Bernard Lewis, infatti, si era già portato avanti col lavoro, frugando e diradando le nuvole che si stagliavano all’orizzonte dell’Eu - ropa. A Oxford, quel giorno, il celebre islamologo e arabista, scomparso domenica a 101 anni, annunciò la “terza invasione islamica dell’Europa, che avrà maggior successo della prima e della seconda”. Secondo questa visione, disse Lewis, “il capitale e il lavoro hanno avuto successo dove le armate dei Mori e dei Turchi hanno fallito. Adesso ci sono due milioni di turchi e altri musulmani in Germania, numeri persino maggiori di nordafricani in Francia, pachistani e bengalesi nel Regno Unito”. Così siamo in procinto di vedere “per la prima volta dal ritiro oltre lo Stretto di Gibilterra nel 1492 una massiccia e permanente presenza islamica in Europa”. Secondo Lewis, queste comunità islamiche avevano un vantaggio rispetto all’occidente: “Sono legate dal linguaggio, dalla cultura, dalla religione. I loro figli e nipoti avranno conseguenze immense per il futuro dell’Europa e dell’islam”. Tuttavia, il teorema Fukuyama prevalse e Lewis tornò a occuparsi del mondo arabo, seminando il suo sentiero accademico di titoli rimasti epocali. L’11 settembre cambia tutto. Parlando al quotidiano tedesco Welt, Lewis torna sull’argomento con una intervista che fece scalpore. Ma le sue tirate sull’islamizzazione dell’Europa sarebbero state trascurate dai chierici, minimizzate dai media come un sussulto senile e demonizzate dai pigri islamofili di professione. “L’Europa sarà islamica alla fine del secolo” disse Lewis quattordici anni fa. Secondo l’arabista, “in futuro i protagonisti globali saranno la Cina, l’India e la Russia, mentre l’Europa farà parte dell’occidente arabo, il Maghreb. Questo è sostenuto da migrazioni e demografia. Gli europei si sposano tardi e hanno pochi o nessun figlio. Ma c’è una forte immigrazione: turchi in Germania, arabi in Francia e pakistani in Inghilterra. Questi si sposano presto e hanno molti bambini. Secondo le attuali tendenze, al più tardi entro la fine del XXI secolo, l’Europa avrà maggioranze musulmane”. Nel 2006, Lewis torna a parlare con la Welt e incalza: “Le minoranze diventeranno maggioranze in un certo numero di paesi europei. Un siriano ha chiesto: l’Europa islamizzata o l’islam europeizzato? Questa è la domanda chiave. Non lo sappiamo. E’ chiaro che le comunità islamiche in Europa sono terrorizzate dalla loro stessa gente. Molti non osano parlare in pubblico. Certo, ci sono molti più musulmani in Europa che preferiscono un approccio europeo di quanto non stia diventando evidente. Ma sono facilmente raffigurati come traditori e persino uccisi”. L’intervistatore gli fa presente che i musulmani in Europa potrebbero adottare i costumi dei popoli del vecchio continente. “Le attuali tendenze in materia di immigrazione e demografia dicono il contrario, l’Europa diventerà islamica. Non ci sono stati cambiamenti finora. Vedono l’Europa come parte della regione islamica, il Dar al Islam”. Nel 2007, Bernard Lewis ripetè le stesse tesi a un giornale israeliano, il Jerusalem Post. Stavolta parlò di un Muslim take over, una presa del potere da parte dell’islam. Disse che “il futuro delle comunità ebraiche in Europa è grigio”. Anche qui fu profetico Lewis, perché allora nessuno parlava di ondate di immigrazione ebraica, di stragi ebraiche a Bruxelles e Parigi, di antisemitismo radicale nelle strade dell’Europa, di kippah scomparse. Ma questa rivoluzione, secondo Lewis, era stata resa possibile, più che dalla intraprendenza islamica, dalla debolezza europea: “Gli europei stanno perdendo le proprie fedeltà. Non hanno rispetto per la propria cultura”. Lewis disse che il “politicamente corretto” e il “multiculturalismo” erano un mix letale per l’occidente.
“No, non posso dare una data, ma posso dire le tappe del processo: immigrazione e democrazia dalla loro parte, uno stato d’animo di autoumiliazione da parte europea, la resa”. Quest’ultimo intervento di Lewis venne ripreso dall’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del pontificio consiglio della pastorale per i Migranti, secondo cui l’islam potrebbe presto diventare “la forza dominante in Europa”. Intervenuto a un seminario dell’Aspen Institute a Venezia, Marchetto invitò a riflettere sulla possibile egemonia islamica in Europa, che Lewis desumeva “dalle migrazioni e dalla demografia”. “L’invecchiamento della popolazione europea – disse l’arcivescovo - influenza, nel contesto della globalizzazione, il fenomeno migratorio”. Nel 2010, in una intervista pubblica con Robert Wistrich all’Università ebraica di Gerusalemme, Lewis prosegue, solitario: “Nella prima invasione, l’islam conquistò la Spagna, l’Italia del sud e venne rimandato indietro. Nella seconda invasione, l’islam conquistò l’Anatolia, la moderna Turchia, che era cristiana, fino all’Europa sudorientale, arrivando fino a Vienna. Questo è il terzo tentativo di islamizzare l’Europa. I primi due hanno fallito. Il terzo ha buone possibilità di avere successo. E’ una migrazione pacifica. Lo vediamo da come i governi europei accolgono la sharia. E ci sono molte concessioni”. Lewis fece l’esempio della poligamia. “Parliamo dei matrimoni contratti all’estero e riconosciuti una volta tornati in Europa”. Poi fece l’esempio dei dibattiti pubblici. “Un altro esempio dell’islamizzazione è l’immunità di cui gode l’islam”. Un anno dopo, all’American Enterprise Institute di Washington, Bernard Lewis torna a parlare di Europa, dopo aver attaccato “lo straordinario spettacolo di un Papa che si è scusato con i musulmani per le crociate” (si riferiva a Giovanni Paolo II). “Dove si trova ora l’Europa?” si chiese Lewis. “I musulmani hanno alcuni chiari vantaggi. Hanno fervore e convinzione, che nella maggior parte dei paesi occidentali sono deboli o mancanti. Sono per la maggior parte convinti della correttezza della loro causa, mentre gli occidentali trascorrono gran parte del loro tempo ad autodenigrarsi e autodegradarsi. Hanno lealtà e disciplina, e forse più importante di tutti hanno la demografia, che potrebbero portare nel prossimo futuro a importanti maggioranze musulmane in almeno alcune città europee o anche paesi”. Un anno dopo, nel suo ultimo libro “Notes on a century”, Lewis non arretra: “Secondo la narrativa islamica, il Profeta Maometto spedì messaggi agli imperatori di Bisanzio, Iran ed Etiopia chiedendo loro di accettare la versione finale della vera fede. L’Iran venne conquistato e islamizzato. I seguaci del Profeta hanno conquistato paesi cristiani come Iraq, Siria, Palestina, Egitto, Nordafrica e hanno invaso l’Europa, conquistando Sicilia, Spagna e Portogallo. Dopo centinaia di anni, i cristiani hanno ripreso la Spagna, Portogallo e Sicilia ma non l’Africa del nord. Il secondo attacco islamico venne quando gli ottomani conquistarono l’antica città di Costantinopoli e invasero l’Europa. Anche questa fase è finita con una sconfitta. Questa volta non sarà tramite l’invasione e la conquista, ma l’immigrazione e la demografia”. Non blandiva, non assecondava, non lisciava il pelo, non ammansiva mai Bernard Lewis, anche a costo di assumersi dei rischi intellettuali. Per questo i Fratelli musulmani, che coltivano i sogni di “conquista soft” dell’Europa di cui parlava il compianto arabista, lo rispettavano tanto, come un onesto avversario. Le intemerate di Lewis mancheranno, non soltanto a quel mondo arabo che lui amava e voleva curare dalle proprie maledizioni, ma anche a un’Europa sempre più in preda alle convulsioni sviscerate da quell’ebreo fortunato.
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