Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 21/05/2018, a pag.9, con il titolo "Parte dai Balcani la sfida di Erdogan a Bruxelles: 'Gli attacchi dell’Europa non ci divideranno' " il commento di Marta Ottaviani.
Prosegue la strategia aggressiva, islamista e antidemocratica di Erdogan, che cerca appoggi nei Balcani musulmani per attaccare l'Europa, mentre continua la campagna di odio contro Israele.
Ecco l'articolo:
Marta Ottaviani
Parte da Sarajevo la sfida di Recep Tayyip Erdogan all’Europa. E, se non ha il tono della crociata, poco ci manca. Il presidente turco si è recato in Bosnia Erzegovina, la cui popolazione è per metà musulmana e che è retta da un equilibrio politico molto fragile, accolto con gli onori riservati ai grandi capi di Stato, anche grazie alla ricostruzione di molti edifici religiosi di cui Ankara si è accollata le spese.
La motivazione ufficiale della visita era ricevere un dottorato honoris causa nell’università che lui ha fatto costruire, ma soprattutto per tenere un discorso in vista delle prossime elezioni politiche e presidenziali nella Mezzaluna, fissate per il 24 giugno prossimo e dove il Reis turco si gioca il tutto per tutto, con una crescita economica che non è più quella di una volta e con le accuse di violazione dei diritti umani e autoritarismo, che ormai sono all’ordine del giorno.
Aveva già provato
Si tratta della prima volta che Erdogan organizza un comizio fuori dai confini nazionali diretto alle comunità turca che risiede all’estero. Ci aveva già provato lo scorso anno, in occasione del referendum costituzionale, ma il «No» di Berlino e di Amsterdam fece sfumare i suoi piani e soprattutto scatenò l’ira del presidente, che non esitò a definire «fascisti», «islamofobi» e «antidemocratici» i governi tedesco e olandese. Ed è proprio a quella parte di Ue che ieri il presidente ha voluto rivolgersi all’inizio del suo intervento, durato circa 40 minuti, davanti a migliaia di persone in delirio.
«Voglio ringraziare per questo invito e l’opportunità di questo discorso - ha detto Erdogan -. Quei Paesi europei che si definiscono la culla della democrazia hanno fallito, ma i bosniaci sono stati i veri democratici». E poi è partito l’affondo, da quel passato ottomano, rincorso come un’età dell’oro perduta, che fa parte della sua azione politica da anni e per mezzo del quale il capo di Stato di Ankara sta dando vita a una nuova identità nazionale. «L’Europa non è un luogo nuovo per i turchi, siamo stati parte dell’Europa per secoli ai tempi degli Ottomani e proteggeremo i turchi che vivono in Europa come i nostri occhi». Il riferimento è proprio alla regione dei Balcani, per secoli possedimento imperiale, da cui gli Osmali tentarono la penetrazione nel Vecchio Continente e dove, da quando Erdogan ha preso il potere, l’influenza della Mezzaluna è tornata a farsi sentire.
La cittadinanza
Un «soft power» che il presidente intende utilizzare per mettere in difficoltà Bruxelles con l’arma che gli è più congeniale: la gente, in questo caso intesa come persone con la doppia cittadinanza. «Dovete assolutamente prendere la cittadinanza dei Paesi dove vivete - ha detto Erdogan, ricordando che ci sono circa 6 milioni di turchi che abitano all’estero -. Non dite di no. Ma non dimenticatevi la vostra lingua e la vostra religione e dovete tramandarle ai vostri figli».
La propaganda
I turchi, che risiedano oppure no nella madre patria, secondo il capo di Stato, devono andare avanti uniti, perché ci sono alcuni Paesi che stanno cercando di dividerli. «Alcune nazioni - ha aggiunto il Reis - stanno agendo in modo oltraggioso nei confronti della Turchia e cercando di dividere i turchi che vivono all’estero». C’è solo una soluzione, secondo il presidente, per impedire tutto questo: «Fate politica attiva - ha esortato Erdogan mentre una folla in delirio lo acclamava sventolando migliaia di bandiere turche -. Dovete andarci voi in quei parlamenti, non i traditori».
Il capo di Stato ha poi chiesto di votarlo alle prossime elezioni. Un voto il cui esito appare scontato, ma dove Erdogan vuole assicurarsi non solo la rielezione alla presidenza della Repubblica, ma anche, alleato con i nazionalisti del Mhp, la maggioranza dei seggi in parlamento.
Il vero obiettivo
Il discorso di ieri, però, sembrava più un avvertimento a Bruxelles. La dimostrazione che Erdogan in Europa c’è già, ma a modo suo, attraverso quei turchi che vivono nel Vecchio Continente, che hanno la cittadinanza e per la maggior parte dei quali il vero leader è il presidente turco, non i capi di governo dei rispettivi Paesi. L’obiettivo è quello di trasformarli in forza demografica e politica per farli diventare non cittadini europei, ma turchi che vivano, e possibilmente influenzino, l’Europa.
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