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Informazione Corretta Rassegna Stampa
20.05.2018 Con 15 anni di ritardo arriva il Manifesto francese contro l’antisemitismo musulmano
Analisi di Manfred Gerstenfeld, Irene Kuruc

Testata: Informazione Corretta
Data: 20 maggio 2018
Pagina: 1
Autore: Manfred Gerstenfeld,Irene Kuruc
Titolo: «Con 15 anni di ritardo arriva il Manifesto francese contro l’antisemitismo musulmano»

Con 15 anni di ritardo arriva il Manifesto francese contro l’antisemitismo musulmano
Analisi di Manfred Gerstenfeld and Irene Kuruc

(Traduzione di Angelo Pezzana)

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 Con circa quindici anni di ritardo, più di 250 personalità francesi, sia ebrei che non, hanno firmato un forte e chiaro manifesto contro l'antisemitismo musulmano.
Vi si afferma che l'antisemitismo non è un problema degli ebrei, ma del popolo francese, elogia altresì i francesi per la loro capacità di recupero dopo ogni attacco terroristico islamista.
Va notato qui che "islamista" è un'espressione politicamente corretta usata al posto di "musulmano". Tuttavia i seguaci dell'Islam sono un continuum tra due estremi. Da un lato ci sono i musulmani estremisti violenti che invocano l'omicidio. Dall'altro musulmani solo per nascita.

Il documento prosegue affermando che la Francia è diventata un paese dove l’antisemitismo uccide. Aggiunge che il terrore si sta espandendo, condannato dalla gente mentre i media scelgono il silenzio. Il manifesto richiama le dichiarazioni del precedente primo ministro Manuel Valls, allora nel partito socialista, che in parlamento ha detto: "La Francia senza ebrei non sarà più la Francia".
Può sembrare esagerato, ma la storia francese lo conferma. Sotto Vichy gli ebrei furono esclusi e perseguitati. Eppure questa espressione ben si applicava alla Francia, come è stato confermato dagli ultimi quattro presidenti francesi; Jacques Chirac, Nicolas Sarkozy, François Hollande ed Emanuel Macron.

La Francia di oggi, con circa 6 milioni di musulmani, è molto diversa dal paese in cui si trovava prima di questa enorme immigrazione. Il documento richiama poi l'omicidio da parte di islamisti di undici ebrei e alla tortura di altri in quanto tali In realtà sono 12 gli ebrei uccisi – i nomi non vengono citati– ma non viene incluso l'omicidio nel 2003 di Sebastien Selam da parte di Adel Amastaibou.
Il Manifesto continua spiegando come l'enfasi sociale sull'islamofobia nasconda il fatto che gli ebrei francesi sono venticinque volte più a rischio di essere attaccati rispetto ai francesi.musulmani.  Aggiunge che il 10% degli abitanti ebrei della regione centrale della Francia hanno dovuto trasferirsi perché non erano più al sicuro nei loro quartieri, né i loro figli potevano frequentare le scuole pubbliche. Il nome corretto è "pulizia etnica silenziosa".

Segue un paragrafo molto rilevante. Dopo aver chiesto perché tutto ciò si sta verificando, la risposta data rivela che è l’estremismo islamista a provocare l'antisemitismo. Il documento espone anche come una parte delle élite francesi giudicano questi crimini come espressione di una rivoluzione sociale; stessi fenomeni si possono trovare in società così diverse come la Danimarca, l'Afghanistan, il Mali e la Germania.
La conclusione dei firmatari è che oltre al classico antisemitismo dell'estrema destra, c'è  l'antisemitismo dell’estrema sinistra. Nell'anti-sionismo ha trovato l’alibi per trasformare gli assassini di ebrei in vittime della società. Ciò è possibile a causa della realtà elettorale: il voto dei musulmani francesi è dieci volte più numeroso del voto ebraico.


L'ultima sezione affronta ciò che ci si aspetta dall'Islam in Francia. Il primo paragrafo ricorda la manifestazione musulmana dopo l'omicidio di Mireille Knollby a Parigi nel marzo di quest'anno. Riferisce che c'erano anche degli imam tra i manifestanti, afferma che questi imam sono consapevoli che l'antisemitismo musulmano è il più grande pericolo per l'Islam e per un paese in cui hanno scelto di risiedere in pace e libertà. Infatti  la maggior parte di questi imam chiede la protezione della polizia, rivelando come il terrorismo esercitato dagli islamisti sia anche contro i musulmani francesi. 

Sfortunatamente, segue una richiesta mal formulata, mentre poteva essere espressa diversamente, una accusa alla criminalità e all’odio antisemita che provengono da componenti della comunità musulmana francese. Il documento chiede ai teologi musulmani di dichiarare obsoleti i testi del Corano che richiedono l'uccisione e la punizione di ebrei, cristiani e non credenti, un cambiamento considerato necessario in modo che i credenti musulmani non possano più giustuficare azioni omicide su un testo sacro. I non-musulmani non dovrebbero tuttavia coinvolgersi in questioni teologiche islamiche. I firmatari avrebbero potuto fare una dichiarazione molto più convincente dicendo: "È dovere morale di tutti i leader religiosi e laici musulmani in Francia di affrontare con forza il terrore e la criminalità commessi da membri della comunità musulmana contro gli ebrei e contro altri. "

Il documento si conclude chiedendo che la lotta contro l'antisemitismo diventi una causa nazionale prima che sia troppo tardi. Il Manifesto è stato scritto da un non ebreo, Philippe Val, ex direttore del settimanale CharlieHebdo. Nel gennaio 2015, gli assassini musulmani hanno ucciso 12 membri dello staff e ne hanno feriti altri 11. Tra i firmatari figurano l'ex presidente Nicolas Sarkozy, l'ex primo ministro Manual Valls e Laurent Wauquiez il leader dei repubblicani, il secondo partito del paese. Fra gli altri, l'ex primo ministro repubblicano Jean-Pierre Raffarin e l'ex sindaco di Parigi, Bertrand Delanoe, socialista. Il ministro della giustizia francese, Nicole Beloubet, ha dichiarato che sarebbe stata disponibile a firmare il documento.
Pur segnalando le sue carenze, il Manifesto è uno dei documenti più forti contro il diffuso antisemitismo tra musulmani e i loro alleati non musulmani.

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Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs. 
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