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Informazione Corretta Rassegna Stampa
18.05.2018 Hamas: un regime costruito sulla morte dei cittadini
Analisi di Mordechai Kedar

Testata: Informazione Corretta
Data: 18 maggio 2018
Pagina: 1
Autore: Mordechai Kedar
Titolo: «Hamas: un regime costruito sulla morte dei cittadini»

Hamas: un regime costruito sulla morte dei cittadini
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione dall’ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)

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Hamas ha tradito gli abitanti di Gaza. Invece di un regime islamico, ne ha costruito uno basato sul terrore. Invece di speranza, ha portato la disperazione. Circa un anno fa, in una città araba in Samaria, avevo partecipato ad una lunga conversazione sulle relazioni tra arabi ed ebrei con diversi capi di hamulot (in arabo per clan) che, per tradizione, erano i leader rispettati della popolazione locale. L'incontro ebbe luogo nella casa di uno degli sceicchi più importanti della città, davanti a ricchi vassoi di frutta e verdura degni di un re. Ad un certo punto, il mio anfitrione smise di parlare, e dopo una lunga pausa di riflessione, soppesando ogni parola in una lingua raffinata, con lucida serietà mi disse: "Dottor Kedar, lei sa cos'è un'organizzazione terroristica?" La domanda mi sorprese e mi incuriosì, e risposi "No" in attesa della sua risposta. "Si annoti le mie parole - disse- un'organizzazione terroristica non è un'organizzazione che combatte contro i propri nemici. Un'organizzazione terroristica è un'organizzazione che combatte contro la propria stessa gente, la sua stessa nazione, combatte contro le persone che afferma di proteggere, contro i bambini di cui dovrebbe essere responsabile. " Inarcai le sopracciglia per lo stupore e gli chiesi "Ma com’è possibile?" e lui rispose, con voce permeata di tristezza: "Guardi l'ISIS, chi uccidono? I musulmani in Iraq, in Siria, nel Sinai. Guardi Hezbollah, chi uccidono? I musulmani siriani. Guardi Hamas, chi fa uccidere? Il popolo di Gaza. Un'organizzazione che combatte i nemici è un'organizzazione di liberazione, un'organizzazione che combatte la propria gente è un'organizzazione terroristica ".

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Queste parole, così inattese, lasciarono tutti i presenti scioccati in silenzio. Nella stanza non si sentiva alcun suono, perché il significato di quella affermazione era una dichiarazione di guerra, netta, contro Hamas, fatta da uno sceicco e dal clan da lui guidato. "Interessante," riuscii a dire alla fine, serbando i miei pensieri per me, con l'intenzione di riflettere sulle sue osservazioni in seguito. Nelle scorse settimane, da quando sono iniziate le rivolte, di certo non le proteste, accanto alla linea di barriera che separa la vita in Israele dalla morte a Gaza, ho continuato a pensare alla dichiarazione di quello sceicco. Lungo l’arco degli anni, fin da quando, nel giugno del 2007, il movimento di Hamas ha preso il potere a Gaza con la violenza, facendo esplodere le stazioni di polizia dell'Autorità Palestinese, uccidendo e ferendo il personale di sicurezza e della polizia, gettando i membri dell'OLP dai tetti degli edifici sfracellandoli sulla strada; è da allora che la vita nella Striscia è andata deteriorandosi fino a giungere al livello delle terribili condizioni in cui vivono gli abitanti di Gaza oggi. Il movimento di Hamas ha speso una parte considerevole dei fondi che gli erano stati dati per approvvigionarsi di armi, realizzare un sistema missilistico, costruendo razzi, esplosivi e scavare gallerie. Hamas non ha costruito un singolo ospedale nella Striscia, non un impianto di desalinizzazione, niente. Zero. Israele invece ha creato la "Cupola di ferro" cancellando quasi totalmente la minaccia di missili e razzi. Ha trovato persino una soluzione per distruggere i tunnel. Hamas non ha carri armati né artiglieria. Quindi cosa gli resta da fare per attaccare Israele? Cosa può usare? Le risposte si trovano nelle parole dello sceicco: Hamas, dopo aver spento ogni barlume di speranza rimasto nei cuori dei residenti di Gaza, dopo averli portati nel più profondo abisso della disperazione, ora li ha trasformati in vere armi puntate su Israele. Le persone sono la migliore di tutte le armi, a basso costo e che si attiva da sola per 50 shekel a testa.

Questa è la somma che Hamas paga a ogni rivoltoso. Per 50 shekel, Hamas ottiene una bomba ambulante prodotta da Hamas stesso e intrisa di rabbia, frustrazione e disperazione. Questa è la vera storia di quello che sta accadendo alla barriera di confine nelle ultime settimane, una realtà che evidenzia chiaramente la ragione per cui il movimento di Hamas è definito un'organizzazione terroristica: la guerra che ha dichiarato ai residenti di Gaza dal giorno in cui si è impadronita per la prima volta delle loro vite. Ora li sta mandando alla morte, sapendo benissimo che Israele non permetterà mai, mai e poi mai, di attraversare la recinzione per raggiungere qualsiasi kibbutz o moshav pieno di uomini, donne e bambini. Il solo pensiero dell'orrendo massacro che ne conseguirebbe è terrificante. Hamas è un'organizzazione terroristica non a causa della sua guerra contro Israele, ma perché ha tradito gli abitanti di Gaza: invece di un regime islamico, ne ha istituito uno basato sulla paura. Invece del lavoro, ha portato loro la disoccupazione. Invece della speranza, ha portato loro la disperazione. Il governo di Hamas ha trascinato la Striscia di Gaza in tre gravi fasi di violenza con Israele: “Piombo fuso” (2008-09), “Pilastro di difesa”(2012) e “Margine protettivo”(2014). Non c'è ancora un nome per gli eventi di oggi, eccetto quello delirante dato da Hamas “ la marcia del ritorno “, come se Israele avesse dovuto permettere a un singolo rivoltoso di “ ritornare ” sul territorio sovrano di Israele. Tutti i mantra di Hamas sono slogan triti e ritriti il cui obiettivo è far uccidere i propri cittadini dal fuoco nemico. Per Hamas ogni persona uccisa è un risultato positivo di pubbliche relazioni, ogni persona ferita è un guadagno propagandistico per ingannare i media in Europa e in America, che non capiscono i piani diabolici di Hamas che usano come vere munizioni contro Israele il popolo di Gaza, ben sapendo che chiunque cercherà di sfondare la recinzione di difesa sarà ucciso. Da settimane ormai, Israele ha avvertito i Gazawi di ciò che accadrà a coloro che toccheranno la recinzione, con avvisi, volantini, telefonate e comunicazioni attraverso i social media. Tutti a Gaza, da Yihye Sinwar fino all'ultimo dei rivoltosi, sanno esattamente a cosa vanno incontro. Ciò rende gli stessi rivoltosi e l'organizzazione di Hamas che li manda, pienamente responsabili della loro morte. La stampa straniera inoltre, è un'altra parte responsabile che va denunciata. Chiunque valuta i piani di Hamas sa perfettamente che senza copertura mediatica tutte le rivolte contro la recinzione non si sarebbero verificate. Perché Hamas avrebbe sprecato munizioni umane se sapeva di poter contare nell’aiuto dei media per influenzare l'opinione pubblica mondiale? È qui che interviene l'ingenuità israeliana, dato che Israele consente ai giornalisti stranieri di raggiungere i dintorni immediati di Gaza (dove finiscono i tunnel di Hamas, attraverso i quali si tenta di uccidere e rapire uomini, donne e bambini) per fotografare, protetti dai soldati di Tzahal che difendono gli abitanti di kibbutzim e moshavim. La maggior parte dei corrispondenti stranieri non dice al pubblico la verità su questi eroi dell'IDF che adempiono fedelmente alla loro missione di proteggere i cittadini israeliani.

I reporter invece, agiscono come strumenti dei terroristi, utili idioti che diffondono la propaganda di Hamas tacendone le responsabilità. C'è chi sostiene che l'avvento di internet e dei social media rende impossibile impedirlo. Tuttavia, si possono limitare le segnalazioni chiudendo temporaneamente l'accesso a Internet nella zona di Gaza. Per chi non lo sapesse, Israele fornisce i servizi internet a Gaza. Lo sapevate? Hanno accesso a Internet tramite Israele (lo pagano? Chi lo sa?) e usano quel mezzo per diffondere menzogne propagandistiche su Israele. C'è qualcosa di più assurdo? Che dire dell'elettricità, che Israele fornisce a Gaza, che consente alla stazione televisiva satellitare di Hamas di trasmettere rabbiosi incitamenti contro Israele 24 ore su 24? Perché Israele continua a fornire elettricità a Gaza durante questi scontri? Durante la Seconda Guerra Mondiale sarebbe mai venuto in mente ad un normale, leale cittadino inglese o russo, di fornire elettricità alla macchina della propaganda nazista? È vero, per Israele è meglio comportarsi davanti alle telecamere come se tutto fosse normale, in modo che i turisti non fuggano e gli israeliani non si lamentino, ma siamo in guerra e in guerra ci si comporta come in guerra. Se Hamas ci spara con munizioni umane, noi siamo autorizzati a fare qualsiasi cosa di ragionevole pur di fermare la guerra, dall'eliminare i leader di Hamas, quelli che sono personalmente responsabili della terribile situazione nella Striscia di Gaza e di utilizzare proiettili veri contro i rivoltosi che minacciano la vita e il benessere dei cittadini israeliani. Contrariamente al mondo arabo, Israele protegge i propri cittadini dai coltelli dei rivoltosi di Gaza. Israele, tuttavia, deve anche proteggere l'immagine dei suoi cittadini agli occhi del mondo e agire contro coloro che promuovono il "terrorismo mediatico" europeo e i "media della Jihad" diffusi da Hamas e dai satelliti arabi guidati da al Jazeera. Io non riesco a capire come Israele continui a permettere loro di trasmettere incessanti incitamenti all'interno dei suoi confini. Non c'è dubbio che Israele sconfiggerà Hamas perché Israele sta combattendo una guerra giusta, mentre Hamas è un'organizzazione terroristica, il cui regno di terrore su Gaza uccide la stessa popolazione. Il destino di Hamas è certo: finirà nella spazzatura della storia, insieme agli altri dittatori arabi che furono rovesciati nella "primavera araba". Hamas, il movimento terroristico dispotico e criminale, non è diverso da loro, perché anch’esso è pronto a sacrificare gli arabi palestinesi fino all'ultimo uomo sull'altare della propria sopravvivenza.



Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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