Sanguinosa roulette russa a Gaza
Commento di Michelle Mazel
(Versione italiana di Yehudit Weisz)
https://benillouche.blogspot.it/2018/05/sanglante-roulette-russe-gaza-par.html
Violenze di Hamas al confine di Gaza: Israele è costretta a difendersi
Nel grande casinò di Hamas, le fiches sono gli abitanti di Gaza e purtroppo hanno un prezzo molto basso. Sono facilmente sostituibili. Sono tutti volontari? Potrebbero davvero fare un’altra scelta? Questa domanda non se la pone nessuno. Inoltre, chi si arrischierebbe di rispondere se non per slogan? Coloro che sono colpiti dai proiettili israeliani sanno che le loro famiglie riceveranno un compenso economico e che saranno venerati come martiri. Inoltre Hamas riserva un trattamento totalmente diverso all'impudente che osi criticarlo. E poi ci sono i più giovani, appena usciti dall'infanzia e indottrinati fin dalla più tenera età. Per loro, fare gli aquiloni incendiari e vederli volare via e superare l'altro lato della barriera è poco più di un gioco. Devi sentire le loro grida di gioia quando vedono il fumo denso o le fiamme, a garanzia del loro successo. A loro non importa nulla dei campi di grano devastati. D’altronde fin’ora non si è ancora levata alcuna voce a condanna di questo vandalismo gratuito. Dietro gli uni e gli altri ci sono anche i combattenti dell'organizzazione terroristica. Non contenti di incoraggiarli ad alta voce ed a gesti, si intrufolano tra di loro per lanciare bombe Molotov od ordigni artigianali sull'ostacolo che li separa dal loro obiettivo: questo famoso "ritorno" che si attuerebbe riversando le centinaia di migliaia di abitanti di Gaza all'interno dei confini di Israele riconosciuti a livello internazionale. Le Monde , un giornale poco conosciuto per la sua simpatia per lo stato ebraico, lo ha scritto il 13 maggio alla vigilia della prevedibile mostruosa dimostrazione: " Sui social network, a Gaza,circolano delle piantine di origine imprecisata, per indicare ai manifestanti verso quali comunità israeliane dovranno andare lunedì, dall'altra parte del recinto.
Le planimetrie mostrano il territorio israeliano aldilà del terminal di Erez, di fronte al campo di Bourej, di Gaza City e di Khan Younis, con la distanza indicata che loro dovranno percorrere". Non si potrebbe essere più chiari. Eppure Hamas sa bene che il confine non cadrà. Inoltre, non è questo il suo obiettivo. Finora ha provato di tutto contro quello che continua a chiamare "entità sionista" e che vuole vada in rovina. Lo dice e lo ripete ma sono solo gli israeliani che possono capirlo. L'Occidente ha dimenticato un po’ troppo in fretta gli 8.000 tra granate e razzi destinati ai civili, lanciati dopo l'evacuazione totale della Striscia di Gaza da parte di Israele. I bambini israeliani terrorizzati rintanati nei rifugi, con il suono allucinante delle sirene. Oggi lì c’è la Cupola di ferro per neutralizzare questa minaccia. Allora Hamas ha scavato dei tunnel di attacco, riversandovi i milioni di dollari che gli aiuti internazionali intendevano invece devolvere per migliorare il destino della sua gente. Dopo aver subito perdite dolorose, Israele ha di nuovo trovato la risposta. Rimane solo il manifestante a mani nude, il ragazzino che corre con la sua ridicola fionda, il bambino con l'aquilone. I morti, i feriti. Donne che urlano il loro dolore torcendosi le mani. Immagini che scorrono liberamente su tutti gli schermi del mondo. Nei loro studi con l’ aria condizionata i commentatori parlano, con toni gravi, di risposte sproporzionate e piovono le condanne. Si vedono molto meno i lanciatori di bombe , i terroristi armati che a volte riescono a infiltrarsi. E si fa ben attenzione a non dire che queste spettacolari dimostrazioni trasmesse sul grande schermo sono fatte apposta per i televisori di tutto il mondo. Hamas è pronto a versare il sangue della sua gente per far dimenticare che l'economia e le risorse del suo Paese sono interamente rivolte alla lotta contro Israele. E cosa importa se gli abitanti di Gaza hanno solo quattro ore di elettricità al giorno e se l'acqua potabile è così scarsa che la si deve pagare; cosa importa se il tasso di disoccupazione ha raggiunto proporzioni spaventose. Finché il mondo darà la colpa di tutto questo a Israele, perché Hamas dovrebbe abbandonare una politica così redditizia?
Michelle Mazel, scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron”. I suoi commenti escono su JForum online