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La Stampa Rassegna Stampa
11.05.2018 Al Nusra, la rete del terrorismo nero anche in Italia
Commento di Lorenzo Vidino

Testata: La Stampa
Data: 11 maggio 2018
Pagina: 17
Autore: Lorenzo Vidino
Titolo: «Cellule dormienti e supporto logistico. Il gruppo cresciuto all’ombra dell’Isis»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 11/05/2018, a pag.17 con il titolo "Cellule dormienti e supporto logistico. Il gruppo cresciuto all’ombra dell’Isis", il commento di Lorenzo Vidino.

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Lorenzo Vidino

Le operazioni antiterrorismo condotte ieri da Guardia di Finanza e Polizia tra Brescia e Sassari, ma con diramazioni sul territorio nazionale e in mezza Europa, hanno portato alla luce dinamiche della complessa minaccia jihadista spesso ignorate ma di fondamentale importanza, specialmente in ottica futura. Se negli ultimi anni, infatti, l’attenzione, sia come fenomeno globale che come presenza sul nostro territorio, è stata comprensibilmente focalizzata sullo Stato Islamico, gli arresti di ieri riguardano una rete di supporto legata, secondo l’accusa, a Jabhat al Nusra.

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Terroristi di Al Nusra

Al Nusra nasce nel 2012 come costola dell’allora Stato Islamico in Iraq, il primo tentativo del gruppo di Abu Bakr al Baghdadi di espandersi nell’allora nascente conflitto siriano. Negli anni successivi i due gruppi, pur avendo ideologia e scopi pressoché identici, si sono scissi per motivi che vanno dalle divergenze tattiche alle rivalità personali e si sono combattuti con rara ferocia (in tal modo indirettamente favorendo Bashar al Assad, che ha avuto gioco più facile contro una ribellione impegnata in guerre interne). Per anni al Nusra è rimasta vicina ad al Qaeda, anche se negli ultimi mesi, dopo aver accorpato altri gruppi e aver cambiato nome (è ora Hayat Tahrir al Sham, Organizzazione per la Liberazione del Levante), ha proclamato la propria indipendenza da ogni controllo esterno.

L’impronta qaedista è rimasta, ed è proprio quello il fattore differenzia al Nusra dallo Stato Islamico. Il gruppo di al Baghdadi si è caratterizzato per la voluta visibilità mediatica, i grandi proclami (in primis l’aver dichiarato il Califfato) e le scelte strategiche azzardate. Al Nusra, pur avendo scopi di lungo termine analoghi, ha sempre perseguito invece una filosofia più prudente. In Siria ha cercato di radicarsi tra le formazioni dell’opposizione siriana e di porsi come loro interlocutore, tentando altresì di bilanciare ambizioni locali e globali. Ed invece di minacciare e preparare attacchi contro l’Occidente, del quale però rimane nemico giurato, ha preferito lavorare in sordina per creare una roccaforte nella provincia di Idlib e una presenza ben radicata in altre zone della Siria.

L’approccio qaedista, paziente e metodico, diametralmente opposto a quello dello Stato Islamico e dei suoi adepti, si vede anche in Occidente, dove il gruppo ha creato una presenza di cellule dormienti che compiono una serie di attività di supporto logistico (approvvigionamento di documenti falsi, raccolta fondi….) e possono all’occasione attivarsi per attacchi. Se le inchieste di Brescia e Sassari paiono aver scovato un complesso meccanismo di riciclaggio di denaro e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a favore di al Nusra, la presenza di cellule del gruppo sul nostro territorio era già stata rilevata in passato. E secondo il database ufficiale del Viminale in possesso dell’Ispi, tra i 125 foreign fighters partiti dall’Italia per la Siria 18 si sono affiliati ad al Nusra (mentre una settantina al meno elitario e più aperto Stato Islamico).

Il fenomeno è importante perché, con la dissoluzione del Califfato, ci si chiede quali forme possa prendere il movimento jihadista nel prossimo futuro. È opinione comune che alla crisi dello Stato Islamico stia corrispondendo la rinascita di al Qaeda e dei gruppi ad essa legati, che hanno potuto rafforzarsi mentre tutta l’attenzione era focalizzata sullo sconfiggere il Califfato. Ci si interroga pertanto, senza risposte certe, su quali possano essere gli sviluppi futuri nei rapporti tra le due anime principali del jihadismo globale contemporaneo: ascesa di al Qaeda, crisi dello Stato Islamico, guerra serrata tra i due gruppi, riappacificazione e fronte comune sono tutte ipotesi possibili. È però chiaro che la minaccia non viene solo dallo Stato Islamico ma dall’ideologia jihadista, qualunque ne sia la sua incarnazione a livello di gruppo.

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direttore@lastampa.it

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