Ciclismo e BDS
Commento di Michèle Mazel
(Versione italiana di Yehudit Weisz)
http://www.jforum.fr/cyclisme-et-bds.html
Venerdì 4 maggio scorso, il Medio Oriente sembrava sul punto di esplodere. Gli iraniani gridavano vendetta per la distruzione dei missili con cui intendevano colpire il "il nemico sionista", e per la morte dei soldati che li custodivano, distruzione attribuita a Israele anche se nessuno l’aveva rivendicata. È vero che qualsiasi Paese possegga uno dei tanti satelliti che osserva da vicino quel che sta succedendo in questa parte del mondo, deve avere una sua idea in merito. A Gaza, Hamas aveva sobillato ancora una volta "civili innocenti" armati di strumenti vari, per assalire la barriera di sicurezza, mentre un po’ più lontano dei ragazzini predisponevano diligentemente la loro nuova arma segreta: l’aquilone incendiario che se ben orientato può superare la barriera e bruciare i campi di grano maturo. Ma c’è stata un’altra novità: impossibilitati a forzare gli ostacoli posti da Israele, orde di dimostranti urlanti hanno sfondato i recinti del valico di Kerem Shalom, principale punto di ingresso a Gaza delle merci provenienti da Israele e destinate alla popolazione. Si sono accaniti violentemente sugli oleodotti che portano gas e petrolio indispensabili alla vita di tutti i giorni a Gaza e hanno promesso di tornarci la settimana prossima per completare la loro opera di distruzione. Come non evocare la favola dello scorpione che punge il rospo in mezzo al lago? Malgrado questi disordini, la popolazione israeliana è rimasta sorprendentemente serena. Va precisato il motivo: una gara ciclistica aveva polarizzato tutta la sua attenzione.
Per la prima volta nella sua lunga storia, il famoso Giro d’Italia aveva lasciato il suo Paese, attraversato il Mediterraneo ed è da Gerusalemme che i suoi 220 corridori hanno preso il via. C’era persino il sole; la pioggia si è limitata a rimanere minacciosa e decine di migliaia di israeliani a Gerusalemme e ad Haifa, a Tel Aviv, a Beersheva e ad Eilat, si erano precipitati al passaggio del plotone, sventolando bandierine con i colori d’Israele, d'Italia e naturalmente i caratteristici stendardi rosa dell'evento. Ma la cosa più bella è stata che, non solo c'erano due corridori israeliani – altra novità – ma ben due squadre arabe, una proveniente dagli Emirati e l'altra dal Bahrain, che non hanno avuto esitazioni a venire in un Paese con cui queste nazioni non hanno relazioni diplomatiche. Ad ogni modo questo grande evento sportivo si è svolto mentre a pochi chilometri di distanza l'esercito israeliano era in allerta. Non c’è stato il minimo incidente ad offuscare i festeggiamenti. Nessuno stendardo provocatorio, nessun lancio di pietre, solo gli applausi degli spettatori incantati nel vedere ebrei e arabi pedalare fianco a fianco con lo stesso buonumore. I ciclisti sono partiti gioiosi per continuare la gara sul suolo italiano, dove però li attendeva una brutta sorpresa: un gruppetto di sostenitori del BDS e di altri facinorosi che si erano autoproclamati difensori del popolo palestinese, li stavano aspettando in Sicilia. Brandendo bandiere e scandendo slogan hanno tentato di bloccare la strada al plotone di ciclisti, sotto i fischi degli spettatori, ma la polizia italiana non ha tardato a disperderli. I manifestanti, frustrati, si sono consolati grazie all’”exploit” di un hacker che era riuscito ad accedere al sito del Giro ed a rimuovere la bandiera israeliana, che in esso campeggiava.
Michelle Mazel, scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron”. I suoi commenti escono su JForum online