Riprendiamo dalla STAMPA del 05//05/2018, a pag. 24, con il titolo "Se la Festa della Liberazione dà spazio agli estremisti", il commento di Chiara Beria Di Argentine.
L'assassino di Walter Tobagi
Il brigatista non pentito Francesco Emilio Giordano, uno degli assassini di Tobagi, è in prima fila tra gli attivisti di BDS Italia e i contestatori violenti della Brigata ebraica. Non desta stupore la notizia, che dovrebbe aprire definitivamente gli occhi sulla natura del movimento che diffonde delegittimazione e odio contro Israele e gli ebrei.
Ecco l'articolo:
Chiara Beria di Argentine
Al di là dei segnali. Gli occhi a mandorla per i quali era soprannominato «Il Cina» s’intravedono sopra la kefiah che gli copre metà viso, un dito della sua mano è teso verso il corteo con le bandiere bianco azzurre della Brigata ebraica che arriva da piazza San Babila. «Assassini», urla con i suoi compagni ad anziani e giovani ebrei. Bandiere palestinesi, insulti antisemiti, cordoni di polizia, flash dei fotografi.
L'odio contro Israele va in scena a Milano
Anche quest’anno a Milano alla manifestazione del 25 aprile Francesco Emilio Giordano si è volutamente distinto alla testa di un gruppetto d’ultrà che accusando lo Stato d’Israele d’ogni crimine insulta chi non ha nulla a che fare con la politica del governo Netanyahu. Ma chi è Giordano? Rewind. La mattina del 28 maggio del 1980 - uno dei più sanguinosi anni di bombe e piombo - un commando uccide Walter Tobagi, 33 anni, il giornalista del «Corriere della Sera» autore di acute inchieste e analisi sul terrorismo. Le indagini porteranno all’arresto dei componenti della Brigata 28 marzo, la data dell’irruzione e uccisione dei brigatisti nel covo in via Fracchia a Genova da parte degli uomini del generale Dalla Chiesa. A dare il colpo di grazia al morente Tobagi è un ragazzo della borghesia milanese, Marco Barbone. Accusato di aver coperto il gruppo di fuoco Francesco Giordano, unico del gruppo a non diventare collaboratore di giustizia ma anzi a professarsi sempre innocente è condannato a 30 anni e 8 mesi di carcere diventati 21 in appello. Tornato in libertà nel 2004, militante del collettivo «Palestina rossa» e, nell’ultima campagna elettorale di Potere al Popolo! («Il tentativo di costruire una vera opposizione sta nelle radici della proposta di Potere al Popolo!, proposta che nasce anche perché non esiste una sinistra credibile»), Giordano scontata la pena ha tutto il diritto di avere le idee comprese quelle, per me, meno condivisibili. Fa molto riflettere però come dopo tutto quello che ha vissuto usi verso chi considera suo avversario toni tanti violenti. A febbraio sul suo profilo ha messo un post con il leghista Massimiliano Bastoni a testa in giù e ha accusato anche di «sionismo» persone come il sindaco Giuseppe Sala e Roberto Cenati, presidente dell’Anpi di Milano (si è schierato dalla parte della Brigata ebraica ricordandone il contributo nella liberazione dai nazisti).
Rav Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano ha detto: «Siamo preoccupati. Io sono uno che tende a non esagerare, a non alzare i toni, ma i segnali sono tanti, e ormai forse siamo al di là dei segnali. Come abbiamo visto il 25 Aprile al corteo milanese c’è un antisemitismo legato alla polemica anti-israeliana che è un evidente mascheramento».
Molti chilometri più a Sud lo stesso giorno Susanna Ceccardi, giovane e bella sindaco leghista dell’ex Comune rosso Cascina (provincia di Pisa) scrive su Facebook: «Cascina sarà teatro di una suggestiva ricostruzione storica. Dei figuranti allestiranno un comando tedesco presso il palazzo dell’ex prefettura e la colonna della libertà con mezzi americani passerà nel centro cittadino liberando la città alle 14,30. Cosa c’è di male in tutto questo? La presenza di figuranti della panzer division?». Programma del 27 aprile: parata di camionette anche con sorridenti soldati vestiti da SS organizzati dall’associazione «Ultimo fronte 1945, Die Letze Front 1945»; segue convegno nella sala consiliare con intervento di Federico Ciavattone, docente di storia, autore di libri su «Brigate nere» (ed. Scarabeo) e sui «Reparti arditi ufficiali e la squadra X nella lotta antipartigiana» (ed. Mattioli). Non è uno scherzo. È così che in provincia di Pisa - terra in cui 500 persone morirono in 43 stragi compiute tra il 1943 e il 1945 dai nazisti - si è commemorata la Liberazione. «Una cosa di scarso spessore e cattivo gusto», ha commentato lo storico Franco Cardini tra le reazioni indignate non solo dei partigiani. «Mio zio Francesco fu ucciso dai fascisti della X Mas (ma) a distanza di più di 70 anni bisognerebbe avere un occhio più oggettivo. Ripeteremo l’anno prossimo l’evento se possibile più grande», ha replicato Ceccardi lanciatissima nella Toscana sempre più leghista. Al di là dei segnali, che tristezza!
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