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La Stampa Rassegna Stampa
06.05.2018 Tunisia: un ebreo per 'ripulire' l'immagine della Fratellanza Musulmana
Cronaca di Francesca Paci

Testata: La Stampa
Data: 06 maggio 2018
Pagina: 13
Autore: Francesca Paci
Titolo: «La Tunisia rompe il tabù. Un artigiano ebreo in lista con i Fratelli Musulmani»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 06/05/2018, a pag.13, con il titolo "La Tunisia rompe il tabù. Un artigiano ebreo in lista con i Fratelli Musulmani" il commento di Francesca Paci.

La Fratellanza Musulmana, di cui anche Hamas fa parte, è un movimento islamico che mira alla ricostituzione del Califfato e all'imposizione della legge del Corano. Per ripulire l'immagine di una simile compagine fa sempre comodo schierare un ebreo, e uno che non si fa problemi a diventare lo strumento di un'operazione di propaganda di una formazione terroristica si trova sempre.

Ecco l'articolo:

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Francesca Paci

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Il simbolo della Fratellanza Musulmana

Non c’è solo la farmacista Suad Abderrahim, prima e unica donna a correre per la carica di sindaco di Tunisi con la lista dei Fratelli Musulmani di Ennhadha. Il partito diretto da Rashid Ghannouchi sembra deciso a utilizzare il voto amministrativo di oggi - la messa in atto del decentramento previsto dalla Costituzione del 2014 - per accreditarsi come «democrazia islamica», costi quel che costi, compreso sfidare l’ultimo tabù. È così che da mesi a Monastir, luogo natale del padre dell’indipendenza Bourguiba, non si parla d’altro che del riparatore di macchine da cucire Simon Slama, uomo di solidi principi, figlio dell’ultima delle un tempo 520 famiglie ebraiche della città, candidato di Ennhadha.

«E allora? La Fratellanza è cambiata, non è più un partito religioso ma civile ed è quello maggiormente attivo sulla scena politica» risponde Slama a chi, incredulo, lo avvicina in queste ore. Dice che all’inizio i suoi parenti diffidavano, che la moglie non gli ha parlato per giorni, che il fratello Bernard, residente nella vicina Sousse, continua a metterlo in guardia dal rischio di essere «una marionetta di Ennhadha». Qualcuno s’è lasciato sedurre dalla sua fede nella transizione democratica e dalla chance di «emancipare dalla paura gli ebrei tunisini», i più però restano scettici, un po’ per la proverbiale vis dissimulatoria della Fratellanza e un po’ perché consapevoli dell'’antisemitismo di ritorno che, misto alla questione palestinese, infetta il mondo arabo.

Fino alla vigilia dell’indipendenza gli ebrei erano di casa nei ministeri e ai piani alti della magistratura tunisina. Poi, dopo il 1956, è cominciato l’esodo che ha visto una comunità di centinaia di migliaia di persone assottigliarsi fino alle attuali 1200.
Nonostante il timore di una scarsa partecipazione dovuta al malumore per il ristagno economico, queste amministrative con 50 mila candidati e 60 mila militari, le prime dopo la cacciata di Ben Ali, sono un banco di prova per i fratelli coltelli che governano in coalizione pur essendo nemici, il laico Nidaa Tounes e Ennhadha, le due facce di una Tunisia sopravvissuta al 2011 ma intimamente fratta.

«La candidatura di Slama è mero striptease politico» accusa il portavoce di Nidaa Tounes Borhen Bsaies. «È un indipendente, viene da un’antica famiglia, conosce i problemi di Monastir, è l’uomo giusto» replica il rivale Chokri ben Janet. Dopo l’annus horribilis 2013, quando il muro contro muro tra secolari e islamisti portò la Tunisia sull’orlo della guerra civile, Ennhadha ha cambiato passo: ha scelto le dimissioni, ha scritto la Costituzione insieme alle altre componenti sociali, ha avviato un processo di modernizzazione che comprende la candidata senza velo Abderrahim e Simon Slama. Mesi fa ha bloccato un progetto di legge che criminalizzava ogni tentativo di normalizzare le relazioni con Israele.

Puro make-up tattico? Ennhadha, l’unico partito a presentare liste in tutte le 350 municipalità interessate dal voto, incassa il sostegno di René Trablesi, anima dei pellegrinaggi alla sinagoga di Djerba ed entusiasta della candidatura Slama. Nidaa Tounes denuncia la propaganda diretta alle orecchie americane. La comunità ebraica, già esigua, si divide. La Tunisia continua a sperimentare.Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


direttore@lastampa.it

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