Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 04/05/2018, a pag.1, lo scoppiettante editoriale di Andrea Marcenaro. Ci voleva, avendo il Foglio trascurato di commentare con un dovuto spazio le incredibili dichiarazioni di Abu Mazen.
Andrea's Version
Ancora è in corso la pressione palestinista, così detta per dire di una complessa comunità araba la quale resta una via di mezzo tra ex giordani e non so, sui confini israeliani di Gaza. E l'altro giorno Abu Mazen, via di mezzo tra Arafat e un Fantozzi coi miliardi, ha scelto il vestito del primo, vale a dire di una via di mezzo tra Himmler e Nasser. Ha estratto dalla kefiah la riedizione del Protocollo dei Savi di Sion, pubblicazione esemplare tra la mascalzonata e l'orrore. Altra via di mezzo: gli ebrei se la sono cercata, Hitlergliel'ha fatta trovare. Coi forni. Bon. Sopra tutto in quanto europei, poi come italiani, siamo evidentemente orgogliosi di essere rappresentati in tutto ciò dalla commissaria Mogherini. La quale, via di mezzo lei stessaq tra il nulla e il magico incrocio tra Obama e D'Alema, non pronuncia parola se non sente Teheran. Della nostra impiegata in sintonia con l'Europa, noi siamo feri. Epperò, ci perdonerà, restiamo filosemiti inguaribili: gente fuori moda, povere vie di mezzo a nostra volta, tra tradizioni a perdere etendenze a lucrare. Ci piace perciò da morire, facciamola breve, che le biciclette del Giro d'Italia partano quest'anno da Israele. Prima tappa Gerusalemme, sede naturale delle prossime ambasciate, quindi a cronometro. Seconda in volata, sul lungomare di Tel Aviv, dove i bar sulla spiaggia, grazie alla mia amica Anita, fanno dei Negroni che levati. Terza tappa a Eilat, 229 chilometri in direzione del Mar Rosso, tagliando il Negev. Restiamo tutti una via di mezzo, questo è innegabile: tre frazioni semite, poi l'Italia. Sempre a pedalare. Quanto ci piace, comunque, che le tappe siano di sola andata perfino laggiù. E che il diritto al ritorno se lo pigli in quel posto.
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