Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 03/05/2018, a pag. 30, con il titolo "L'Olocausto sfregiato", il commento di Wlodek Goldkorn; dall' OSSERVATORE ROMANO, a pag. 3, la breve "Polemiche dichiarazioni del presidente palestinese".
Il CORRIERE della SERA, a pag. 12, titola " 'La Shoah è stata colpa anche degli ebrei': Abu Mazen sotto accusa", aggiungendo un "anche" che Abu Mazen non ha mai pronunciato. In questo modo il peso della dichiarazione antisemita e negazionista del "moderato" Abu Mazen viene in parte sminuita.
IL FATTO QUOTIDIANO pubblica un pezzo di Roberta Zunini che utilizza un linguaggio come sempre ostile a Israele (per esempio scrivendo più volte di "occupazione" e definendo "controverso" il trasferimento dell'Ambasciata Usa a Gerusalemme).
Riesce a fare peggio Michele Giorgio sul MANIFESTO, che fa riferimento soltanto a "frasi antisemite di un leader finito". Quello che il quotidiano comunista non scrive è che l'odio per gli ebrei e il negazionismo sono diffusi a macchia d'olio tra gli arabi palestinesi. Giorgio definisce Abu Mazen "dannoso per la sua gente": in questo modo scarica il "dittatore moderato" e continua a difendere "la sua gente", un eufemismo per definire i terroristi arabi palestinesi.
Ecco gli articoli:
Abu Mazen
LA REPUBBLICA - Wlodek Goldkorn: "L'Olocausto sfregiato"
Wlodek Goldkorn, per commentare le dichiarazioni antisemite di Abu Mazen e il negazionismo della Shoah, fa riferimento alla cosiddetta "Naqba", ovvero la volontà antistorica dei terroristi arabi palestinesi di "tornare in Israele", cioè distruggerlo, e sostituirlo con un emirato retto dalla legge della sharia. In questo modo sminuisce la gravità di quanto detto dal "moderato" Abu Mazen. Di conseguenza il suo è un pezzo che disinforma e autorizza a un impossibile parallelismo tra Shoah e "Naqba".
Ecco il pezzo:
Wlodek Goldkorn
La scena è la seguente: David Grossman, cinque anni fa, parla all’Università di Cagliari. E un militante palestinese pone allo scrittore israeliano una domanda: lei Grossman è d’accordo sul fatto che Naqba e Shoah si equivalgono? Naqba è l’esodo, spesso forzato, dei 700 mila arabi e la distruzione dei loro villaggi nel corso della guerra del 1948. L’altro giorno, Abu Mazen, ormai 83enne presidente dell’Autorità palestinese, parlando a Ramallah, è tornato a un vecchio cliché: sono stati gli ebrei con il loro comportamento a causare l’Olocausto. Vecchio, perché già nel 1982 scrisse una tesi di dottorato negazionista. Oggi invece, a sostegno del suo discorso antisemita, ha alluso a testi che avrebbe letto nel corso della sua vita e carriera. Fin qui la cronaca. Ma poi, detto senza perifrasi: è ancora aperto il problema della memoria, anzi delle memorie che a 73 anni dall’apertura dei cancelli di Auschwitz e a settanta dalla nascita dello Stato degli ebrei (e tra i due eventi c’è un nesso strettissimo) divergono sempre di più. Spieghiamoci. Abu Mazen ha voluto fare il suo sciagurato discorso alla vigilia di quella che i palestinesi chiamano “ la giornata della Naqba”, celebrata il 15 maggio, data della proclamazione dello Stato d’Israele. E lo ha fatto con gli occhi rivolti a Gaza, nel tentativo maldestro di recuperare un minimo di consenso tra i discendenti dei profughi che popolano la Striscia e che, da qualche settimana, ogni venerdì cercano di sfondare le linee di confine israeliane. Ma resta il fatto, sottolineato, ma quasi sempre in privato, da qualche intellettuale arabo: i palestinesi e gli arabi non hanno capito cosa sia stata la Shoah, e finché non l’avranno compreso mancheranno loro gli strumenti culturali per confrontarsi con Israele, ma anche con l’Europa e la sua memoria e identità. In parole povere: Naqba, con tutte le sue atrocità, rientra nel processo di riordinamento di stampo etnico del mondo, avvenuto tra il 1945 e il 1948. In quegli anni la partizione dell’India causò milioni di vittime, musulmane e indù; in Europa centrale masse di persone vennero espulse dalle terre che abitavano da sempre, i tedeschi dalla Polonia e dalla Cecoslovacchia, i polacchi dall’Ucraina; mentre gli ebrei erano in fuga dai pogrom in Polonia. La Shoah invece è un’altra cosa: è la catastrofe dell’Occidente, della modernità, della stessa episteme, nel senso che viene reciso (lo aveva intuito Primo Levi) il nesso tra causa ed effetto. Ecco perché la ricostruzione dell’Occidente comportò la costruzione dello Stato degli ebrei. Ai tempi della guerra i nazionalisti arabi parteggiavano per Hitler e Mussolini e speravano che ad El Alamein vincessero Germania e Italia; al Cairo si preparavano grandi feste. Andò diversamente, e oggi l’Occidente a sua volta ha difficoltà con la memoria degli arabi, ad esempio poco si parla del massacro degli algerini l’8 maggio 1945, il giorno in cui cadde Berlino, a Sétif per mano dei francesi: le vittime si contarono a decine di migliaia. E per tornare ad Abu Mazen, i testi cui alludeva a Ramallah sono probabilmente quelli di alcuni studiosi marxisti che spiegavano quanto l’antisemitismo nascesse dalla posizione degli ebrei ( intermediari e bancari) nella società occidentale. Ma è roba in larga parte superata da ricerche e riflessioni su quella catastrofe della modernità che, appunto, gran parte del mondo arabo stenta a capire. Forse, però, anche noi qui in Occidente cominciamo a difettare di memoria. L’antisemitismo è in crescita in tutta l’Europa, tanto che il governo tedesco ha voluto nominare, proprio in questi giorni, un incaricato alla lotta contro questa piaga, una specie di idra cui ricrescono le teste, ogni volta che nel Vecchio continente tira aria di crisi.
L'OSSERVATORE ROMANO: "Polemiche dichiarazioni del presidente palestinese"
Secondo OR la vera notizia non è costituita dalle frasi antisemite di Abu Mazen, ma dalle "polemiche" che sono seguite: "Alcune recenti dichiarazioni del presidente palestinese Mahmoud Abbas hanno suscitato critiche e polemiche a livello mondiale". Per questo OR è forse il quotidiano che oggi , insieme al Manifesto, più di tutti disinforma.
Ecco la breve:
Alcune recenti dichiarazioni del presidente palestinese Mahmoud Abbas hanno suscitato critiche e polemiche a livello mondiale. Secondo quanto riportano i media, Abbas ha detto che la Shoah — lo sterminio di oltre sei milioni di ebrei pianificato dai nazisti durante la seconda guerra mondiale — sarebbe stata causata «da alcuni comportamenti sociali» tenuti dagli ebrei come «l'usura, le banche e cose del genere». Il presidente palestinese si è espresso in questo modo al Consiglio nazionale palestinese, organo legislativo dell'Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina), in un discorso trasmesso in diretta televisiva. Abbas ha inoltre negato che esista una relazione fra gli ebrei e la loro terra definendo Israele un «prodotto coloniale» britannico. «L'odio verso gli ebrei non è causato della loro identità religiosa, ma dalle loro funzioni sociali. E un problema differente. Quindi la "questione ebraica", che era diffusa in tutta Europa, non era diretta contro la loro religione, ma contro le loro mansioni sociali, legate all'usura, all'attività bancaria e simili» ha detto Abbas. Fra i primi a commentare e condannare nettamente queste frasi è stato il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, che ha definito il leader palestinese «antisemita e patetico». La Anti defamation league (Adl), che svolge una campagna contro l'antisemitismo nel mondo, per bocca del suo amministratore delegato Jonathan Greenblatt, ha definito le dichiarazioni del leader palestinese «asserzioni antistoriche e pseudo-accademiche».
Per inviare la propria opinione ai quotidiani telefonare:
La Repubblica 06/49821
L'Osservatore Romano 06/69883461
Oppure cliccare sulle e-mail sottostanti