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Informazione Corretta Rassegna Stampa
01.05.2018 Quando i media incoraggiano Hamas
Commento di Michelle Mazel

Testata: Informazione Corretta
Data: 01 maggio 2018
Pagina: 1
Autore: Michelle Mazel
Titolo: «Quando i media incoraggiano Hamas»

Quando i media incoraggiano Hamas
Commento di Michelle Mazel

(Versione italiana di Yehudit Weisz)

http://www.jforum.fr/quand-les-medias-encouragent-le-hamas.html

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Il pregiudizio dei media contro Israele: è ora di rispondere

Venerdì scorso, 27 aprile, i giornalisti di tutto il mondo, o meglio i loro corrispondenti free lance a Gaza, hanno potuto vedere e filmare la quinta edizione della "Grande marcia del ritorno". Questa volta non c’è stata la moltitudine dei primi giorni, ma poche centinaia di uomini ben risoluti ad abbattere la barriera di sicurezza che separa Israele dalla Striscia di Gaza, da cui Israele si era completamente ritirato nel 2005. Mentre tranciavano il filo spinato che avvolge e protegge la barriera, lanciavano vari proiettili tra cui bottiglie Molotov, venivano esortati ad agire, attraverso i megafoni, dai leader di Hamas che si tenevano a debita distanza. Tre manifestanti che erano riusciti ad attraversare la barriera sono stati uccisi. Ricordiamo che la "Grande marcia del ritorno" ha lo scopo di far "tornare a casa loro" gli abitanti di Gaza, una “casa” da cui erano scappati o “da cui furono cacciati" nel 1948 durante i duri combattimenti tra i difensori del giovane Stato e gli eserciti di cinque Paesi arabi che cercavano di annientarlo. Si può facilmente immaginare l'impatto dell'arrivo di centinaia di migliaia di gazawi sovreccitati che urlano Allah Akhbar, sui kibbutzim dall'altra parte della barriera.

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Come i media dipingono i terroristi arabi palestinesi


Invece, dato che la stampa occidentale non menziona affatto questo aspetto, apparentemente si dovrebbe immaginare non ci sia nulla da obiettare su una marcia che viene definita pacifica e perciò accusare l'esercito israeliano di reagire con forza eccessiva; nel mentre le organizzazioni di difesa dei diritti umani, fanno a gara nello sputare sentenze. Menti ciniche potrebbero far notare che il Presidente Assad sta uccidendo in un solo giorno in Siria molti più siriani di tutte le vittime dei cinque giorni di manifestazioni, che ammontano a 45. L'esercito israeliano, da parte sua, sottolinea che quasi tutte le vittime erano militanti di Hamas. Ad ogni modo, sono previste altre manifestazioni. Ci sono solo due possibili risultati. O gli abitanti di Gaza riusciranno a distruggere la barriera e ad entrare nel territorio israeliano, costringendo l'esercito a scatenare una tempesta di fuoco per respingerli, o l'esercito israeliano continuerà a impedire loro di distruggere la barriera. In entrambi i casi il risultato finale sarà lo stesso, Israele rimarrà padrone del suo territorio; quello che cambierà è il numero di vittime. Qualcuno può ignorarlo? No, e soprattutto di certo non Hamas, che sa molto bene con chi ha a che fare. Quindi perché non si ferma? Semplice, perché i media occidentali lavorano per lui . Quello che vuole Hamas è la distruzione di Israele. Non lo nasconde e lo ripete alla nausea. Senza preoccuparsi minimamente del benessere della popolazione, dedica tutte le risorse di Gaza al rafforzamento dei suoi mezzi militari , costruisce tunnel di attacco, missili sofisticati, droni. Solo che tutto questo non basta. Perciò, di quello che Hamas non è riuscito a ottenere con la forza durante i vari scontri militari, di quello che i dimostranti non sono riusciti a fare, se ne fa carico la mobilitazione della stampa. Giorno dopo giorno, alcuni articoli demonizzano Israele con l’accusa di uccidere coraggiosi dimostranti indifesi, mentre altri ne contestano la legittimità, sostenendo il diritto al ritorno di milioni di "rifugiati" che sono in realtà, nipoti e pronipoti dei profughi del 1948 che i loro fratelli arabi avevano artatamente rinchiuso nei campi. Israele, da parte sua, ha accolto e integrato un numero molto più grande di ebrei espulsi dai Paesi arabi.

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Michelle Mazel, scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron”. I suoi commenti escono su JForum online


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