Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 01/05/2018, a pag. 12, con il titolo "La spinta di Trump all’alleato Bibi: 'Avevo ragione al 100 per cento' " il commento di Francesco Semprini; dal MANIFESTO a pag. 9, con il titolo " 'L'Iran mente': Netanyahu dà il via alla guerra di Trump", il commento di Michele Giorgio; dal FATTO QUOTIDIANO, a pag. 17, con il titolo "Lo show di Netanyahu: 'L'Iran lavora all'atomica' ", il commento di Fabio Scuto.
Il GIORNALE di oggi presenta l'analisi di Fiamma Nirenstein, che riproduciamo in altra pagina, con un pessimo titolo: "Lo show di Netanyahu: Teheran ha mentito. Vuole cinque atomiche". Invece di insistere sul pericolo del nucleare iraniano, l'accento viene posto sullo "show" di Netanyahu. Non a caso è un titolo quasi identico a quello del FATTO QUOTIDIANO, una testata schierata sempre contro Israele: "Lo show di Netanyahu: 'L'Iran lavora all'atomica' ".
Ecco gli articoli:
Benjamin Netanyahu: "L'Iran ha mentito"
La Stampa - Francesco Semprini: "La spinta di Trump all’alleato Bibi: 'Avevo ragione al 100 per cento' "
Francesco Semprini scrive di "intesa sulla linea dura" tra Trump e Netanyahu, lasciando intuire che la presentazione di ieri di Netanyahu sia stata concordata. In questo modo sminuisce il contenuto del discorso di Netanyahu: l'incombere del pericolo di un Iran nucleare. Fuori tempo massino la citazione delle opinioni di Bob Baer, trombettiere della presidenza Obama. Che c'entra?
Francesco Semprini
Il dado è quasi tratto. Almeno a guardare la strategia con la quale Donald Trump e Benjamin Netanyahu hanno concertato il loro affondo all’accordo sul nucleare iraniano, alla cui scadenza mancano 11 giorni. «Quello che è successo oggi mostra che ho avuto ragione al 100%», avverte Donald Trump. L’inquilino della Casa Bianca, durante la conferenza stampa dal giardino delle rose col presidente nigeriano Buhari, rilancia, in perfetta sincronia, le accuse mosse quasi in contemporanea dal premier israeliano, secondo cui Teheran ha sempre mentito e continua a sviluppare la bomba atomica. E dopo aver mostrato in mondo visione le presunte prove, afferma: «Sono sicuro ora che Trump farà la cosa giusta per gli Usa, per Israele e per la pace nel mondo». I dettagli del dossier che inchioderebbe Teheran vengono discussi domenica tra Netanyahu e Trump, il quale garantisce «l’autenticità dell’archivio segreto ottenuto da Israele». «È una situazione inaccettabile», chiosa il presidente che, sulla prossima mossa Usa, avverte: «Vedremo cosa succede. Non vi dico cosa farò ma in molti credono di saperlo».
La regia è triangolare e vede il segretario di Stato Mike Pompeo sponsorizzare la linea defezionista israelo-americana tra gli alleati arabi del Medio Oriente. L’Iran, secondo Pompeo, aspira a «dominare il Medio Oriente». In questo senso è pericoloso tanto quanto lo Stato islamico, argomento che rilancia in Giordania, terza e ultima tappa del suo tour. «Sconfiggere definitivamente l’Isis, impedire l’uso di armi chimiche e prevenire l’espansione iraniana». «Queste le priorità degli Usa in merito al conflitto in Siria», sottolinea il segretario di Stato da Amman.
Perorare la causa anti-Teheran è il leit motiv del tour iniziato dai soci della Nato, 12 ore dopo il giuramento da segretario di Stato. Proprio mentre il presidente francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel sono alla Casa Bianca per convincere Trump a ripensarci sull’uscita degli Usa dall’accordo. Da Bruxelles il capo di fogge Bottom fa intendere che Washington è pronta a lavorare assieme agli europei «per aggiustare l’accordo», ma si deve agire in fretta. Si lancia quindi in Medio Oriente, dove visita i due alleati chiave, Arabia Saudita ed Israele, affermando che l’Iran «è il maggiore fomentatore di terrorismo al mondo». Pompeo assicura che «a differenza dell’amministrazione precedente» quella attuale non è disposta ad ignorare «l’ampiezza del terrorismo iraniano»: invece di moderare le attività del regime, l’accordo del 2015 l’ha reso più aggressivo.
Al netto dell’ennesimo tentativo telefonico da parte di Macron a convincere Trump, il dado è quasi tratto. «Le possibili conseguenze sono sottostimate», spiega Bob Baer, ex operativo della Cia in Medio Oriente. «Quello che fa più paura è che Netanyahu si stia coordinando con l’amministrazione Usa per prepararsi alla guerra. John Bolton e Pompeo vogliono la guerra e hanno convinto Trump - aggiungono fonti diplomatiche -. L’America ripristinerà le sanzioni e darà carta bianca a Israele per colpire obiettivi iraniani. Teheran risponderà con attacchi missilistici, anche attraverso le sue procure nella regione e l’escalation è assicurata». «Credono che in questo modo il regime iraniano crolli e venga instaurata la democrazia - mette in guardia Baer -. Proprio come con l’Iraq di Saddam Stesso schema, stesse persone».
IL MANIFESTO - Michele Giorgio: " 'L'Iran mente': Netanyahu dà il via alla guerra di Trump"
Manifesto e Fatto Quotidiano pubblicano gli articoli che più disinformano oggi contro Israele e a favore del regime iraniano. Michele Giorgio scrive di una vera e propria "guerra" iniziata ieri da Netanyahu e Trump contro l'Iran. Silenzio totale sui crimini del regime degli ayatollah, sul terrorismo e l'espansione in tutto il Medio Oriente, sulle prove che mostrano come la corsa al nucleare non sia stata fermata dall'accordo voluto da Obama e ancora difeso dall'Europa. Allo stesso modo Fabio Scuto, secondo cui "spirano venti di guerra in Israele", naturalmente per colpa dello Stato ebraico.
Michele Giorgio
In una sala del ministero della difesa a Tel Aviv che sembrava un palcoscenico Benyamin Netanyahu ieri sera ha dato un colpo mortale alle residue speranze di chi contava su una nuova certificazione degli Stati uniti dell'accordo internazionale del 2015 sul nucleare iraniano.
DAVANTI ALLE TELECAMERE di mezzo mondo il premier israeliano ha affermato che l'Iran ha mentito ripetutamente sulla natura del suo programma nucleare. Questa volta non ha mostrato, come fece qualche anno fa all'Onu, il disegno di una bomba con la miccia accesa. Ha detto che una gigantesca operazione di intelligence ha consentito a Israele di entrare in possesso di 55mila documenti e altri 55mila file su cd con le prove dell'esistenza di un programma segreto iraniano, il Progetto Amad, per lo sviluppo di armi atomiche. «Questa notte vi presento qualcosa che non avete mai visto prima — ha esordito — Questa notte riveliamo nuove prove su un programma nucleare segreto che l'Iran ha sviluppato per anni». I leader iraniani, ha aggiunto, «hanno sempre negato l'intenzione di sviluppare armi nucleari. L'Iran ha mentito molte volte, dopo la firma dell'accordo sul nucleare nel luglio 2015».
NEL 2017, ha proseguito Netanyahu illustrando su un grande schermo quelle che ha descritto come copie di documenti originali, «l'Iran ha spostato i suoi archivi relativi allo sviluppo di armi atomiche in una località segreta». Quindi ha accusato l'Iran di puntare a «dotarsi di almeno cinque ordigni nucleari analoghi a quelli utilizzati su Hiroshima». Infine ha detto di aver informato gli Stati uniti e altri paesi del contenuto dei file ritrovati dai suoi agenti segreti in Iran. Come ora si aspetta Israele, Trump non solo non certificherà più l'accordo del 2015 ma varerà subito pesanti sanzioni contro l'Iran e insisterà affinché anche gli alleati europei mettano sotto pressione Tehran perché rinunci al suo programma di sviluppo di missili balistici sul quale Netanyahu ieri ha battuto molto. «Quello che è successo oggi e che è accaduto di recente mostra che ho avuto ragione al 100%», ha commentato Trump dopo l'intervento di Netanyahu.
SILENZIO, ALMENO fino a ieri sera, dell'Iran. Ma è quasi superfluo prevedere la denuncia di un complotto da parte della leadership iraniana. Di fronte a nuove sanzioni internazionali, Tehran potrebbe rispondere con l'avvio di un programma di produzione atomiche militari. E la guerra di cui si parla da anni diventerebbe realtà. Guerra tra Israele e Iran che è già in corso, in Siria.
UNA GUERRA PER ORA di attrito che rischia di sfociare in un conflitto ampio e devastante. Le proporzioni degli attacchi aerei attribuiti a Israele contro obiettivi siriani e presunti iraniani sono aumentate progressivamente nelle ultime settimane. Attacchi mirati a colpire con violenza. Quello di domenica notte a Salhab (Hama) e Aleppo è stato il più grave in termini di vittime. E forse è il risultato di intese non solo tra Israele e Usa ma anche con Parigi e Londra, alleate di Washington nei raid missilistici del 13 aprile scorso contro la Siria. E persino con Amman. Un giornale siriano, Tishreen, vicino al governo, ieri scriveva che l'attacco è partito dalla Giordania con il lancio di missili da parte di Usa e Gran Bretagna. Ipotesi da tenere in considerazione ma meno credibile rispetto a quella di un bombardamento aereo israeliano che avrebbe distrutto missili terra-terra (200 pare) che l'Iran intendeva posizionare in Siria. L'esplosione innescata dal raid è stata così violenta da provocare un terremoto di 2,6 gradi di magnitudo.
I MORTI SAREBBERO stati 26, molti dei quali di nazionalità iraniana. Tuttavia queste informazioni sono state diffuse da fonti dell'opposizione siriana, quindi non indipendenti, e sono state smentite da Tehran come «prive di fondamento». Israele non ha né confermato né negato il suo coinvolgimento ma non sono passate inosservate le dichiarazioni fatte domenica dal ministro della difesa Lieberman: «Non intendiamo attaccare la Russia o interferire nelle questioni interne siriane — ha detto — Tuttavia se qualcuno crede di poter lanciare missili o attaccare Israele o anche la nostra aviazione, senza dubbio risponderemo con grande forza». Magari ha ragione Yossi Melman, un giornalista israeliano specializzato in servizi segreti che ieri su Twitter scriveva di non dare per imminente la guerra tra Israele e Iran, perché l'attività dei membri del governo non è cambiata e il capo dello stato Rivlin oggi partirà regolarmente per l'Etiopia in visita ufficiale. Su un punto però ha ragione il suo collega Amos Harel, editorialista di Haaretz, che invece sente la guerra più vicina: Israele è determinato a sradicare la presenza militare iraniana dalla Siria, ad ogni costo.
D'ALTRONDE E EWDeNTE: Netanyahu ha avuto il via libera da Washington. L'attacco di domenica notte è arrivato in coincidenza con la visita a Gerusalemme del nuovo Segretario di stato Mike Pompeo e, poco prima, c'era stata una telefonata fra Netanyahu e Trump. In quel momento Lieberman incontrava a Washington il segretario alla difesa James Mattis. La guerra è dietro l'angolo perché, spiega Harel, «l'Iran si oppone al no di Israele alla sua presenza in Siria e respinge i mezzi che Israele sta impiegando. E in assenza di un mediatore tra le parti, questo conflitto potrebbe ancora degenerare».
IL FATTO QUOTIDIANO - Fabio Scuto: "Lo show di Netanyahu: 'L'Iran lavora all'atomica' "
Fabio Scuto
Spirano venti di guerra in Israele. Soffiano verso la Siria e sono diretti fino in Iran, la più grave minaccia che lo Stato ebraico vede profilarsi oltre i suoi confini. Israele è determinato a confrontarsi con l'Iran se la minaccia nucleare degli ayatollah non verrà resa rapidamente inefficace, perché l'accordo del 2015 sul nucleare iraniano — sostenuto dall'allora presi dente Usa Obama e garantito dall'Aiea —"è basato sulle bugie". Lo ha annunciato al mondo ieri sera il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Parlando dal quartier generale della Difesa di Kirya a Tel Aviv, il premier ha mostrato in tv il risultato di una straordinaria operazione di spionaggio. Dietro di lui, sul palco della sala conferenze, le copie dell'archivio segreto iraniano sullo sviluppo nucleare. Mezza tonnellata di materiale che dimostra come l'Iran ha mentito al mondo. Senza naturalmente spiegare come, Netanyahu ha annunciato che i servizi segreti sono riusciti a ottenere "55 mila documenti relativi di progetti nucleari che includono fotografie, video, animazioni che li incriminano, progetti già realizzati e altri documenti". Fra il materiale finito nella mani degli 007 israeliani anche 183 cd pieni di documenti originali in farsi che dimostrano, ha spiegato Netanyahu, che l’Iran progetta di dotarsi di almeno cinque ordigni nucleari analoghi a quelli di Hiroshima. Con i suoi missili, alcuni dei quali raggiungono i 2.000 chilometri, il nucleare iraniano minaccia le principali città israeliane e altre capitali mediorientali, ha avvertito il premier israeliano. "Teheran ha mentito e mente sfacciatamente" sulle sue armi nucleari e l'accordo nucleare è basato sulla menzogna, sulla menzogna iraniana", ha detto il premier. "Vi mostrerò - ha aggiunto - solo una frazione del materiale, ma anche solo da questo giungerete a quattro conclusioni: l'Iran ha mentito sul non aver mai avuto un programma di sviluppo bellico nucleare, anche dopo l'accordo ha continuato a estendere il know-how, nel 2015 ha mentito ancora all'Aiea". Sono state mostrate foto del sito supersegreto di Fordow per l'arricchimento dell'uranio, i suoi laboratori. E altri impianti che risultavano inattivi e che invece hanno proseguito lo sviluppo in barba agli ispettori dell'Aiea.
GLI STATI UNITI hanno garantito l'autenticità dell'archivio segreto, ha proseguito Netanyahu, annunciando che i documenti verranno mostrati all'agenzia Onu per l'energia atomica e ad altri Paesi. Lo sbalorditivo annuncio di Netanyahu arriva a meno di due settimane dalla decisione di Trump sull'abbandono dell'accordo internazionale sul programma nucleare iraniano in cambio di sgravi economici sulle sanzioni raggiunto nel 2015. Il presidente Usa ha commentato a caldo: "Dimostra che ho ragione al 100%". Teheran ha risposto definendo Netanyahu "il ragazzo che gridava al lupo". Per Israele il confronto con gli ayatollah è doppio. Perché lo Stato ebraico non permetterà all'Iran di trincerarsi in Siria e ha compiuto dozzine di attacchi negli ultimi anni contro le spedizioni di armi iraniane attraverso la Siria dirette a Hezbollah, la milizia sciita in Libano. La notte di domenica, almeno 40 persone sono state uccise in un misterioso doppio attacco missilistico contro le posizioni militari iraniane e siriane in Siria che hanno scatenato enormi esplosioni: nell'area i sismografi hanno registrato scosse di scala 2.6 Richter. Israele ha risposto con l'abituale "no comment". Ma i dubbi sono davvero pochi.
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