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La Stampa Rassegna Stampa
29.04.2018 Un'armata di sciiti in Siria sotto il controllo di Teheran
Analisi di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 29 aprile 2018
Pagina: 10
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Un'armata di sciiti in Siria sotto il controllo di Teheran»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 29/04/2019, a pag.10, con il titolo "Un'armata di sciiti in Siria sotto il controllo di Teheran" l'analisi di Giordano Stabile

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Giordano Stabile               Truppe iraniane in Siria

L’Iran controlla in Siria un’armata di 82 mila miliziani sciiti e ha creato una base alle porte di Damasco per l’arruolamento e l’addestramento. Non solo: controlla anche cinque basi aeree. È l’ultimo allarme lanciato da Israele sull’espansione militare degli ayatollah. I combattenti agli ordini dei Pasdaran, la rete di basi provviste di droni, i nuovi sistemi anti-aerei in arrivo dall’Iran e dalla Russia fanno temere allo Stato ebraico una guerra imminente, con un nemico molto più difficile da colpire rispetto al passato. È stato l’ambasciatore all’Onu Danny Danon a fornire le cifre del rafforzamento militare. Ha rivelato per la prima volta informazioni «riservate», dei Servizi, «perché è vitale che il mondo capisca la minaccia iraniana». Teheran dispone nel Paese di «3000 uomini della Guardia rivoluzionaria, 9000 combattenti dell’Hezbollah libanese, altri 10 mila reclutati in tutto il Medio Oriente, compresi Iraq, Afghanistan e Pakistan, e 60 mila arruolati in Siria». Il diplomatico ha mostrato anche foto satellitari di una base «a 8 chilometri da Damasco», che sarebbe diventata il centro di coordinamento dell’esercito sciita. La denuncia dell’ambasciatore israeliano si inserisce in un’offensiva per convincere i Paesi dell’Onu delle necessità di cancellare l’accordo sul nucleare, perché non frena le ambizioni egemoniche della Repubblica islamica. Danon ha puntualizzato che Teheran spende «3,5 miliardi di dollari all’anno» per l’addestramento e l’armamento dei miliziani sciiti in Siria e questo non sarebbe possibile senza la fine delle sanzioni. «Da allora – ha spiegato – la spesa militare non ha fatto che aumentare, dal 17 per cento del bilancio dello Stato nel 2014 fino al 22 nel 2017. Sono 23 miliardi in missili e altri equipaggiamenti». All’offensiva diplomatica ha partecipato anche il ministro della Difesa Avigdor Lieberman, in visita negli Stati Uniti. Ha avvertito che «se l’Iran colpirà Tel Aviv noi colpiremo Teheran». L’escalation è inarrestabile dal 10 febbraio scorso, quando un F-16 è stato abbattuto dalla contraerea siriana durante un raid sulla base T4 vicino a Palmira, usata dai Pasdaran per far decollare droni. Il blitz era scaturito da una incursione di uno di questi velivoli senza pilota, abbattuto da un elicottero Apache. L’analisi del drone, una copia dell’americano Sentinel, ha fatto drizzare le orecchie alle forze armate perché è emerso che trasportava missili guidati, in grado di colpire in profondità. Anche la reazione dell’anti-aerea siriana ha alzato il livello di allarme, perché nell’abbattimento dell’F-16 avrebbero partecipato sistemi trasportati dall’Iran. Uno di questi, un Tor di fabbricazione russa, è stato poi distrutto in una altro raid il 9 aprile. La battaglia, con il capo delle forze aerospaziali dei Pasdaran, generale Amir Ali Hajizadeh, che ha minacciato «vendetta», non è solo verbale: nei cieli siriani Iran e Israele sono già passati al confronto diretto, anche se per ora a bassa intensità. Le indecisioni di Donald Trump – restare o non con le truppe in Siria, ritirarsi o no dall’accordo sul nucleare – vengono vissute con uno spirito diverso in Israele: il rischio è che l’Iran diventi così forte da non poter più essere «sloggiato» dalla Siria. In questo contesto c’è un altro elemento di allarme, la prossima consegna del sistema anti-aereo S-300 da parte della Russia. Con queste batterie a lungo raggio l’ammodernamento delle difese di Damasco sarebbe completo e per i jet con la Stella di David diventerebbe molto difficile operare nello spazio aereo siriano. Lo stesso Lieberman ha ribadito che se gli S-300 verranno usati per fermare i raid contro gli iraniani, «distruggeremo anche quelli».

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