Anche oggi, 28/04/2018, spazio assicurato, come ogni venerdì, al tentativo di invasione alla linea di confine tra Israele e Gaza. Chi più chi meno, è la versione palestinista a tenere banco. Così come la contabilità dei morti e dei feriti viene regolarmente aggiornata. Scegliamo per il loro contenuto, come sempre ostile in stile 'velina' palestinista, AVVENIRE a pag. 13 e L'OSSERVATORE ROMANO a pag.3. Precduti da un nostro commento.
Avvenire- "Quinto venerdì di Marcia e sangue "
Persino il quotidaino dei vescovi riferisce come gli assalitori 'pacifici' fossero armati anche di bombe molotov, bombe a mano e altri simili strumenti di 'pace', ci chiediamo quale esercito di un qualsiasi stato poteva reagire in un modo diverso. Questo però non impediasce a Avvenire di scrivere qualche riga dopo "«Ogni settimana vediamo casi di uso della forza letale contro manifestanti disarmati», ha detto Zeid Raad al-Hussein ". Potenza della menzogna, a furia di ripeterla, diventa un verità, come soleva dire uno che se ne intendeva, Gõbbels, il nonno ideologico degli attuali palestinisti.
Altri tre dimostranti palestinesi sono morti ieri negli scontri con l'esercito israeliano sul confine di Gaza durante il quinto venerdì della"Marcia del ritorno" organizzata da Hamas. Lo ha dichiarato il ministero della Salute dell'enclave. E con le vittime di ieri il numero di palestinesi uccisi è salito a 44 da quando, 1130 marzo scorso, sono iniziate le proteste contro Israele. Sempre ieri il numero dei feriti della settimanale battaglia lungo il confine tra la Striscia di Gaza e Israele, è schizzato a 350. Ieri i manifestanti sono anche riusciti a sfondare la recinzione: i soldati israeliani hanno reagito sparando proiettili e gas lacrimogeni. L'esercito israeliano ha affermato che «decine di facinorosi armati di ordigni, bombe a mano e bottiglie incendiare» sono quasi riusciti ad aprire una breccia nel valico di Kami e sono stati bloccati in extremis. Mentre i leader di Hamas spiegano che questi scontri settimanali sono solo una fase preliminare in vista di una forte esplosione di collera popolare fissata per il 15 maggio, 70esimo anniversario della nascita di Israele. Il giorno prima, Il 14 maggio, è in programma lo spostamento dell'ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme: «Potrei andare all'apertura dell'ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme», ha dichiarato Trump. Infine l'Alto commissario delle Nazioni Unite peri diritti umani ieri ha invitato Israele a prevenire l'uso «eccessivo» della forza contro i manifestanti palestinesi a Gaza e ha chiesto che i responsabili di questa violenza siano puniti. «Ogni settimana vediamo casi di uso della forza letale contro manifestanti disarmati», ha detto Zeid Raad al-Hussein considerando che sinora si sono registrati 44 morti, tra cui 4 adolescenti, e circa 5.500 feriti. «È difficile immaginare che ibambini, anche queffi che lanciano pietre, possano rappresentare una minaccia di morte imminente o lesioni gravi a membri delle forze di sicurezza pesantemente protette», ha affermato l'Alto commissario, «ogni Paese ha l'obbligo, in nome dei diritti umani, di garantire che tutte le morti e le lesioni gravi siano investigate e che i responsabili rispondano dei loro atti davanti alla legge». Nel contesto mediorientale, ha aggiunto, «indagini serie sembrano essere condotte solo quando le prove video sono state raccolte indipendentemente». Zeid ha ammonito il governo israeliano per la sua «incapacità» di perseguire le violazioni e per «incoraggiare» le sue forze di sicurezza a usare la forza letale contro «esseri umani disarmati». (R.E.)
L'Osservatore Romano- redazionale- "Le Nazioni Unite sulle crisi in Medio Oriente"
La 'velina' del quotidiano ufficiale della S.S. (Santa Sede) cita direttamente l'Onu, non rendendosi conto di rifilare ai propri lettori una frase " Israele deve calibrare l'uso della forza, Hamas deve prevenire azioni violente e provocazioni" che dovrebbe cancellare definitivamente la credibilità del quotidiano. Chiedere ad Hamas di 'prevenire azioni violente e provocazioni' quando è la stessa Hamas ad organizzarle!
«Ciò che accade in Medio Oriente ha un impatto immediato sul resto del mondo. Le interferenze esterne stanno trasformando i conflitti interni in guerre regionali, le crisi umanitarie si stanno intensificando e si stanno diffondendo oltre i confini, le vecchie ferite continuano a sanguinare e diventano più profonde». Così si è espresso ieri il coordinatore speciale dell'Onu per il processo di pace in Medio oriente, Nikolay Mladenov, tracciando un bilancio della situazione attuale nella regione. «Il rischio di errori di valutazione cresce. E fondamentale ridurre la tensione nella striscia di Gaza. Israele deve calibrare l'uso della forza, Hamas deve prevenire azioni violente e provocazioni»
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