Riprendiamo da LIBERO di oggi, 27/04/2018, a pag.12, con il titolo 'Dittatoriale e antisemita? Quante bufale su Orbán' l'intervista di Maurizio Stefanini a Alessandro Stricca, ex presidente della Camera di Commercio di Budapest.
Maurizio Stefanini
Alessandro Stricca, già segretario dei Giovani Liberali Italiani
«Viktor Orbán? Guardate che in realtà è molto più europeista di come lo dipingono. Non gli piace questa Ue cosi come è strutturata e vuole riformarla, ma nonostante gli ottimi rapporti che l'Ungheria ha con la Russia e la Cina, ritiene che l'unica strada per lo sviluppo del Paese sia l'Europa e l'Alleanza Atlantica. D'altronde fu il suo primo governo a preparare l'adesione all'Ue, e la sua carriera politica iniziò quando nel 1989 alla commemorazione di Imre Nagy prese la parola come rappresentante degli studenti universitari e pronunciò il famoso discorso in cui chiese l'allontanamento delle truppe sovietiche dal territorio ungherese. Questo fu il primo passo per poi avviare l'Ungheria nell'ambito europeo ed occidentale». A spiegarci il controverso primo ministro ungherese è Alessandro Stricca: un triestino di madre greca e matrimonio ungherese che come sua foto di presentazione su Facebook esibisce proprio una calorosa stretta di mano con Orbán, e che dopo essere stato per cinque anni presidente della Camera di Commercio italiana a Budapest è oggi il vicepresidente della EUChambers in Ungheria. Insomma, il pedigree ideologico di Stricca non è affatto quello di un ultranazionalista. Ma ricorda la grave crisi economica del 2006-08: «La spesa pubblica raggiunge picchi altissimi, il debito pubblico sfugge al controllo, il governo socialista comincia ad attuare un piano di privatizzazioni i cui beneficiari sono esclusivamente multinazionali estere o amici del governo. L'allora primo ministro Ferenc Gyurcsány concluse allora un accordo con Fmi e Banca Mondiale, con un pacchetto che aumentava le tasse e tagliava drasticamente i benefits che godevano i cittadini ungheresi sui servizi statali. Ma filtrò da una riunione del partito socialista una frase registrata a un telefonino in cui il premier ammetteva di stare mentendo alla gente. Orbán colse l'occasione per organizzare grandi manifestazioni che obbligarono il governo alle dimissioni, e alle elezioni del 2010 la Fidsz prese i due terzi dei seggi. A differenza della Grecia, Orbán aprì un nuovo tavolo di discussione con la Troika, rifiutandosi di alzare le tasse nella misura indicata dalle Istituzioni internazionali. Restituì quindi il prestito negoziato dai socialisti, facendo nel contempo approvare dal Parlamento un grande piano di riorganizzazione dell'apparato statale. In quattro anni la spesa pubblica era stata tagliata della metà. Nel frattempo la società energetica nazionale Mol fu rilanciata come lead player regionale, mentre rinazionalizzava le aziende per abbassare i costi energetici delle famiglie».
Victor Orban
E adesso come va l'Ungheria dal punto di vista economico? «L'anno scorso il Pil è aumentato del 4,2% e per il 2018 è previsto un ulteriore aumento del 4,4. La disoccupazione è ai minimi storici de13,8%, e il deficit sul 2% è abbondantemente sotto la soglia di Maastricht. Per formare una società in Ungheria basta un giorno, la corporate tax è al 9% e l'Irpef al 15. Per questo l'Ungheria attrae un grandissimo numero di investimenti stranieri. Aggiungo che la crescita economica ungherese è stata in parte sostenuta dal pieno utilizzo dei fondi europei, che cofinanziano progetti in loco per 5 miliardi di euro. L'Ungheria è il primo beneficiario nella Ue in rapporto al Pil».
Però Orbán ha l'immagine di un oligarca autoritario e antieuropeista. «Secondo me, è un'immagine costruita apposta da chi vuole speculare sui cambi del fiorino. Un po' di tempo fa il Paese è stato riempito con mega poster che dipingevano il governo come una banda di ladri e corrotti, che in qualunque altra parte d'Europa sarebbero stati rimossi immediatamente per diffamazione. In Ungheria sono rimasti per mesi, e il tribunale ha stabilito la legittimità di esprimere tali opinioni in pubblico. L'Ungheria riconosce 12 minoranze etniche, con finanziamenti dallo Stato e rappresentanza in Parlamento».
Però sugli immigrati Orbán ha avuto una posizione molto diversa da quella dell'Italia e di Bruxelles... «Non è che sono necessariamente d'accordo con tutto quello che fa o dice. Certo però, se dovessi proprio scegliere tra uno scenario alla Soros di scomparsa delle identitá nazionali europee e uno scenario alla Orbán di loro difesa, sarei più favorevole a questa ultima opzione».
Alcuni sottofondi della polemica con Soros hanno avuto toniche hanno evocato l'antisemitismo... «Ma in Ungheria vive e operala comunità ebraica più forte e numerosa del centro-est Europa. Gli investimenti israeliani sono aumentati nel corso degli ultimi 10 anni».
Resta lo slogan sulla "democrazia illiberale". «A me è parsa più che altro una provocazione intellettuale. Che peraltro al momento non ha neanche provocato quel dibattito globale che ci si attendeva».
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