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Informazione Corretta Rassegna Stampa
27.04.2018 Gaza: l’ambiguo tweet di Mladenov, degno portavoce dello zar Putin
Analisi di Michelle Mazel

Testata: Informazione Corretta
Data: 27 aprile 2018
Pagina: 1
Autore: Michelle Mazel
Titolo: «Gaza: l’ambiguo tweet di Mladenov, degno portavoce dello zar Putin»

Gaza: l’ambiguo tweet di Mladenov, degno portavoce dello zar Putin
Analisi di Michelle Mazel

http://www.jforum.fr/gaza-le-tweet-ambigu-de-mladenov-onu.html

La sera del 20 aprile scorso, alla fine del quarto venerdì di violente manifestazioni a Gaza della "marcia del ritorno”, l’irruenza iniziale era notevolmente ridotta e, secondo le stime, anche il numero delle vittime, tre o quattro in tutto; eppure l'Unione Europea si è dichiarata scandalizzata perché un adolescente di 15 anni era stato ucciso. Mladenov, il Coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, da parte sua, ha pubblicato un tweet che accusa Israele di uccidere dei bambini: “È scandaloso sparare a dei bambini. In che modo uccidere un bambino a Gaza potrebbe favorire la pace? Non è d’alcun aiuto! Alimenta solo la rabbia e genera più uccisioni. I bambini devono essere protetti dalla violenza e non essere esposti ad essa o essere uccisi. Questo tragico incidente deve essere sottoposto ad un’indagine”. Per prima cosa è stato chiarito che non si era trattato di un bambino. Per una volta il giornale Le Monde ha spiegato le cose come stanno. Non parla di un bambino ma di un adolescente, anche se Hamas, che in un primo tempo aveva detto che la vittima aveva sedici anni, si era poi corretto denunciando un’età inferiore. Eppure Mladenov, che non può non saperlo, non esita a usare il termine "bambino" che è altamente provocatorio. Forse perché aveva visto nei filmati dei giovani, dei bambini molto piccoli che si stavano avvicinando alla barriera di sicurezza? A proposito, in quali circostanze si è verificato l'incidente?

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A destra: Nikolaij Mladenov

Sentiamo cosa dice Le Figaro, che descrive la situazione sul terreno il 20 aprile (http://www.lefigaro.fr/international/2018/04/20/01003-20180420ARTFIG00249-gaza-face-aux-snipers-israeliens-les-palestiniens-utilisent-des-cerfs-volants-pieges.php#fig-comments): “Venerdì, a poche centinaia di metri dalla barriera di sicurezza sorvegliata dai soldati israeliani, degli adolescenti di Gaza armeggiavano con carte colorate e bottiglie di plastica vuote. Dalle loro mani era uscito un aquilone dai colori nero, bianco, verde e rosso della bandiera palestinese. Poi i giovani avevano riempito con della benzina una bottiglia di plastica, l’avevano legata all’aquilone e si erano incamminati verso il confine. Là, ad una distanza abbastanza sicura per non farsi sparare, hanno dato fuoco alla bottiglia e lanciato l'aquilone. Una volta in aria, l’hanno liberato dal cavo che lo tratteneva. Poi si sono messi a seguire con lo sguardo l’aquilone che, oltrepassato il confine, era caduto esplodendo”. Ci si chiede allora perché i media occidentali, così pronti a giudicare Israele, non si sono soffermati sulla seconda parte del tweet del Coordinatore speciale dell’ONU per il processo di pace in Medioriente: “I bambini devono essere protetti dalla violenza e non essere esposti ad essa” . Inutile dire che il compito di proteggere i bambini spetta alle autorità – cioè ad Hamas, che governa la Striscia di Gaza con un pugno di ferro. È quindi responsabilità di questa organizzazione mettere i bambini al sicuro e allontanarli da qualsiasi area di scontri o di pericolo. Non c'è, allora, da parte di Mladenov, una malcelata condanna di Hamas per aver mancato al suo dovere? Perché dei bambini e degli adolescenti sono esposti alla violenza? La risposta a questa domanda, il coordinatore non può ignorarla: è perché Hamas li incita, li spinge e talvolta li costringe a avvicinarsi pericolosamente alla barriera di sicurezza. E peggio ancora, perché Hamas sta pagando uno stipendio ai manifestanti e si sta impegnando a risarcire le famiglie delle vittime, con poco denaro se sono rimaste soltanto ferite e con molto se sono state uccise, e poi perché ci sono genitori che incoraggiano i loro figli a correre dei rischi. Quindi, a cosa dovrebbe mirare questa indagine che il rappresentante delle Nazioni Unite sollecita? Non si ratta in primis di crimini commessi da Hamas contro i piccoli di Gaza? Per quanto riguarda gli israeliani, che com’è noto, non risparmiano i loro sforzi per mettere in guardia la popolazione civile e in particolare i giovani e gli anziani dei rischi cui li sottopone Hamas mandandoli alle postazioni di sicurezza, essi per parte loro, hanno già avviato un'indagine sulle circostanze della morte dell'adolescente.

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Michelle Mazel, scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron”. I suoi commenti escono su JForum online


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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