Germania: in pericolo chi porta la kippah. Cresce ancora l'antisemitismo islamista. Due atteggiamenti a confronto: il coraggio contro la paura Cronaca di Paolo Valentino, commenti di Paolo Salom, Pierluigi Battista, Daniel Mosseri
Testata:Corriere della Sera - Libero Autore: Paolo Valentino - Paolo Salom - Pierluigi Battista - Daniel Mosseri Titolo: «'Togliete la kippah in città'. Dopo l’aggressione a Berlino l’avviso agli ebrei tedeschi - Un simbolo tra rispetto e tradizione - Nell'Europa indifferente ora l'odio costringe gli ebrei a nascondersi - Gli ebrei tedeschi: portate lo zucchetto a Berlino»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 25/04/2018, a pag.12, con il titolo " 'Togliete la kippah in città'. Dopo l’aggressione a Berlino l’avviso agli ebrei tedeschi" la cronaca di Paolo Valentino; con il titolo "Un simbolo tra rispetto e tradizione", il commento di Paolo Salom; a pag. 26, con il titolo "Nell'Europa indifferente ora l'odio costringe gli ebrei a nascondersi", il commento di Pierluigi Battista; da LIBERO, a pag. 12, con il titolo "Gli ebrei tedeschi: portate lo zucchetto a Berlino", il commento di Daniel Mosseri.
Corriere della Sera e Libero riportano la medesima notizia, ma il primo quotidiano accentua il timore, il secondo il coraggio. E' il secondo ad essere il migliore atteggiamento di fronte al dilagare dell'antisemitismo in Europa.
Ecco gli articoli:
CORRIERE della SERA - Paolo Valentino: "'Togliete la kippah in città'. Dopo l’aggressione a Berlino l’avviso agli ebrei tedeschi"
Evitate di portare la kippah «nelle grandi città tedesche». È l’inquietante raccomandazione che il presidente del Consiglio centrale degli ebrei, Josef Schuster, dà alla comunità israelitica in Germania, di fronte al moltiplicarsi degli episodi di antisemitismo. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attacco della scorsa settimana, in pieno centro a Berlino, contro due ragazzi di 21 e 24 anni, colpevoli solo di portare il tradizionale copricapo ebraico. A compiere l’aggressione, un gruppetto di tre giovani che parlava in arabo. Uno di loro, filmato con il cellulare, ha colpito con una cintura uno dei ragazzi, un arabo-israeliano che aveva avuto la kippah in regalo dall’amico, ferendolo lievemente. Secondo la polizia, che lo ha fermato qualche ora dopo, l’aggressore è un profugo siriano. Sui social media sono apparse anche reazioni di giubilo da parte di musulmani. Schuster ha ammesso che «la reazione giusta sarebbe in principio quella di essere testardi e farsi riconoscere», ma che la situazione consiglia di essere prudenti. Attenzione, ha avvertito il capo della comunità israelitica, «siamo arrivati a una svolta e spero che la maggioranza della società lo capisca: se non ci opponiamo con forza all’antisemitismo, in ultima analisi si pone un pericolo per la nostra democrazia». Secondo Schuster, «non si tratta solo dell’antisemitismo, ma anche di razzismo e xenofobia, per questo c’è bisogno di un chiaro segnale di stop». Questa sera di fronte alla sinagoga di Charlottenburg, nel centro della capitale tedesca, la comunità ebraica berlinese ha organizzato un raduno, con lo slogan «Berlino porta la kippah». Sarà anche un banco di prova della reazione popolare. L’attacco di Prenzlauer Berg ha provocato un dibattito nazionale, con punte fortemente polemiche, sull’ondata di antisemitismo che si registra nel Paese. Nel condannare con durezza l’aggressione, la cancelliera Angela Merkel ha messo in guardia da giudizi sommari, poiché l’ostilità contro gli ebrei non è cresciuta solo con l’arrivo dei profughi musulmani. Secondo il commissario speciale del governo per la lotta all’antisemitismo, Felix Klein, il 90% degli attacchi antisemiti registrati dalla polizia nel 2017 sono stati compiuti da estremisti della destra neonazista. Ma il problema riguarda anche i musulmani, come confermano i numerosi episodi di bullismo antisemita registrati nelle scuole elementari della capitale e di molte altre città tedesche. Molte famiglie colpite preferiscono non denunciarli e trasferiscono i loro figli nelle scuole ebraiche. Lo stesso Klein ammette che «l’antisemitismo musulmano è probabilmente più forte di quanto non dicano le statistiche». Il presidente del Consiglio centrale islamico, Aiman Mazyek, ha detto di «prender molto seriamente il fatto che alcuni profughi abbiano atteggiamenti antisemiti». La comunità islamica ha proposto di lanciare una campagna congiunta nelle scuole, mettendo a disposizione degli imam che dovrebbero parlare agli studenti predicando tolleranza e rispetto reciproco insieme ai rabbini.
Corriere della Sera - Paolo Salom: "Un simbolo tra rispetto e tradizione"
Paolo Salom
Dai tempi di Yohanan ben Zakkai (30 - 90 d.C.), il rabbino — raffigurato nell’immagine sopra — che sfuggì all’assedio di Gerusalemme da parte dei Romani nascosto in una bara per salvare il Giudaismo dalla distruzione totale, gli ebrei hanno indossato molti copricapi. La cui foggia era spesso influenzata dall’ambiente in cui si ritrovavano a vivere: turbanti, fez, tricorni e così via. La cosa importante, il Talmud lo sottolinea in più passi, era che la testa degli uomini fosse sempre coperta «in segno di rispetto per l’Altissimo». La kippah (plurale: kippot), introdotta nei secoli e diventata il copricapo che più distingue chi la porta come appartenente alla religione ebraica, ha il vantaggio di assolvere al compito di «limitare» il senso di potenza (intellettuale) dell’uomo pur mantenendo leggerezza e comodità. In questi tempi difficili — a indossarla anche lontano dalle funzioni religiose sono gli ebrei più osservanti — ha in più il vantaggio di poter essere facilmente celata sotto un cappello «normale».
CORRIERE DELLA SERA - Pierluigi Battista: "Nell'Europa indifferente ora l'odio costringe gli ebrei a nascondersi"
Pierluigi Battista
In Germania il presidente del Consiglio centrale degli ebrei tedeschi, Josef Schuster, sconsiglia per prudenza agli ebrei di indossare la kippah: troppo pericoloso, troppa ostilità antiebraica. I «mai più» delle ricorrenze ufficiali e dei giorni della memoria svaniscono. In Francia un mese fa Mireille Knoll, un’anziana ebrea sopravvissuta alla Shoah, è stata bruciata nel suo appartamento per il fatto stesso di essere ebrea. Gli ebrei francesi se ne vanno, insicuri, bersaglio di un odio antisemita che ha preso virulenza nelle banlieue musulmane in cui il verbo antisionista è diventato, nell’indifferenza generale, volontà persecutoria nei confronti dei singoli ebrei, delle loro sinagoghe da terrorizzare, dei simboli da linciare, dei sopravvissuti da sbeffeggiare come negli spettacoli di un feroce antisemita come Dieudonné. Qualche giorno fa un ragazzo con la kippah è stato aggredito da un giovane siriano che gli gridava «ebreo» come un forsennato. Dopo oltre settant’anni essere ebreo diventa ancora motivo di paura in Germania. Ma non sono i fantasmi del passato che si ripresentano identici. Magari l’antisemitismo fosse appannaggio solo di un branco di teste neonaziste vuote e rasate. Portare una kippah scatena l’odio di chi, assieme agli ebrei, vuole vedere distrutta Israele, gli infedeli che osano deturpare e sporcare la «terra santa». In Europa, nell’accondiscendenza passiva della maggioranza impaurita e rassegnata, l’odio antiebraico si diffonde senza soprassalti di dignità, malgrado le parole vuote delle cerimonie ufficiali in memoria dell’Olocausto. E allora gli ebrei, restati da soli, devono ancora fare da soli: nascondere se stessi e nascondere i propri simboli di identità, come la kippah. Una deriva triste. Un gorgo di legittima paura e di senso di isolamento di cui l’Europa intera dovrebbe vergognarsi.
Libero - Daniel Mosseri: "Gli ebrei tedeschi: portate lo zucchetto a Berlino"
Daniel Mosseri
In linea di principio la propria fede andrebbe sfoggiata con orgoglio, ma poiché nell'ebraismo la salvezza della vita umana prevale su tutto «mi sento di consigliare di non indossare la kippah negli ambienti urbani». Lo ha detto il presidente del Consiglio centrale degli ebrei tedeschi, Josef Schuster, prendendo atto con amarezza che indossare per strada il copricapo della tradizione ebraica comporta rischi anche gravi. Settant'anni dopo la fine del nazismo, la Germania torna a essere pericolosa per i suoi cittadini (e per i visitatori) di fede ebraica. La minaccia alla loro incolumità non viene più solo da una minoranza neonazista: oggi il germe dell'antisemitismo è ampiamente diffuso presso la comunità dei musulmani. Fra cittadini e immigrati, «vecchi» Gastarbeiter turchi e «nuovi» rifugiati mediorientali, la Germania conta cinque milioni di islamici. Fra molti dei quali, purtroppo, l'odio per Israele e per il popolo ebraico non smette di crescere con i risultati osservati in queste settimane: minacce e botte agli studenti ebrei nelle scuole, assalti per strada a chi porta la kippah. In seguito, il Consiglio centrale ebraico tedesco ha lanciato un'iniziativa rivolta ai cittadini di Berlino e di altre città tedesche, invitati a indossare oggi il tradizionale zucchetto indossato dagli ebrei praticanti in segno di solidarietà con le vittime di attacchi antisemiti in Germania. All'iniziativa «Tutti con la kippah». hanno aderito diverse personalità politiche ed esponenti della chiesa evangelica. Alla manifestazione convocata oggi a Berlino parteciperà anche il sindaco socialdemocratico Michael Mueller. Simili iniziative si svolgeranno anche in altre città fra cui Colonia, Potsdam ed Erfurt.
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