Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 25/04/2018, a pag. 3, la recensione di Alessandro Litta Modignani al libro di Elia Boccara "Sionisti cristiani in Europa" (Giuntina ed.)
Alessandro Litta Modignani
Nella lunga storia dell’antigiudaismo cristiano vi sono delle eccezioni, avverte Marco Cassuto Morselli nella prefazione. Grande dunque è il merito di Elia Boccara, per avere assemblato questa bella antologia di letterati, ecclesiastici, filosofi, romanzieri, patrioti della vasta “area cristiana”, che attraverso gli scritti e le azioni, “dal Seicento alla nascita dello stato d’Israele”, non solo hanno preso le difese degli ebrei in contesti difficili, ma hanno anche in qualche modo preconizzato, e a volte promosso, la creazione di uno stato ebraico in Palestina. Il primo “sionista ad honorem” di questa ricca galleria è Jean Racine, che dona al teatro francese una Esther inedita, tragica e visionaria. Rappresentata per la prima volta nel 1689, la protagonista – con due secoli e mezzo di anticipo – “vede” la Shoah (“Che allarmi mortali! Tutto Israele muore”) descrive Auschwitz nei dettagli (“Deboli agnelli abbandonati a lupi furibondi (…) Quale carneficina da ogni parte (…) Quanti corpi ammucchiati, quante membra prive di sepoltura!”) anticipa le parole di Anna Frank (“Ahimè! Così giovane ancora, per quale delitto merito una simile disgrazia?”).
La copertina (Giuntina ed.)
“Racine ha voluto dare degli ebrei l’immagine di un popolo gentile e vittima di odiosi preconcetti – scrive Boccara – che vanno ben oltre le differenze religiose. Egli aveva capito benissimo cosa fosse l’antisemitismo, vocabolo coniato nell’Ot - tocento, ma che riguarda un sentimento che risale a tempi immemorabili”. Il gesuita portoghese Antonio Vieira difende i diritti degli ebrei convertiti a forza, fatti oggetto di persecuzioni e massacri. Nel 1643 scrive un’accorata lettera al sovrano. Vent’anni dopo viene arrestato, processato e condannato dall’Inquisizione di Coimbra: si mette in dubbio “la qualità del suo sangue”, cioè si suppone la sua possibile origine ebraica. Infine sarà liberato e riabilitato. “Riteneva naturale il desiderio degli ebrei di fare ritorno allo loro patria originaria, ciò che è un evidente indizio di sionismo”, commenta Boccara. Jean-Jacques Rousseau prende le difese degli ebrei con argomenti tipicamente illuministici: “Non crederei mai di avere ben capito le ragioni degli ebrei senza che abbiano uno Stato libero, delle scuole, delle università, dove possano parlare e disputare senza correre rischi”. Nell’Inghilterra vittoriana brilla la stella letteraria di George Eliot, pseudonimo della scrittrice Mary Hann Evans. Nel romanzo Daniel Deronda (1876) il protagonista è un figlio adottivo, che dopo infinite peripezie, e dopo aver compreso appieno la sofferenza degli ebrei della diaspora, scopre di essere uno di loro. “Quelli della nostra razza – dichiara Daniel – che sono stati umiliati e disprezzati impareranno, a pensare alla loro terra (…) come a una repubblica dove lo spirito ebraico si manifesta in un ordine nuovo. (…) L’idea su cui mi sono fissato è di restituire al mio popolo l’esistenza politica, facendone di nuovo una nazione e dando loro un centro nazionale, come hanno gli inglesi (…) E’ un compito che mi si presenta come un dovere e sono deciso a cominciarlo, per quanto da lontano”. Ventun anni prima della pubblicazione di Der Judenstaat, di Hertzl, quarantuno prima della dichiarazione Balfour, settantadue anni prima della Dichiarazione di Indipendenza di Israele, Mary Hann Evans anticipa e predice l’avvenire. Il romanzo suscita un coro di proteste da parte di pubblico e critica, tutti gridano allo scandalo contro una conclusione giudicata balzana e inverosimile. Questi, e molti altri, sono i “sionisti cristiani” di Elia Boccara, raccolti in un volume che merita di essere conosciuto e studiato.
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