Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 25/04/2018, a pag.15, con il titolo "Ragazza morta in Pakistan, arrestati tre parenti" il commento di Andrea Fioravanti.
In attesa che la giustizia faccia il proprio corso, è evidente che nel mondo islamico - anche quello che si è trasferito in Occidente spesso riproducendo anche lì gli stessi sistemi di sottomissione presenti in Nord Africa e Medio Oriente - la violenza contro le donne, soprattutto domestica, è endemica.
La famiglia di Sana arrestata mente fuggiva in Iran, caduta la menzogna dell'infarto, li aspetta il processo.
Ecco l'articolo:
Sana, la ragazza pakistana uccisa
Sono stati arrestati ieri il padre, il fratello e lo zio di Sana Cheema, la ragazza bresciana morta in Pakistan lo scorso 18 aprile. L’accusa per Mustafa Ghulam, 55 anni, Adnan Cheema, 30 anni, e Iqbal Mazhar è quella di aver ucciso e sepolto il cadavere di Sana. Secondo l’accusa sarebbe coinvolto anche un cugino della 25enne, che avrebbe trasportato il cadavere fino al luogo di sepoltura, e il medico che ha firmato il certificato di morte. «È stato proprio il medico ad accusare i familiari» ha detto Raza Asif, segretario della comunità pakistana in Italia che è in stretto contatto con Islamabad. Secondo delle fonti locali, i tre avrebbero tentato di fuggire verso l’Iran, prima di essere bloccati.
Questa mattina alle 08.30 il corpo di Sana sarà riesumato. Un’autopsia necessaria per capire se è stata uccisa o se è morta per cause naturali, come sostengono i suoi parenti. Sana è nata in Pakistan, ma dopo esser cresciuta a Brescia era diventata cittadina italiana a settembre del 2017. Prima di lasciare l’Italia nel novembre dello scorso anno, si era trasferita a Milano dove aveva aperto un’agenzia di pratiche automobilistiche vicino casa, chiusa in tempi rapidi poco prima della fine del 2017. Da pochi mesi era tornata nel distretto di Gujarat, nel nordovest del Pakistan, dove abitavano i suoi parenti. Il padre l’aveva raggiunta dopo aver lasciato anche lui l’Italia due settimane fa. Secondo gli amici di Sana, la ragazza non avrebbe accettato il matrimonio combinato che il padre pensava per lei e per questo sarebbe stata uccisa. Sana era innamorata di un ragazzo che vive nella provincia bresciana, come lei cittadino italiano di seconda generazione.
Aspettando il risultato dell’autopsia sulla 25enne la polizia presidia il luogo di sepoltura, a Kot Fath, in una zona diversa da quella di Mangowal, dove la famiglia di Sana abita e dove sono stati sepolti i parenti deceduti in passato. Sembra un atto dovuto quello della Procura di Brescia che ha aperto un’inchiesta, al momento senza ipotesi di reato e neppure indagati. Il sostituto procuratore Ambrogio Cassiani si metterà in contatto con l’ambasciata italiana ad Islamabad per avere tutta la documentazione sul caso. «Non pensavamo potesse sbloccarsi la vicenda» ha detto un coetaneo e connazionale di Sama, «Senza la pressione dei media, non avrebbero mai autorizzato l’autopsia» aggiunge parlando dal quartiere Bresciano di Fiumicello. «È chiaro che la fine a questa vicenda deve essere ancora scritta. Ma è altrettanto chiaro che non si può morire per infarto, dopo un ricovero per un calo di pressione, come ci volevano far credere», ha poi dichiarato all’Ansa il direttore del Giornale di Brescia Nunzia Vallini.
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