Il Terzo Tempio Yishai Sarid Traduzione di Alessandra Shomroni Giuntina euro 17
La copertina
Con il passo narrativo che ricorda i resoconti dello storico ebreo Flavio Giuseppe nelle “Antichità Giudaiche” e con il ritmo serrato che ha appassionato i lettori di “Idromania”, l’avvincente romanzo di fantascienza di Assaf Gavron (Giuntina), Yishai Sarid, avvocato di successo, autore del thriller “Il poeta di Gaza” (e/o, 2012), cattura il pubblico italiano con un libro ambientato in un futuro non troppo lontano che riesce a fondere in modo mirabile letteratura e attualità. “Il Terzo Tempio” (Giuntina) in libreria in questi giorni nella bella traduzione di Alessandra Shomroni, è apparso in Israele nel 2015 dove ha scalato le classifiche dei libri più venduti vincendo nel 2016 il prestigioso Premio Bernstein, nonostante qualche polemica negli ambienti del sionismo nazional-religioso. “Gli eventi qui narrati accaddero fra i mesi di Av e Tishrì, ventitre anni dopo la salita al trono di mio padre e l’inaugurazione del Tempio”. Sono le parole che il principe Yehonatan tramanda ai posteri da una buia cella nella fortezza di Giaffa dopo essere stato catturato dai nemici - una versione moderna degli amaleciti dell’era biblica- affinchè non vada perduta la memoria degli eventi accaduti. Dopo un devastante attacco atomico che distrugge le città costiere di Israele Haifa e Tel Aviv lasciando ben pochi sopravvissuti fra le macerie, Yehoaz, padre di Yehonatan, astronomo di professione oltre che “tenente riservista in un’unità di eroi e di audaci”, vede avverarsi una profezia divina e così marcia su Gerusalemme, rade al suolo la Spianata delle Moschee e ordina di cercare sotto le rovine l’Arca dell’Alleanza sepolta da re Giosia e “subito dopo il suo ritrovamento, fu posata la prima pietra del Terzo Tempio a Gerusalemme”. Accolto come redentore e salvatore della patria dal popolo, nonostante l’ostracismo della comunità internazionale che decreta un embargo contro il Paese, Yehoaz è proclamato Re di Giudea assumendo anche la carica di Sommo Sacerdote. In un Israele moderno dove armi altamente tecnologiche si affiancano all’uso di microchip installati sotto la pelle sin da bambini per identificare facilmente eventuali infiltrati e conservare la purezza del popolo, Yehoaz fa rinascere i fasti sacerdotali dell’era biblica, con sacrifici rituali, osservazione rigorosa della legge divina, ritorno al lavoro dei campi e alle coltivazioni tradizionali della Terra d’Israele. Perché solo il Tempio e il lavoro avrebbero curato il popolo dai mali della diaspora e dalla corruzione di Tel Aviv, i cui pseudo intellettuali avevano decretato la loro fine non riuscendo a cogliere “la forza spirituale racchiusa nel Tempio”. Yehoaz fa rivivere un ebraismo tribale che nei secoli era stato soppiantato da una visione più aperta e cosmopolita riconducendo Dio nella sua dimora all’interno del Sancta Sanctorum. Ma è consentito racchiudere Dio tra mura di pietra? Ben presto dubbi inquietanti, sotto forma di un angelo dalle sembianze di un’aquila, si insinuano inesorabilmente nella mente di Yehonatan. Da pagine memorabili sgorga il racconto sofferto delle vicende del Regno di Giudea che attraverso le memorie del principe Yehonatan, una delle figure più riuscite del romanzo, si compone in un mosaico di storie dense di significati storici e religiosi. Un racconto in cui Sarid dispiega un linguaggio immaginifico, allo stesso tempo ricercato e alla portata di tutti, che regalerà al lettore un finale apocalittico alimentando riflessioni di grande attualità. Perché “Il Terzo tempio” non è solo una lettura avvincente, con personaggi di rara forza espressiva, è anche un appello che l’autore rivolge agli israeliani affinchè rifuggano dal fanatismo religioso e vigilino su quelle frange estreme del sionismo nazional-religioso che possono compromettere la coscienza democratica del Paese e aprire la strada, specialmente nei momenti di crisi, a una deriva pericolosa.