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La Stampa Rassegna Stampa
21.04.2018 Natalie Portman: prima di tutto la carriera
Cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 21 aprile 2018
Pagina: 16
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «'Delusa, rinuncio al Nobel ebraico' la rabbia di Israele contro Portman»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 21/04/2018 a pag.16 con il titolo "'Delusa, rinuncio al Nobel ebraico' la rabbia di Israele contro Portman" la cronaca di Giordano Stabile

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Molti si chiederanno come mai Natalie Portman ha cambiato opinione sul paese dove è nata, ma la spiegazione non è difficile da spiegare: il suo ultimo film 'Il cigno nero' non avuto il successo sperato. Per fermare un possibile declino e riacquistare il favore del pubblico attraverso una pubblicità a livello mondiale, niente di meglio di una dichiarazione ostile a Israele. I suoi ammiratori la seguiranno comunque (forse non tutti), ma nello stesso tempo farà breccia tra gli odiatori. Un problema di immagine, dunque.

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Giordano Stabile

Il conflitto fra Israele e i palestinesi irrompe a Hollywood e la protagonista è un’attrice ebrea, nata a Gerusalemme e naturalizzata americana. Natalie Portman, tre nomination in carriera e un Oscar come miglior attrice nel 2011 per il film «Il cigno nero», ha annunciato di voler rinunciare al Premio Genesis, conosciuto come il «Nobel ebraico». La cerimonia, prevista per giugno, è stata annullata e la decisione ha scatenato una tempesta in Israele. Portman non ha dato spiegazioni ufficiali al suo gesto. Una sua portavoce si è limitata a spiegare che «i recenti avvenimenti sono stati estremamente dolorosi per lei» e quindi «non si sente a suo agio nel partecipare ad alcun evento pubblico in Israele». La Fondazione Genesis ha espresso la sua «tristezza» per la decisione, ha detto di «rispettare il suo diritto di criticare il governo» ma anche di temere che il suo gesto porti a una «politicizzazione» della cerimonia: «Una cosa che abbiamo sempre cercato di evitare». Ma è chiaro che il «no» di Portman è destinato a essere legato alle proteste nella Striscia di Gaza che nelle ultime tre settimane hanno portato alla morte di 39 palestinesi, 4 ieri, per il fuoco dell’esercito israeliano e al ferimento di altri 1400. Quando, lo scorso novembre, la Fondazione aveva annunciato di aver scelto lei per il riconoscimento, l’attrice si era detta «orgogliosa delle sue radici in Israele». Portman aveva manifestato critiche alla politica israeliana già nel 2009 e si era detta «delusa» per la rielezione di Benjamin Netanyahu nel 2015. Ma non era mai stata sostenitrice del movimento «Bds» per il boicottaggio di Israele. Ora la sua presa di posizione è destinata a rafforzare il partito anti-israeliano nel mondo dello spettacolo, che già a dicembre si era spaccato in due dopo che la cantante Lorde aveva cancellato un concerto a Tel Aviv. Una posizione simile è stata presa più volte dalla rockstar Roger Waters dei Pink Floyd, mentre un altro gruppo storico, i Radiohead, ha dovuto affrontare critiche feroci per il concerto tenuto in Israele lo scorso 19 luglio. Il leader Thom Yorke ha poi replicato in una intervista con la rivista “Rolling Stone”: «Ci sono tantissime persone che non sono d’accordo con il movimento Bds: non crediamo nel boicottaggio culturale». Il Premio Genesis, lanciato nel 2013, ha fra i propositi quello di fare del messaggio culturale un ponte fra Israele e il resto del mondo. Sono stati premiati, dal 2014, l’ex sindaco di New York Michael Bloomberg, lo scultore Anish Kapoor, il violinista Itzhak Perlman e un’altra star di Hollywood, Michael Douglas. Tutti hanno donato il milione di dollari del premio a istituti di beneficenza. La Fondazione Genesis ha fatto sapere che Portman non intende restituire la somma, che probabilmente sarà donata, mentre i due milioni aggiuntivi promessi dal filantropo israeliano Morris Kahn andranno comunque a una Ong a difesa dei diritti delle donne. Ma il punto è politico. Il ministro della Cultura, Miri Regev, è stata categorica: «Mi spiace molto che Natalie Portman sia caduta nella mani dei sostenitori del Bds». Un’attrice «ebrea che è nata in Israele», ha sottolineato Regev, «si è unita a coloro che vedono il meraviglioso successo della rinascita d’Israele come una storia di tenebra e tenebra», con una parafrasi del titolo del libro «Una storia d’amore e di tenebra» di Amos Oz, poi un film diretto dalla stessa Portman. Un deputato del partito Likud, Oren Hazan, ha chiesto addirittura la revoca della nazionalità israeliana all’attrice, nata in Israele nel 1981 ed emigrata a tre anni a Washington assieme ai genitori. Il Premio Genesis doveva segnare il ritorno trionfale nella sua terra di origine, come la regina Amidala da lei interpretata in «Guerre stellari». E invece Portman sembra aver voluto indossare la maschera di «V per Vendetta».

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