Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 21/04/2018, a pag.26 la risposta del direttore Maurizio Molinari a un lettore.
Caro Direttore, noto con sempre maggiore sorpresa che il mondo occidentale, in particolare quello europeo, ha una sorta di sottomissione nei confronti dell’Islam. L’episodio più sconcertante è stata la copertura delle statue nude di un museo romano, capolavori incomparabili, in occasione della visita del presidente iraniano. Vi sono stati, di recente, altri episodi simili. E che dire dell’accettazione del velo - e mi riferisco non solo a quello integrale, ma a qualunque tipo di velo - per le donne nelle nostre città? A mio avviso tutto questo nasce dal fatto che l’Occidente, sempre più agnostico e privo di un’identità, sta confondendo la tolleranza con la spersonalizzazione.
Gianfelice Campolieto
Maurizio Molinari
Caro Campolieto,
l’integrazione di identità differenti è uno degli elementi di forza dell’Occidente. Ciò che distingue le democrazie dalle dittature è il rispetto di ogni tipo di minoranza. Che sia di fede, lingua, colore della pelle, genere o altro poco importa. Tanto più ogni minoranza, ogni individuo, è protetto nelle due differenze tanto più la democrazia si rafforza. Garantire diritti significa però anche far rispettare i doveri della cittadinanza. E ciò significa, in primo luogo, ottemperare alle leggi. Nelle democrazie occidentali coprire le statue per motivi religiosi significa oscurantismo, obbligare le donne a vestirsi in una certa maniera contro la loro volontà è un reato contro la persona, imporre alle donne comportamenti diversi dagli uomini significa razzismo. Dunque, venendo all’Islam nel nostro Paese o in Europa, il metodo non può che ispirarsi alla difesa dei principi dello Stato di Diritto: nessuna discriminazione a priori perché negherebbe chi noi siamo, ma il più rigido degli impegni per far condividere a chi arriva lo spirito delle nostre leggi. Ciò significa difendere un’idea di Europa e Occidente come spazi umani e luogo geografico dove ognuno può essere se stesso per propria scelta e convinzione, ma nessuno può limitare i diritti del prossimo all’unico fine di imporre i propri. La conseguenza comporta determinazione su ambo i fronti: per far comprendere a leader, migranti e visitatori stranieri che l’Europa e l’Italia proteggono ogni istanza, rivendicazione e diritto. Tranne quelli che minacciano di travolgere ciò che hanno di più caro: la propria identità. Il pericolo più serio che in questa cornice abbiamo davanti è sommare due errori: non difendere i diritti in Europa degli stranieri e rinunciare a proteggere i nostri.
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