Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 21/04/2018, a pag.16 con il titolo "Ambasciata romena a Gerusalemme, così Bucarest può spaccare la Ue" il commento di Paolo Mastrolilli
Klaus Johannis, presidente della Romania con Bibi Netanyahu
La scelta della Romania risveglierà l'Unione europea dal sonno della ragione? Ce lo auguriamo, anche perchè la Romania dal prossimo anno assumerà la presidenza di turno del Consiglio UE. Trump ha dato il via, vedremo da che parte si schiererà l'Italia. Le speranze sono bloccate dalla presenza di Mogherini, da sempre schierata - dovremmo scrivere 'inginocchiata'- di fronte ai paesi arabo/musulmani.
Paolo Mastrolilli
Al di là degli annunci e delle smentite, dietro al progetto della Romania di spostare a Gerusalemme la sua ambasciata in Israele c’è il primo tentativo serio di incrinare l’unità europea su questo fronte. A gennaio dell’anno prossimo, infatti, Bucarest assumerà la presidenza di turno del Consiglio Ue, e se lo spostamento avvenisse in quei mesi si tratterebbe di una sfida aperta alla linea di Bruxelles. In apparenza, la situazione è ancora molto intricata. Il leader socialdemocratico della Camera, Liviu Dragnea, ha rivelato che il governo ha adottato un memorandum che decide di avviare la procedura per il trasferimento della sede diplomatica da Tel Aviv a Gerusalemme, dove presto prenderà servizio l’attuale console a New York Catalin Radu Dancu. Il primo ministro Viorica Dancila ha confermato la notizia, ma il presidente della Repubblica Klaus Iohannis ha smentito, dicendo che non è stato informato, e ha invitato il governo alla prudenza. In base alla legge, Iohannis avrebbe l’ultima parola sulle decisioni relative alle ambasciate, e quindi potrebbe bloccare la procedura. Nella pratica, però, fonti direttamente informate spiegano che il potere vero in Romania appartiene al leader della Camera, e quindi se Dragnea ha deciso lo spostamento, con il consenso del governo, il presidente della Repubblica non ha davvero la forza di boicottarlo. Le fonti spiegano che in realtà l’operazione è stata già avviata, al punto che sono stati visionati gli edifici di Gerusalemme candidati ad ospitare la nuova ambasciata. Esiste anche l’ipotesi di acquistare un terreno, per costruire una specie di cittadina diplomatica, in previsione del fatto che nel prossimo futuro altri Paesi sceglieranno la stessa linea. Gli Stati Uniti hanno bisogno che qualche nazione di peso segua il loro esempio, e la Romania sarebbe un buon punto di inizio, perché ha dimensioni politiche significative, ma soprattutto perché all’inizio del prossimo anno assumerà la guida del Consiglio dell’Unione europea. In questo modo potrebbe diventare il grimaldello utile per scardinare l’unità continentale non solo sulla collocazione delle ambasciate in Israele, ma sull’intera politica nei confronti dello Stato ebraico. Infatti Bucarest dimostrerebbe che esiste una spaccatura tra i Paesi orientali e occidentali della Ue, come peraltro è già emerso di recente su altre questioni centrali come le migrazioni. La Romania si prepara a rispondere alle critiche degli altri europei, dicendo che ha un antico rapporto di collaborazione con gli Stati Uniti. Washington l’ha aiutata durante la fine della Guerra fredda, e l’ha sostenuta dopo tanto sul piano economico, quanto su quello militare. La sicurezza di Bucarest oggi dipende dagli americani, e quindi il governo non può permettersi di rispondere no alle sollecitazioni dell’amministrazione Trump. Resta però da vedere come si risolverà il braccio di ferro interno, e come reagiranno e Paesi dell’Unione europea.
Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante