Cara Deborah Fait. Parole sante, che condivido pienamente. Alla fine ero pieno di vergona come cristiano (non credente), indignato per il comportamento palestinese e per i resoconti della stampa. Sono venuto in Israele durante il mio viaggio di nozza nel 1983 e mi sono trovato benissimo. Purtroppo l'atteggiamento della popolazione italiana nei confronti del suo paese è sempre peggiorato. Mi ricordo che durante la Guerra dei Sei Giorni, il mio professore di italiano, dopo aver detto che se fosse stato più giovane sarebbe partito volontario per combattere per Israele, ci chiese la nostra opinione. Se ben ricordo abbiamo votato tutti, salvo due, a favore di Israele. Posso solo immaginare cosa sarebbe successo solo un anno o due dopo... La ringrazio per avermi chiarito con i suoi interventi molte idee e aver dissipato dei dubbi che di fronte alla notizie che si leggono su Israele, alle volte possono sorgere spontaneamente. Cordiali saluti
Ernesto Buzano, Torino
PS. Qualora lo ritenesse opportuno, può pubblicare la mia firma.
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Cara Deborah, anch'io mi chiedo sempre il perché dell'odio contro Israele e gli ebrei in generale. Anche le mie amiche, pur essendo persone intelligenti e istruite, che non si esprimono in modo becero, fanno sempre dei distinguo che, gratta-gratta, si rivelano per quel che sono: malevolenza. Ho pensato anch'io a chi potevo inviare copia del tuo articolo, che ho appena finito di leggere, ma ho concluso che non sopporterei i loro pareri. Sai cosa farò? Dirò loro a voce quello che hai scritto, proprio sotto forma di domanda: ma perché, perché? Non scoraggiatevi, continuate così. Un abbraccio da una vecchia amica.
Mariangela Pastorello Torino
Gentile Mariangela e Gentile Ernesto,
Durante i sei giorni di guerra del 1967 i titoli dei giornali italiani erano drammatici e solidali con Israele. Però, dopo le rivelazioni spaventose (e molto fastidiose per alcuni) emerse dal processo Eichman di qualche anno prima, era già uscito allo scoperto, molto evidente, qualche dente avvelenato – non dovevate rapirlo...non dovevate processarlo...non dovevate condannarlo a morte... avete voluto solo vendicarvi-. Era inutile far osservare che il processo era assolutamente legale con tanto di avvocato difensore tedesco pagato da Israele, tutto quell'orrore sbattuto in faccia non era gradito dall'opinione pubblica, a molti giornalisti e politici. Parlo naturalmente in generale, ricordando quanto io, giovanissima, stessi male di fronte a quelle assurde accuse per aver fatto semplicemente giustizia. Dopo qualche anno dal processo Eichman con il suo bravo strascico di avversione per gli ebrei che avevano osato, da vittime, diventare giudici, ecco scoppiare la guerra con la promessa di tutti i paesi arabi di eliminarci definitivamente. La preoccupazione dei media e la paura degli ebrei del mondo intero era palpabile finchè, in soli 6 giorni, la vittoria del piccolo e povero Israele provocò sorpresa mista ad ammirazione. Si sa che l'ammirazione suscita spesso invidia e dall'invidia all'odio il passo è brevissimo quindi dalla solidarietà, in un battibaleno, si passò al livore. Ricordo un bellissimo articolo di Indro Montanelli in nostra difesa. Subito dopo esplose, peggio della guerra, l'invenzione di un popolo nuovo di cui nessuno aveva sentito parlare prima: i palestinesi che altri non erano che gli arabi viventi in Israele. Nacque allora un forte sentimento terzomondista che si nutriva dei soliti luoghi comuni antisemiti: ebrei ricchi, potenti e capitalisti e arabi poveri e maltrattati . Esattamente tutto il contrario di quella che era la realtà perchè Israele era povero in canna, solo di fronte a potenze armate fino ai denti, gli arabi possedevano tutto il petrolio che all'epoca esisteva al mondo e avevano la simpatia dell'occidente dalla loro. Da quella vittoria, benedetta perchè permise a Israele di continuare ad esistere e prosperare, nacque un odio efferato, bestiale, spietato che dura tuttora. Non dovevamo vincere, dovevamo farci annientare per permettere al mondo di asciugarsi qualche lacrimuccia. Sarei curiosa di sapere le risposte al mio "perchè?". In genere non sanno che dire, alzano le spalle e poi si lanciano in accuse improponibili, storie inventate, ragionamenti ridicoli. Alla base di tutto c'è solo astio e rabbia per la nostra voglia di vivere perchè, nella mente dei più, alberga l'idea portata avanti di generazione in generazione, che gli ebrei debbano soffrire e possibilmente morire. L'antisemitismo, amici, non ha un perchè. Questa è la risposta.
Un cordiale shalom
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