Quando i palestinesi rivendicano la Shoah
Commento di Michelle Mazel
http://www.jforum.fr/quand-les-palestiniens-revendiquent-la-shoah.html
Fotomontaggi arabi palestinesi che falsificano la storia
Mentre Israele si raccoglie sui sei milioni di ebrei vittime della barbarie nazista, secondo le stime di un recente studio la popolazione ebraica mondiale oggi conta intorno ai 14 milioni di individui. Ciò significa che in tre quarti di secolo non ha mai raggiunto il livello di prima della seconda Guerra Mondiale, tra i sedici ed i diciotto milioni. In fondo non è una notizia così stupefacente dopo il terribile annientamento della Shoah e nonostante la vigorosa natalità israeliana. Si sa che il tasso di natalità delle famiglie ebraiche in Israele è il più alto del mondo occidentale. Parallelamente, per così dire, i rifugiati palestinesi hanno visto il loro numero decuplicarsi in 70 anni, passando da poco più di 770.000 nel 1948 a oltre 5 milioni secondo gli odierni dati dell’UNRWA. Cosa che non ha impedito al sito “Médiapart” di pubblicare domenica 1° aprile 2018 un articolo provocatorio, dal titolo: “La Shoah dei palestinesi”per commentare gli scontri della settimana precedente in cui erano rimasti uccisi 17 dimostranti. Scioccante, non è vero? Ma perché non lo è fino in fondo? I media palestinesi e i siti occidentali che li sostengono, da tempo hanno colto l’ “interesse” di questa cinica operazione di recupero della tragedia degli ebrei e ne hanno fatto la loro arma preferita. Accusare gli israeliani di comportarsi come dei nazisti se non addirittura peggio, significa negare qualsiasi legittimità allo Stato ebraico. E se la realtà non si presta perfettamente a questo tipo di confronto? Non importa a nessuno. Prendiamo ad esempio un movimento che si chiama “Combattere la Shoah in Palestina” , questo è anche il nome di un sito in inglese su FB. Tra le altre cose c’è una fotografia che mostra i sopravvissuti di Buchenwald con accanto quella di un checkpoint a Taybeh nei territori palestinesi. Un altro sito inglese, creato il 1° gennaio del 2011, dal titolo molto evocativo “Shoah, the Palestinian Holocaust” - Shoah, l’Olocausto palestinese – dispone anch’esso della sua pagina FB e afferma che il suo obiettivo “ è dare una voce ai milioni di persone nel mondo che vogliono porre fine all’oppressione Zio-Nazi (sic!) ed alla distruzione ambientale della Palestina”. L’Autorità Palestinese ama i discorsi scioccanti che mettono a confronto le azioni di Israele con i peggiori crimini dei Nazisti. Il canale televisivo di Fatah, a più riprese, ha fatto riferimento “ai forni in cui gli israeliani bruciavano i bambini palestinesi vivi”. Da qui la creazione di un “Comitato Nazionale Palestinese per proteggere l’infanzia dall’Olocausto”. Sotto l’egida di questa organizzazione, nel 2008 Hamas aveva organizzato una mostra a Gaza dove i bambini erano stati invitati a guardare delle bamboline collocate nei “mini” forni crematori. Certo, ciò non impedisce alla propaganda palestinese e araba, che ammira Hitler e lo celebra volentieri, di mettere regolarmente in discussione il “cosiddetto olocausto”. Ci si perde in congetture sui motivi per cui i principali organi di stampa occidentali, ed i famosi “mass media” non abbiano ancora affrontato la questione.
Michelle Mazel, scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron”. I suoi commenti escono su JForum online