Riprendiamo dalla STAMPA online di oggi, 14/04/2018, con il titolo "Il Usa, Francia e Gran Bretagna lanciano l’attacco in Siria: colpito centro di ricerche", cronaca e commento di Giordano Stabile.
Giordano Stabile
Damasco
Usa, Francia e Gran Bretagna hanno lanciato prima dell’alba un attacco missilistico contro il centro di ricerche di Barzeh, pochi chilometri a Nord di Damasco. Il sito è sospettato di aver sviluppato armi chimiche e biologiche e di essere usato anche come deposito per stoccarle. La tv di Stato ha mostrato il fumo che si levava dalla zona. L’attacco arriva a una settimana dal sospetto raid con agenti chimici sulla città ribelle di Douma, quando morirono dalle 43 alle 70 persone, secondo gli attivisti dell’opposizione. Damasco e Mosca hanno negato di aver condotto attacchi chimici e hanno accusato i ribelli di aver “inscenato” l’attacco per innescare l’intervento americano.
Il presidente americano Donald Trump ha annunciato la rappresaglia in diretta tv. L’ambasciato russo ha replicato che “ci saranno conseguenze”. Almeno sei “forti esplosioni” sono state udite a Damasco nelle primissime ore del mattino. “Ho ordinato alle forze armate di lanciare attacchi di precisione su obiettivi legati alle capacità chimiche del dittatore siriano Bashar al-Assad”, ha detto il leader Usa dalla Casa Bianca. La tv di Stato ha citato “fonti militari” che affermano di aver “abbattuto o deviato” 13 missili in arrivo, circa “un terzo del totale”. Fonti occidentali non ufficiali parlano di un “centinaio” di missili, non soltanto sulla capitale. L’Osservatorio per i diritti umani, vicino all’opposizione, sostiene che sono stati colpiti in tutto tre centri di ricerche, due vicini a Damasco, e uno nella provincia di Homs, oltre a una “base militare”, sempre nella provincia di Damasco. Un anno fa, dopo un sospetto attacco con gas sarin a Khan Sheikhoun, gli Stati Uniti attaccarono con 59 missili Tomahawk la base aerea di Shayrat, in provincia di Homs. Sembra che anche il raid di questa mattina sia stato condotto da missili da crociera, forse lanciati da sottomarini. La Siria non ha comunicato se ci sono state vittime e quante.
Il decollo notturno delle forze francesi
La Russia aveva ripetuto nei giorni scorsi che avrebbe risposto all’attacco se fossero “state messe in pericolo le vite dei soldati russi” che stazionano nelle basi militari siriane. Al momento non si hanno notizie di vittime. Mano a mano che passano le ore emergono nuovi dettagli sugli obiettivi colpiti. Sarebbero tre i centri di ricerca militare finiti nel mirino a Damasco, e testimoni sul posto riferiscono di esplosioni in posti diversi della città; poi sarebbero stati colpiti altri due siti sospettati di attività legate allo sviluppo di armi chimiche nella provincia di Homs e in quella di Hama, a Misyaf; e infine sarebbero stati bombardati anche i centri di comando della Quarta divisione meccanizzata e della Guardia repubblicana, sul Monte Qasyoun vicino a Damasco: sono due unità d’élite dell’esercito che hanno partecipato all’assalto finale a Douma, quando c’è stato il sospetto attacco chimico. I militari siriani hanno diffuso foto di rottami di ordigni che sostengono di aver abbattuto in zona e sembrano in effetti missili da crociera. In particolare i Tornado britannici hanno colpito con “missili a lungo raggio Storm Shadow” un deposito di armi chimiche nella provincia di Homs, “a 80 chilometri a Ovest” del capoluogo”. Lo Storm Shadow è un missile semi-furtivo sviluppato da Francia, Gran Bretagna e Italia, con una portata di 560 chilometri. È stato lanciato dai Tornado al largo delle coste siriane, senza entrare nello spazio aereo siriano.
I russi confermano che non hanno attivato le loro difese ma “la maggior parte dei missili” sono stati intercettati dalle difese siriane (coadiuvate dai militari russi). In totale fra i 100 e i 120 missili sono stati lanciati verso la Siria da sottomarini e forse navi. Il ministero degli Esteri siriano ha definito l’attacco “un fallimento” e “una vergogna” per gli Stati Uniti e i suoi alleati. La Turchia ha approvato i raid contro le armi chimiche e li ha definiti “appropriati”. Il riallineamento sulle posizioni americane in Siria, dopo il vertice Putin-Erdogan-Rohani ad Ankara che aveva delineato la spartizione a tre del Paese, arriva forse come in cambio del non intervento Usa ad Afrin ma anche in attesa del via libera per attaccare i curdi a Manbij. Anche Israele ha definito “appropriati” i raid e ha avvertito che potrebbero essercene altri in caso di nuovo utilizzo di armi chimiche. Poche ore dopo l’attacco missilistico, il presidente siriano Bashar al-Assad ha raggiunto i suoi uffici alla presidenza siriana e la tv di Stato ha mostrato le immagini del suo arrivo per rassicurare la popolazione. Media emiratini e britannici avevano diffuso nei giorni scorsi la voce che il raiss fosse fuggito nel Nord della Siria o addirittura a Teheran e rumours in questo senso sono circolati anche questa mattina. L’attacco senza un mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu è una violazione del diritto internazionale: lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin, citato dalla tv filo-Cremlino Russia Today. La Russia ha intenzione di chiedere una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu. La Turchia approva i raid definendoli «una risposta appropriata» all’attacco chimico a Douma. In una nota, il ministero degli Esteri scrive: «Accogliamo con favore questa operazione che ha alleviato la coscienza dell’umanità davanti all’attacco di Douma, di cui è ampiamente sospettato il regime». Nella nota, Ankara ricorda tra l’altro che il presidente siriano Bashar al Assad si è già macchiato di «crimini contro l’umanità e di crimini di guerra».
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