Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 13/04/2018, a pag.6, con il titolo "Il regime controlla Douma e Ghouta e sposta i suoi jet nelle basi russe", il commento di Giordano Stabile.
Giordano Stabile
Le forze di Bashar al-Assad conquistano l’intera città di Douma e la polizia militare russa prende il controllo dell’area dove sabato 7 aprile c’è stato il sospetto attacco chimico, mentre gli ispettori dell’Opac sono in arrivo a Damasco e già domani potrebbero compiere le prime ispezioni. E’ uno sviluppo che permette a Mosca di guadagnare tempo e agire sul piano diplomatico, riallacciare i contatti con gli Stati Uniti, sfruttare la mediazione turca di Recep Tayyip Erdogan, e intanto rafforzare la difesa attorno alla capitale siriana.
La giornata di ieri si è aperta con la resa dei combattenti di Jaysh al-Islam, che per 54 giorni hanno resistito all’offensiva denominata «Acciaio di Damasco». In un altro momento sarebbe stato il trionfo per Assad, perché la Ghouta orientale era l’ultima importante sacca di resistenza dei ribelli, difesa da almeno 15 mila miliziani trincerati alle porte delle capitale. Ieri mattina gli ultimi 2 mila combattenti, compreso il comandante Issam Buwaydani, hanno consegnato le armi pesanti alla polizia militare russa. Poi sono stati condotti ai pullman diretti, come al solito, verso la provincia di Idlib.
Ghouta, Siria
Ora tutta la zona interessata dall’attacco chimico è sorvegliata dai militari di Mosca che sostengono di aver condotto «ispezioni» assieme alla Mezzaluna rossa siriana. Ma per capire che cosa davvero è successo nella tarda serata di sabato scorso bisogna aspettare il lavoro degli ispettori dell’Opac, in arrivo nella capitale: tra oggi e domani potrebbero svolgere un primo sopralluogo. Anche l’Oms ha chiesto «immediato accesso» a Douma, anche perché ha raccolto una serie di testimonianze sul posto che riferiscono di 500 persone colpite da «agenti chimici», con 43 morti. I servizi americani avrebbero confermato che sono state trovate «tracce di cloro e agenti nervini» nel sangue delle vittime ma il dipartimento di Stato appoggia comunque l’indagine dell’Onu per «verificare».
Il sospetto attacco chimico ha messo in secondo piano il successo del regime. Assad ha rilasciato una intervista alla agenzia di Stato Sana, per spiegare come «alcuni Paesi occidentali alzano la voce e minacciano azioni appena raggiungiamo la vittoria sul campo». Il raiss ha poi visitato una scuola per smentire le voci su una sua «fuga» da Damasco. Resterà probabilmente nella capitale anche in caso di attacco. Forze siriane e russe hanno concentrato attorno al palazzo presidenziale uno scudo anti-aereo sempre più fitto, con 130 lanciatori di tutti i tipi - S-200, 300, 400 a lungo raggio e Pantsir S-1 a medio raggio - «in grado di lanciare 3600 missili in dieci minuti contro tutti i tipi di bersagli», cioè cacciabombardieri e missili da crociera Tomahawk.
I movimenti della Nato comunque allarmano Mosca. Nel caso di un massiccio dispiegamento di forze d’attacco il dispositivo russo, in fin dei conti limitato, finirebbe per soccombere. Tutti i jet siriani ancora efficienti sono stati concentrati nelle basi russe, meglio protette, e la Marina russa ha fatto uscire dal porto di Tartus le tre fregate, più altre otto navi, che erano ancorate ai moli fino a ieri. Sarebbero state bersagli troppo facili e ora invece, impegnate in manovre davanti alla costa siriana, possono ostacolare le mosse di Trump.
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