Germania: quasi 5 milioni di musulmani, crescono antisemitismo e violenza Commento di Roberto Giardina
Testata: Italia Oggi Data: 11 aprile 2018 Pagina: 12 Autore: Roberto Giardina Titolo: «Islam divide sempre la Germania»
Riprendiamo da ITALIA OGGI, a pag. 12, con il titolo "Islam divide sempre la Germania", il commento di Roberto Giardina.
Roberto Giardina
“Parlerò con chi ha votato per l'AfD», disse Frau Merkel dopo le elezioni del settembre 2017, «chi ha timore non è sempre un razzista». II partito dell'estrema destra è giunto terzo con il 12,6%, quasi il triplo rispetto a quattro anni prima (il 4,7), e ha destabilizzato la Germania. Per formare il nuovo governo sono stati necessari sei mesi. L'AfD ha cavalcato la paura per l'arrivo di troppi immigrati, in gran parte musulmani, in breve tempo, anche se, per timore di ammetterlo, molti politici hanno cercato di giustificarlo esclusivamente con il malessere economico.
Ma al paese non è mai andata meglio, perché i populisti non avevano successo quando andava peggio, come nel 2013? Oggi Frau Angela dichiara: «L'Islam fa parte della Germania». II suo ministro degli interni, il bavarese Horst Seehofer, risponde: «Assolutamente no». I musulmani (4,7 milioni su 82) vivono in Germania, riconosce, ma non fanno parte della cultura, della storia e delle tradizioni del paese, come il cristianesimo e l'ebraismo. E i due terzi dei tedeschi, secondo un sondaggio, sono d'accordo con Horst. Tutti razzisti, potenziali elettori dell'AfD? Anche in Germania è pericoloso andare contro la corrente del politically correct. La cancelliera, figlia di un pastore luterano ma atea confessa, dice quel che pensa, o non vuol rischiare di dar ragione alla destra? Il tema, Islam ja o nein, è stato discusso al talk show del lunedì, Hart aber fair, duro ma leale. Su cinque ospiti, quattro erano immigrati o figli di immigrati. La sharia è incompatibile con i principi e il diritto tedesco? Un musulmano integrato dovrebbe riconoscere che le donne sono uguali agli uomini, e che la religione deve riconoscere le leggi dello stato. Protagonista del dibattito tv, l'attrice Enissa Amani, 36 anni (i suoi genitori nel 1985 fuggirono dall'Iran).
L'Islam fa parte della Germania, ha proclamato. Perché l'autore dell'attentato di sabato a Münster (due morti, venti feriti, sei gravissimi) viene definito «folle» perché tedesco, protesta Enissa, e invece i terroristi islamici sono definiti fanatici religiosi? Anche loro folli, l'Islam non ha niente a che vedere con il terrore. È stata subissata dalle proteste degli ascoltatori: ovvio che l'Isis faccia presa sulle persone più labili (non sempre) ma le motiva con l'odio religioso contro i cristiani. Si è parlato anche della proposta di vietare il kopftuch, il velo islamico, nelle scuole. II divieto non risolve i problemi, ritiene Frau Annette Widmann-Mauz, responsabile del governo per l'integrazione, e va contro la libertà religiosa, sancita dalla Costituzione. Cem Özdemir, leader dei verdi, di origine turca, ma areligioso come precisa, risponde: «Una bambina di 4 anni all'asilo non è libera di portare o no il velo islamico». Ozdemir sarebbe stato ministro degli esteri se i Grünen fossero entrati al governo, e non è certo un fanatico. Ma viene minacciato di morte per le sue posizioni dai turchi residenti in Germania, e ha denunciato che i tassisti musulmani a Berlino si rifiutano di prenderlo come cliente. Oltre metà dei tedeschi, secondo un sondaggio, è contro il kopftuch a scuola e negli uffici pubblici, per strada invece ognuno può andare come gli pare. Domenica, quando sono stati arrestati sei giovani musulmani sospettati di voler compiere una strage alla mezza maratona di Berlino, la notizia è stata occultata dalla tv, che ha preferito mettere in primo piano l'attentato di Münster. I politici, dalla Merkel a Seehofer, hanno osato commentare il fatto solo quando è stato accertato che l'autore era un tedesco. II telegiornale dello Zdf, il secondo canale, non ha annunciato la notizia di Berlino nei titoli di testa, dando la precedenza alla vittoria della Ferrari. Poi i sei sospetti sono stati rilasciati: dichiarare di voler vendicare Amri, il tunisino autore della strage di Natale a Berlino (il 19 dicembre 2016, dodici morti tra cui un'italiana), e avere dei machete a casa non è un reato. Tre dei sei sono anche cittadini tedeschi. Un'integrazione fallita, o rifiutata. A Berlino, e anche altrove, si moltiplicano le aggressioni ai cittadini ebrei, i bambini ebrei sono aggrediti dai compagni musulmani. Le bandiere di Israele vengono bruciate davanti al parlamento. I dibattiti tv tedeschi sono più civili dei nostri, si lascia parlare l'interlocutore, ma con le dichiarazioni buoniste si occulta solo il problema. E i mass media rischiano di perdere in credibilità.
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