Riprendiamo dal FOGLIO di oggi 11/04/2018, a pag.3, l'editoriale "Per Grillo c’è golpe e golpe".
Beppe Grillo Lula
Beppe Grillo è indignato per l’arresto dell’ex presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, “vittima di una persecuzione politica alla luce del giorno”. Non si fa fatica a essere d’accordo con lui. La manomissione della democrazia, l’estromissione di un leader popolare dall’arena politica per via giudiziaria è preoccupante e mette un’ipoteca pesante sullo sviluppo civile della dialettica democratica. Lula è stato condannato per corruzione al termine di un procedimento che appare inquinato da pressioni politiche, da manovre oscure e da interessi di forze potenti. Giustissimo indignarsi. Com’era giusto protestare per la persecuzione giudiziaria che ha colpito tanti esponenti politici italiani, da Giulio Andreotti a Nicola Mancino a Silvio Berlusconi. Ma su questi casi nostrani Grillo si è schierato con la magistratura politicizzata senza il minimo dubbio, ha costruito gran parte della sua propaganda – “onestà onestà” – proprio sul pregiudizio colpevolista nei confronti in sostanza di tutto il ceto politico. E’ per questa palese contraddizione che la lotta di Grillo contro il giustizialismo, purché agli antipodi, è poco convincente. Difendere solo i propri amici e usare con disinvoltura i più vieti argomenti moralisti e giustizialisti per denigrare gli avversari è un modo di fare non solo poco equilibrato ma profondamente equivoco. Insomma, Grillo ha torto anche quando ha ragione: non è l’espressione di un pregiudizio contro di lui, ma la conseguenza del modo in cui applica criteri diversi e addirittura opposti nel valutare le interferenze giudiziarie nella politica definendo (giustamente) golpe solo quello che gli conviene.
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