Rifugiati e diritto al ritorno
Commento di Michelle Mazel
(Versione italiana di Yehudit Weisz)
http://www.jforum.fr/refugies-et-droit-au-retour.html
Il piano di spartizione dell'Onu (1947): gli ebrei accettarono, gli arabi rifiutarono e attaccarono il neonato Stato ebraico per distruggerlo
“Quando la Risoluzione della partizione della Palestina venne accolta, fu creato lo Stato di Israele, ma non il nostro. Non chiedetemi perché, non lo so”. È al Presidente dell'Autorità Palestinese, Abu Mazen, che dobbiamo questa sorprendente affermazione, rilasciata durante un discorso del 15 gennaio a Ramallah. Ciò che il vecchio leader non vuole ammettere, è che se lo Stato arabo fosse stato creato allora, non ci sarebbero stati rifugiati. Ma come recita precisamente la Risoluzione 181 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 29 novembre 1947 ? "... lo Stato arabo e quello ebraico indipendenti e il regime di controllo internazionale previsto per Gerusalemme ... entreranno in vigore in Palestina due mesi dopo l'evacuazione dell’esercito della Potenza mandataria”. Va notato a proposito, che la Risoluzione parla di uno Stato arabo e non di uno Stato palestinese. Nessuna delle parti interessate era pienamente soddisfatta del Piano di partizione, ma gli ebrei lo accettarono e proclamarono il loro Stato indipendente. Gli arabi invece lo rifiutarono. Il Presidente Mazen sa bene il perché: era perché non intendevano accettare l’esistenza di uno Stato ebraico, indipendentemente dai suoi confini. Infatti le bande armate arabe non avevano certo atteso la proclamazione dell'indipendenza e la partenza delle truppe britanniche per attaccare città e villaggi ebraici e intraprendere sanguinosi assalti. Per di più, da gennaio a maggio del 1948, queste bande avevano avuto i rinforzi da parte di un "esercito di liberazione araba" – è da notare araba, non palestinese - e poi della Legione araba della Transgiordania, che gl’inglesi lasciarono entrare senza problemi. Ai loro accaniti attacchi risposero l'Haganah e l'Irgun, dal momento che Tsahal, l'esercito di difesa di Israele, non esisteva ancora. Ha inizio l'esodo delle popolazioni arabe che ben presto diventerà un fiume in piena durante l'attacco sferrato, di comune accordo, da cinque Paesi arabi - Egitto, Siria, Iraq, Libano e Transgiordania - con il sostegno dell'Arabia Saudita. A meno che non si respinga la Risoluzione dell’ONU e non si dichiari l’illegittimità d’Israele, cosa che purtroppo alcuni fanno, è necessario riconoscere che la principale responsabilità della creazione del problema dei rifugiati, è degli arabi.
Soprattutto perché, la Transgiordania, lungi dal promuovere la creazione di uno Stato sulle terre che erano state loro destinate e che lei aveva occupato durante i combattimenti, semplicemente se le era annesse, oltre che ad essersi impadronita della Città Vecchia di Gerusalemme, diventando così la Giordania. Per quanto riguarda i rifugiati, li lascia ammassati in campi dove vivono ancora oggi i loro figli, nipoti e pronipoti, aiutati dall'UNWRA, un'organizzazione delle Nazioni Unite creata appositamente per loro e che perpetua la condizione di rifugiato rendendola ereditaria. Nel frattempo, quasi un milione di ebrei espulsi dai Paesi arabi, dove si erano stabiliti da secoli, arrivarono senza alcuna risorsa, nel giovane Stato di Israele: non avevano potuto beneficiare di alcun aiuto internazionale. Eppure sono riusciti a integrarsi e ora ricoprono alcune delle più alte cariche dello Stato. Va anche sottolineato che, quando nel 1964, nacque l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina, tre anni prima della Guerra dei Sei Giorni, questa non voleva rivendicare la Cisgiordania e Gerusalemme Est, annesse alla Giordania, ma cancellare per sempre Israele. La marcia del ritorno astutamente orchestrata da Hamas a Gaza non ha nessun altro scopo: far calpestare “pacificamente” a milioni di persone, tra cui migliaia di terroristi, i confini internazionalmente riconosciuti di Israele. Un’impresa applaudita da tutti coloro che continuano ad auspicare la fine dello Stato ebraico. Anche a costo di un bagno di sangue.
Michelle Mazel, scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron”. I suoi commenti escono su JForum online