Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 09/04/2018, a pag. III l'analisi dal titolo "Cosa c’è dietro alla marcia di Gaza" tratta dal Times of Israel.
A destra: l'arma dei media contro Israele
G iusto nel caso qualcuno se ne fosse dimenticato, nel 2005 Israele si è ritirato unilateralmente dalla striscia di Gaza sulle linee precedenti la guerra del ’67, ha sgomberato migliaia di civili israeliani dalle loro case e ha smantellato tutte le strutture militari che aveva creato nella striscia. A Gaza non c’è più nessuna presenza fisica d’Israele e Israele non avanza nessuna rivendicazione territoriale sulla striscia di Gaza. Giusto nel caso qualcuno se ne fosse dimenticato, Hamas, un’organizzazione islamista terroristica che mira dichiaratamente alla distruzione di Israele, ha preso il potere a Gaza nel 2007 con un sanguinoso colpo di stato contro le forze del presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen). Dopo aver tentato invano di piegare Israele terrorizzandolo con la tattica degli attenti suicidi che hanno seminato stragi nelle città israeliane durante la cosiddetta Seconda intifada, dopo che ha preso il controllo su Gaza, Hamas ha proseguito il tentativo di terrorizzare Israele lanciando indiscriminatamente migliaia di missili e razzi al di là del confine. Non fosse stato per il sistema di difesa antimissilistica “Cupola di ferro” e per le puntuali reazioni delle forze di difesa israeliane contro rampe e arsenali, buona parte di Israele sarebbe stato ridotta in macerie secondo le speranze di Hamas. Hamas ha anche incessantemente scavato tunnel per infiltrazioni terroristiche che passano sotto il confine: un’altra via escogitata dai terroristi che Israele, a quanto pare, sta gradualmente chiudendo grazie all’azione delle sue forze armate e a nuove tecnologie e barriere sotterranee. Giusto nel caso qualcuno se ne fosse dimenticato, Hamas ha cinicamente e implacabilmente sfruttato gli abitanti di Gaza – gran parte dei quali l’aveva - no votata nelle elezioni del gennaio 2006, mai più riconvocate – ammassando razzi ed esplosivi a ridosso o persino all’interno di moschee e scuole, lanciando razzi dalle aree residenziali, scavando i tunnel a partire da case e istituzioni civili. Hamas ha usato a questo scopo tutti i materiali che possono essere utilizzati per la fabbricazione di armi e fortificazioni, costringendo Israele ad applicare un severo blocco di sicurezza sulle importazioni a Gaza le cui conseguenze ricadono sugli abitanti palestinesi. La decisione di organizzare e fomentare manifestazioni di massa al confine nel quadro della cosiddetta “marcia del ritorno” che mira allo scontro con le truppe israeliane schierate a difesa dei confini, sostenendo ipocritamente e in malafede che si tratta di una campagna “non violenta”, non è che l’ultima versione dell’uso cinico che Hamas fa degli abitanti di Gaza come scudi umani (in mezzo ai quali infatti anche venerdì scorso ha infilato terroristi armati che hanno aperto il fuoco contro gli israeliani). Giusto nel caso qualcuno se ne fosse dimenticato, invocare un “diritto al ritorno” in Israele per decine di migliaia di profughi palestinesi, e milioni di loro discendenti, non è altro che un appello per la cancellazione di Israele”.
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