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Qualche piccola riflessione sulla ‘marcia’ di Gaza, in attesa della prossima puntata Cari amici, La prima è, diciamo, teologica. Le manifestazioni di odio contro Israele degli islamisti si svolgono sempre di venerdì. Quale religione usa le giornate di festa per attaccar battaglia e celebrare “giorni della rabbia” e analoghe dichiarazioni di guerra? Chiedo ai miei lettori cristiani: è concepibile che il clero usi la domenica per menti bellici e di odio? Nell’ebraismo certamente il sabato non può servire a questo. Ma l’Islam, si sa, è diverso. La sua teologia politica è la conquista del mondo con le armi, i loro “martiri” non sono coloro che rinunciano alla vita pur di non abiurare la loro fede, ma chi cade in battaglia contro i fedeli di altre religioni, che per loro sono automaticamente nemici di Dio). Ci pensino i buonisti, a partire da Francesco. La seconda ragione è che se qualcuno dichiara che venerdì sarà la giornata della rabbia, certamente sta prendendo lui l’iniziativa, non sta subendo un attacco. Non è stato l’esercito israeliano a stabilire che il 30 sarebbe iniziato il “ritorno” in Israele (pardon, nella Palestina-di-cui-non-si-abbandona-un-centimetro), è stato Hamas, come già ha stabilito che venerdì ci sarà il prossimo round. Allora perché dire che Israele “attacca” Gaza? Israele si difende, difende una linea di confine internazionalmente riconosciuta. E ha tutto il diritto di stroncare ogni tentativo di invasione. La terza ragione parte dallo stesso dato. Se esiste una forza politica (piuttosto stalinista, fra l’altra, con comitato centrale, politburò e tutto il resto) che stabilisce le date delle “mobilitazioni”, possiamo davvero pensare che la violenza sia il frutto dell’”esasperazione popolare”, della “disperazione” o addirittura della “miseria” (alla faccia degli alberghi milionari e dei soldi messi da parte dai dirigenti di Hamas)? Non c’era “disperazione” il 29, poi il 30 sì, poi di nuovo no fino al 6 e così via, salvo che la provvida Organizzazione disponga nella sua illumina tattica che è meglio lasciar perdere con un“contrordine compagni!”? Fra l’altro, i dati come al solito trascurati dai giornali italiani ed europei, che sono oggi le vere fabbriche di fake news, mostrano che questa spontaneità non è affatto entusiasta, o forse che il comando di Hamas non è così solido. Il conto è presto fatto. Gaza ha fra un milione e mezzo e due milioni di abitanti (e più sono palestiniste le fonti, più il numero è alto, partiamo dunque da quello più basso). I partecipanti alla “marcia” sono stati fra i 30 mila e i 45 mila. Le marce in realtà erano 6 per renderle più comode e vicine a casa. In moschea, a scuola, per strada, dappertutto, si era fatta sentire la propaganda di Hamas. Ma hanno raccolto fra il 2 e il 3 per cento della popolazione, che è molto poco, soprattutto in un regime del genere. Ho trovato due fonti sul numero dei terroristi arruolati da Hamas: Wikipedia parla di 10 mila-17 mila operativi pagati (https://en.wikipedia.org/wiki/Hamas), quest’altro sito parla di 15 mila miliziani (https://www.quora.com/How-many-Hamas-militants-are-there-in-the-Gaza-Strip-according-to-estimations-What-are-their-nationalities). Anche ignorando il fatto che alle manifestazioni aderivano Fatah e Jihad Islamica e altri gruppi minori, che dovrebbero insieme pesare come Hamas, bisogna pensare che alla “marcia” facevano bella mostra di sé donne, anziani e bambini. Diciamo che ogni terrorista inquadrato è riuscito a portarsi dietro una o al massimo due persone, incluse moglie e figli? Non mi sembra proprio un successo. E in effetti Hamas stesso si è detto deluso (http://www.israelhayom.com/2018/04/01/hamas-says-disappointed-by-low-turnout-for-gaza-border-protest/). Aggiungeteci che alla “grande manifestazione non hanno fatto eco né i sudditi dell’Autorità Palestinese in Giudea e Samaria (http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Kalandiya-residents-apathetic-to-Gazas-March-of-Return-547723), né gli arabo-israeliani, né la mitica “piazza araba”: anzi i paesi islamici, a parte i soliti esagitati Erdogan e ayatollah iraniani, hanno protestato in maniera del tutto formale. Tant’è vero che dopo solo quattro giorni il potentissimo erede al trono dell’Arabia ha rotto un solidissimo tabù dichiarando che il popolo israeliano ha diritto alla sua terra: alla faccia del “ritorno” (https://worldisraelnews.com/saudi-crown-prince-israelis-right-land/). La controprova è data dal fatto che tutti coloro che sono morti durante l’attacco al confine, sedici in tutto, erano giovani maschi in età militare (che da quelle parte sta fra i 16 e i 35): non una donna, non un anziano, non un bambino. E di questi 10 erano noti ai servizi segreti israeliani come arruolati nelle bande terroriste, il che non significa che gli altri non lo fossero, dato che certamente non possono conoscere tutti i terroristi uno a uno. Diciamo che quasi tutti erano miliziani dei diversi gruppi. Pensateci: Per quanto bravi siano i tiratori scelti dell’esercito israeliano, per quanto abbiano scelto con cura i personaggi più esagitati e pericolosi che davano l’assalto alla frontiera, si tratta di un dato statisticamente significativo. Ne possiamo concludere che nella folla che cercava di scardinare la linea di confine, probabilmente la maggioranza erano miliziani terroristi inquadrati e pagati da Hamas e dalla sua concorrenza interna. Il che significa fra l’altro che saranno a disposizioni con le armi o senza, a seconda di quel che gli verrà comandato, anche nelle prossime occasioni. Vedremo in quanti si presenteranno venerdì e che cosa faranno. A me pare che la scommessa di Hamas sia già perduta. Salvo che nei cuori della sinistra italiana (https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10215301825688762&set=a.10207648315435789.1073741827.1528716259&type=3), europea e anche israeliana (https://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-5216085,00.html) - sempre pronti a far credito a chi vuol solo ucciderli.
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