Egitto: Al Sisi, confermato, critico dell'islam privo di riforme Ma il commento di Camille Eid è propaganda pro-Fratelli Musulmani
Testata:Italia Oggi - Avvenire Autore: Camille Eid Titolo: «Egitto, l'università islamica al-Azhar resiste alla riforma di al-Sisi - I Fratelli musulmani lontani dalle urne e il malcontento silenziato dal regime»
Riprendiamo da ITALIA OGGI del 30/03/2018, a pag. 12, la cronaca "Egitto, l'università islamica al-Azhar resiste alla riforma di al-Sisi"; da AVVENIRE , a pag. 6, con il titolo "I Fratelli musulmani lontani dalle urne e il malcontento silenziato dal regime", il commento di Camille Eid, preceduto dal nostro.
Ecco gli articoli:
Al Sisi
ITALIA OGGI: "Egitto, l'università islamica al-Azhar resiste alla riforma di al-Sisi"
AlSisichiede all'imam della moschea AlAzhar del Cairo di riformare i pezzi del Corano che riportano le parole di Maometto che incitano a uccidere gli infedeli, ma,per ora, senza successo. E' però stato riconfermato, gli auguriamo di riuscirci, le parole del profeta incitano e giustificano il terrorismo.
E’ il rifugio millenario del pensiero islamico sunnita e sta resistendo strenuamente alla riforma di al Sisi. Al Cairo, dietro gli alti muri che circondano l'università al-Azhar, venerabile istituzione egiziana che accoglie ogni anno 300 mila studenti stranieri, si gioca un braccio di ferro tra potere politico e religioso. L'ateneo conta un milione di studenti e scuole in tutto l'Egitto. Accanto allo studio del grande iman, che si circonda di 80 saggi, ci sono ben 75 facoltà e il Dar al-Iftaa, dove gli ulema emanano i loro decreti religiosi. Un'istituzione che il presidente egiziano cerca di controllare, dopo la cacciata dal potere dei Fratelli musulmani, nel 2013. L'anno successivo, in un discorso che nessun presidente egiziano aveva mai tenuto prima, al-Sisi chiamò gli iman di al-Azhar a «rivoluzionare» l'Islam, aggiornando testi vecchi più di dieci secoli. Da allora il rais non cessa di reiterare il suo «invito» all'ateneo. Che però continua a rimanere lettera morta. Il presidente voleva controllare le preghiere del venerdì nelle centinaia di migliaia di moschee egiziane, ma al-Azhar si è opposta. Inoltre intendeva unificare i sermoni e puntava a farli redigere dal ministero dei beni religiosi che poi avrebbe provveduto a renderli accessibili sul suo sito Internet. Ma niente di tutto questo gli è riuscito. Un'altra resistenza si è verificata sulla questione del divorzio orale. Il potere voleva abolire questa forma di ripudio a disposizione del marito, ma i più conservatori dei grandi ulema hanno detto no. C'è da dire che al-Azhar si è dichiarata chiaramente contro il niqab (il velo integrale) e che condanna da sempre l'Isis. Tuttavia resta incapace di scomunicare i jihadisti. Tutti chiari indizi del fatto che la modernizzazione dell'ateneo richiederà parecchio tempo.
AVVENIRE - Camille Eid: "I Fratelli musulmani lontani dalle urne e il malcontento silenziato dal regime"
Il pezzo di Camille Eid è di propaganda a favore della Fratellanza Musulmana, organizzazione jihadista che si pone l'obiettivo dell'imposizione della legge del Corano e della ricostituzione del Califfato. Di conseguenza Eid attacca e scredita il regime militare di Al Sisi, che certo non è democratico, ma è comunque molto meglio di una teocrazia. Avvenire non si fa scrupolo di pubblicare un commento che, di fatto, appoggia un movimento terroristico.
Camille Eid
Fratelli musulmani in Egitto
Bisognerà congratularsi con al-Sisi all'indomani della parodia elettorale?», si chiedeva ieri un editoriale di Le Monde. «Non se ne parla», la risposta, perché in materia di pluralismo «lo scrutinio egiziano non ha nulla da invidiare a quello russo». Dove sia finita l'altra metà"dell'Egitto (stando ai dati provvisori diffusi ieri dai media) bisogna chiederlo allo stesso al-Sisi, che è riuscito in quattro anni a spegnere ogni forma di contestazione politica. A cominciare dai Fratelli musulmani, che sicuramente rappresentano la fetta maggiore degli astensionisti. Anche per questo la Commissione elettorale ha deciso di sanzionare coloro che non si sono presentati alle urne con una multa di 500 lire (22 euro), e ciò in base a una legge - mai applicata prima - contro l'astensionismo. In fondo, la tornata elettorale è stata caratterizzata dal metodo del bastone e della carota. Il bastone non solo con i candidati, «intimiditi» e costretti a gettare la spugna, ma anche con gli elettori. Alla radio chi boicotta è stato tacciato di traditore e accusato di attentare alla sicurezza del Paese. La carota, invece, con gli indecisi, incoraggiati con vari allettamenti a partecipare a uno scrutinio dall'esito scontato: scatole di cibo, un tariffario dell'equivalente di 39 dollari e permessi aziendali. Alla fine, e in mancanza di una vera e propria corsa, l'unico dato degno di interesse per gli analisti sarà quello dell'affluenza. Le stime fornite dal portale di al-Ahram parlano di un tasso di partecipazione attorno al 41,5 per cento, vale a dire 25 milioni votanti su un totale di 60 milioni di elettori. Se confermato, il tasso sarebbe inferiore di 6 punti rispetto a quello registrato alle precedenti elezioni del 2014 (uno smacco per Sisi) e di 10 punti rispetto a quelle del 2012 che hanno visto la vittoria dell'esponente dei Fratelli musulmani, Mohammed Morsi. Di sicuro, le circostanze che hanno accompagnato la riconferma di al-Sisi sono destinate ad alimentare un lungo dibattito, anche fuori dall'Egitto. Due settimane fa, il deputato democratico del Massachusetts Jim McGovern ha detto di aver iniziato a elaborare con alcuni colleghi una risoluzione per affrontare le preoccupazioni su ciò che ha definito una «mancanza di elezioni giuste e libere in Egitto». McGovern, co-presidente della Commissione Tom Lantos per i Diritti umani, ha detto che mentre l'Egitto è uno stretto partner strategico degli Stati Uniti, c'è una preoccupazione bipartisan al Congresso circa gli eventi che hanno preceduto il voto. «I recenti sviluppi, tra cui l'intimidazione e la detenzione di tutti i credibili candidati dell'opposizione e le restrizioni imposte ai gruppi non governativi e ai media, stanno minando la legittimità e la credibilità di quelle elezioni», ha detto ancora McGovern. «Non possiamo - ha concluso il deputato democratico americano-e non dobbiamo trascurare azioni e politiche che rafforzano le tendenze autoritarie in Egitto e indeboliscono lo stato di diritto».
Per inviare la propria opinione ai quotidiani, telefonare: Italia Oggi 02/582191 Avvenire 02/6780510 Oppure cliccare sulla e-mail sottostante