Buffonata sì, ma pericolosa
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
A destra: terroristi di Hamas
Cari amici,
provate nostalgia per le vecchie manifestazioni di massa palestiniste? Trovate naturalmente criminali ma anche un po’ opachi e poco eloquenti i tentativi di ammazzare innocenti sconosciuti con coltelli e automobili in cui si sono specializzati i palestinisti negli ultimi tre o quattro anni, dopo aver constatato che non riescono più a fare attentati industriali come nel loro passato e dunque si devono limitare al piccolo artigianato dell’omicidio spicciolo? Vorreste rivedere bandiera al vento, slogan ipnotici, flottiglie, cortei, copertoni bruciati e amenità del genere?
Be’ consolatevi, ve ne do notizia in anteprima italiana. Non è detto che i palestinisti, che sono presuntuosi e divisi e per fortuna piuttosto pasticcioni anche nei loro tentativi criminali, ci riescano davvero, ma stanno cercando di riorganizzare i loro carnevali antisraeliani, con la speranza che qualcuno se li fili di nuovo come ai vecchi tempi delle intifade, quando sembrava che la loro “eroica lotta” fosse al centro del mondo. Almeno per gli antisemiti, voglio dire.
Che cosa succede? Ecco. Dalla fine del mese in corso fino a metà maggio, quando ricorre l’anniversario della dichiarazione di indipendenza di Israele, i palestinisti organizzano una “marcia del ritorno”, che promettono di dimensione milionaria. Da dove partirà questa marcia?, vi chiederete. Naturalmente da Gaza che da una decina d’anni è il vero stato palestinese. E dove arriverà? Naturalmente a Gaza, perché naturalmente Israele non permetterà che vada da nessun’altra parte. Ma nel frattempo vedremo, come si dice dalle mie parti, un sacco di cinema. E quanto durerà allora? Cinque minuti, visto che non si muoveranno? Mezz’oretta, visto che dai confini di Gaza city al confine ci sono poco più di due chilometri? Un’ora e mezza, per i sette chilometri dal mare al confine?Un paio di giorni per fare con tutto comodo i 42 chilometri di lunghezza della striscia? No, la lunghezza prevista è di un mese e mezzo, dal 30 marzo a metà giugno. Prima prepareranno delle tendopoli a poca distanza del confine, per accogliere tutti quelli che volenti o nolenti saranno chiamati a partecipare alla “marcia”, poi faranno comizi, sfilate, movimenti militari e infine, non si sa se a piccoli gruppi o tutti assieme cercheranno di sfondare il confine. (http://www.terrorism-info.org.il/en/preparations-great-return-march-update/)
Infine chi organizzerà questa pericolosa pagliacciata? Tutti assieme Hamas, Fatah, la Jihad islamica. (https://www.memri.org/reports/gaza-strip-initiative-collaboration-hamas-palestinian-islamic-jihad-and-supporters-fatahs) Ma non si odiano, L’Autorità palestinese, cioè Fatah, non ha appena accusato Hamas di aver cercato di far saltare per aria il suo primo ministro e Hamas non ha appena lasciato capire che certamente quelli di Fatah sono dei traditori da ammazzare, ma questa volta non sono stati loro, bensì la Jihad Islamica che le fa concorrenza a Gaza e l’AP, tanto per non sbagliare, non ha indurito le misure di boicottaggio della striscia, che già colpiscono seriamente la sua economia, le possibilità dei suoi abitanti di ricevere merci, passaporti, permessi di andare a curarsi in Israele se malati? Sì certo, le cose stanno proprio così. Ma di fronte alla prospettiva di mostrare fieramente al mondo il loro odio per Israele, tutti i dissensi passano in secondo piano. Come i ladri di Pisa:"che di giorno litigano e di notte vanno a rubare insieme".
E di fronte a questo che farà Israele? Ha già fatto sapere che come fece nel 2011 in occasione di un’analoga iniziativa di Hezbollah al confine col Libano, intende difendere i confini, possibilmente con mezzi non letali, come dei nuovi droni capaci di diffondere dal cielo gas lacrimogeni (https://www.timesofisrael.com/israel-to-deploy-tear-gas-dropping-drones-on-planned-gaza-border-protests/) e se questi mezzi non servissero con i tradizionali dispositivi militari che sono stati rafforzati (http://www.israelhayom.com/2018/03/23/bracing-for-potentially-violent-march-idf-boost-deployment-along-israel-gaza-border/) Ma non potrebbe lo stato ebraico lasciar perdere e permettere alle manifestazioni di svilupparsi e di esaurirsi? E’ una tattica che spesso è stata usata, per esempio in occasione della crisi dei metal detector a Gerusalemme, l’estate scorsa. Ma questa volta non è proprio consigliabile. Gaza è sostanzialmente un accampamento militare, in mezzo ai disgraziati che saranno precettati a gridare slogan e avvicinarsi alla barriera di sicurezza ci saranno molti terroristi ben allenati, pronti a cogliere l’occasione di rapire o uccidere israeliani, di distruggere gli apparati di sicurezza, come la barriera antitunnel, e i mezzi che li mantengono, a lanciare qualche scorreria di commando in profondità nel territorio israeliano.
Insomma, si prepara un momento molto difficile e probabilmente anche cruento, nel bel mezzo delle celebrazioni per i settant’anni dello stato di Israele e del trasferimento dell’ambasciata americana a Gerusalemme. Ma non fatevi ingannare, l’ambasciata è solo un pretesto. Quel che conta per chi ha organizzato questa avventura è danneggiare come possono Israele e avvicinarsi al grande obiettivo della sua totale distruzione. Peccato per loro ma bene per il mondo che questo obiettivo sia più che lontano, irraggiungibile. E che nessuna buffonata di marcia servirà ad avvicinarlo.
Ugo Volli