Riprendiamo dalla STAMPA - TORINO di oggi, 27/03/2018, a pag.56, con il titolo "Chiaromonte, l’intellettuale contrario a tutte le ideologie" il commento di Maria Teresa Martinengo sulla presentazione del libro "Nicola Chiaromonte" di Cesare Panizza (Circolo dei lettori, via Bogino 9, domani ore 18).
La copertina (Donzelli ed.) Cesare Panizza
È stato il miglior amico italiano di Albert Camus, tra i pochissimi intellettuali europei con cui Hannah Arendt si sentiva in sintonia. Con Ignazio Silone ha fondato e diretto per oltre un decennio la rivista «Tempo presente». Eppure Nicola Chiaromonte, intellettuale scomodo, «senza casa» in molti sensi, è stato ben poco ricordato dopo la morte, avvenuta nel 1972. Ora la sua voce dissonante torna a farsi sentire grazie al giovane storico Cesare Panizza, autore di «Nicola Chiaromonte. Una biografia», edito da Donzelli. Panizza sarà domani alle 18 al Circolo dei Lettori con il direttore della Stampa, Maurizio Molinari, e Renato Camurri, docente di Storia all’Università di Verona. Il suo libro (in origine tesi di dottorato, rimasta a lungo nel cassetto) racconta un antifascista e anti-totalitario a tutto campo.
Maurizio Molinari
«Non aveva appartenenze politiche - ricorda Panizza -. Il suo radicale anticomunismo in vita non ha facilitato i rapporti con la sinistra, pur venendo da Giustizia e Libertà, e in morte è rimasto “senza eredi”. Il suo pensiero era critico verso tutte le ideologie in base alle quali le persone dovrebbero compiere azioni ingiuste oggi per ottenere un mondo migliore domani». Nella visione di Chiaromonte, nato in una famiglia lucana cattolicissima (a cui opporrà il rifiuto della religione, ma non il desiderio di dialogo e comprensione), «non c’è spazio per la violenza, per la privazione della liberta dell’individuo in nome di una futura società di liberi. L’azione politica per lui è fatta di scelte morali», spiega lo storico.
Chiaromonte vive a Parigi negli anni 30, in esilio perché individuato dal fascismo come militante di Giustizia e Libertà. Lì conosce la sua prima moglie, la giovane artista austriaca ebrea Annie Pohl: malata, morirà durante la fuga verso il Sud quando i tedeschi arrivano a Parigi. Una storia intensa, nei cui anni il trentenne intellettuale lucano consolida le ragioni del suo antifascismo e la sua apertura al mondo. Chiaromonte deciderà di tentare la via degli Stati Uniti attraverso Marocco e Algeria, dove sarà Camus a procurargli i documenti per partire, la cui amicizia coltiverà fino alla morte. Negli Stati Uniti conoscerà la seconda moglie, anche lei ebrea, e si legherà ai grandi nomi della cultura radical americana, Dwight MacDonald, la Arendt, Mary McCarthy. Tornerà in Europa nel dopoguerra, prima a Parigi poi, dal 1953 a Roma. Nel ’56 fonda «Tempo presente» e attraverso questa rivista cosmopolita (sostenuta dagli americani) tiene rapporti stretti anche con l’Est ed in particolare con gli intellettuali polacchi anticomunisti. «Chiaromonte - ricorda Panizza - è stato anche collaboratore della Stampa e amico di Vittorio Gorresio. È sulla “Stampa” che ha potuto esprimere il suo pensiero più politico, dopo la chiusura della rivista. Sulla Stampa rifletterà in più occasioni sul ’68. In Italia lo giudica inizialmente positivo per la critica all’autoritarismo nell’Università, ma poi ne cercherà di mettere in guardia i giovani dalle derive ideologiche. Se in lui trovo un limite è nel giudizio sempre negativo sulla società di massa. Il ’68 era l’esplosione della società di massa...».
Per Angelo Pezzana, che con Italia Israele ha promosso l’appuntamento di domani, «Nicola Chiaromonte è la rappresentazione più pura dell’intellettuale liberale progressista, una specie rarissima in Italia, dove le ideologie culturali e politiche hanno sempre dettato legge. Lo dimostra la sua partecipazione, insieme a tantissimi intellettuali francesi e inglesi, alla guerra contro la dittatura di Franco, nel 1936. Quando tornerà, nel ’53, sarà uno dei pochi a conoscere e a parlare della realtà dell’Unione Sovietica in Italia, dove il regime godeva di un’immeritata buona immagine. Oggi la sua vita è un esempio contro il pensiero unico, che dilaga anche nel nostro Paese, e può insegnarci quanto importanti siano i principi di libertà e i pericoli che possono correre».
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