Riprendiamo dalla STAMPA, di oggi 27/03/2018, a pag. 25, con il titolo "L’intifada di periferia minaccia la sicurezza degli ebrei francesi", il commento di Cesare Martinetti; dal FOGLIO, a pag. 1-4, con il titolo "Antisemitismo a Parigi", il commento di Giulio Meotti; dal CORRIERE della SERA, a pag. 13, con il titolo 'Non è un episodio. Da anni ci sentiamo insicuri in Francia', l'intervista di Stefano Montefiori.
IL MANIFESTO dedica alla notizia soltanto poche righe, intitolate "Donna reduce della Shoah uccisa a Parigi". Oltre al fatto che la vittima non era "reduce", ma sopravvissuta alla Shoah, nel breve pezzo non c'è cenno alcuno al movente dell'omicidio, ovvero l'antisemitismo. E men che meno si parla del violento e criminale antisemitismo islamista in Francia, di cui Mireille Knoll è soltanto l'ultima delle vittime.
Ancora meno righe sono quelle dedicate dal TEMPO, che titola "Reduce della Shoah uccisa per odio razziale". Anche in questo caso da segnalare l'utilizzo sbagliato del termine "reduce" e il timore di scrivere apertamente di antisemitismo.
Ecco gli articoli:
LA STAMPA - Cesare Martinetti: "L’intifada di periferia minaccia la sicurezza degli ebrei francesi"
Cesare Martinetti
Con quello sgomento che le appartiene ogni volta che un fatto grave mette in causa l’immagine della sua identità, la Francia sta vivendo uno feroce episodio di antisemitismo. I media sono ancora cauti. La denuncia però è chiara. Una donna di 85 anni, di religione ebraica, è stata uccisa a coltellate e il suo corpo è stato dato alle fiamme. La vittima che si chiamava Mireille Knoll portava dentro di sé la sequenza della storia più buia del Novecento. Era scampata alla cosiddetta «Raf du Vel d’Hiv», della metà di luglio del 1942, il più grande rastrellamento d’ebrei residenti in Francia, compiuto dalla polizia del regime di Vichy in collaborazione con i nazisti occupanti. Oltre tredicimila persone arrestate e condotte nel Velodromo d’inverno (le Vélodrome d’Hiver) alla periferia di Parigi e poi ai campi di sterminio. Mireille era tra queste insieme alla madre. Riuscì a scappare. Tra le mille peripezie dell’epoca è riuscita a raggiungere il Portogallo dov’è rimasta per qualche anno dopo la guerra. Si è poi sposata con un sopravvissuto di Auschwitz, deceduto qualche anno fa. La coppia viveva a Parigi, dove l’altro giorno si è compiuto il misfatto che in modo drammatico chiude il cerchio della vita di Mireille: perseguitata da bambina in quanto ebrea, è morta a 85 anni perché ebrea. Allora erano i nazisti, oggi è quel misto di odio, qualunquismo, ferocia, indifferenza, ignoranza che serpeggia nelle periferie dell’Europa, cresciuto insieme alla crisi e alla curva della storia che vive sempre più spesso di episodi di intolleranza e di ordinario razzismo. La polizia ha fermato due giovani, le indagini diranno da dove vengono e perché l’hanno fatto. Ma sono dettagli. In Francia l’antisemitismo corre sotto la pelle del Paese, sono questi episodi a far riemergere di tanto in tanto statistiche e realtà quotidiane difficili da vivere, non solo in banlieue, ma anche in certe zone di Parigi. L’ultimo fatto era avvenuto poco più di un mese fa a Sarcelles, in quell’hinterland, dove le comunità - quella musulmana e quella di origine ebraica - si fronteggiano ormai senza mediazioni. Un bambino di otto anni era stato aggredito soltanto perché portava la kippah. È successo nel quartiere detto della «piccola Gerusalemme», dove vivono circa diecimila ebrei, e dove il presidente della comunità ebraica aveva definito l’atto una «goccia nel mare della violenza e dell’antisemitismo quotidiano». Da anni gli ebrei francesi delle periferie subiscono una intifada permanente. Sono tra le comunità più attive a praticare l’aliyah e cioè il viaggio (di ritorno) in terra di Israele. Questo fenomeno è diventato una ricorrente fonte di polemica tra le autorità israeliane e quelle francesi. L’ultima volta è avvenuto tre anni fa, quando, in occasione della strage di ebrei compiuta nel supermercato kasher all’indomani dell’attacco a Charlie Hebdo, il premier Netanyahu in visita a Parigi aveva invitato gli ebrei a tornare in patria.
Violenza nei fatti e nelle parole che viaggiano alla velocità e con la diffusione che sappiamo nei social media. E appena una settimana fa il primo ministro Edouard Philippe ha presentato un piano di lotta anche su internet contro antisemitismo e il suo rovescio, le violenze contro i musulmani che anch’esse si sono moltiplicate, soprattutto dopo l’ondata di attentati, dal Bataclan all’ultimo fine settimana, nel supermercato di Carcassonne. La povera Mireille diventa così un nuovo simbolo. Il suo appartamento del IX arrondissement, quello della Bastiglia, non certo in una periferia marginale, diventa un santuario di qualcosa a cui l’Europa deve guardare con molta attenzione.
IL FOGLIO - Giulio Meotti: "Antisemitismo a Parigi"
Giulio Meotti
Roma. E’ la nipote, Noa Goldfarb, ad aver dato voce ieri allo sconforto della comunità ebraica francese. Lo ha fatto da Israele, dove Noa è andata a vivere qualche anno fa: “Venti anni fa ho lasciato Parigi sapendo che né il mio futuro né quello del popolo ebraico erano lì. Ma chi poteva pensare che stessi lasciando la mia famiglia dove terrore e crudeltà avrebbero portato a un finale così triste? La nonna è stata pugnalata a morte undici volte da un vicino musulmano che conosceva bene”. Si chiamava Mireille Knoll e aveva 85 anni, era scampata alla rafle, la retata del Vél’d’Hiv, e ai lager nazisti, ma ha trovato la morte per mano di qualcuno che si è introdotto nel suo appartamento, l’ha pugnalata ripetutamente e ha dato fuoco al suo corpo, nonchè alla casa in cui la donna viveva. Due individui sulla trentina sono ora nelle mani della polizia, mentre la procura di Parigi ieri ha parlato di “movente antisemita plausibile”. Mentre i figli di Mireille partivano da Israele dove risiedono per recarsi al funerale della madre, a Parigi si susseguivano le voci di indignazione e condanna per un altro fatto di sangue che scuote la già traumatizzata comunità ebraica francese, specie subito dopo il massacro jihadista a Trèbes, dove venerdì un fanatico dell’Isis ha assassinato quattro persone in un supermercato. Il parlamentare Meyer Habib ha parlato di “assassinio barbaro”: “Ho fatto visita ai due figli di Mireille, ho incontrato una famiglia bellissima impastata di valori umanisti, tenuta unita dall’amore e distrutta dal dolore. Mireille ha potuto sfuggire alla retata dell’Vél’ d’Hiv nel 1942 ed è morta nel 2018 per l’odio di un islamista”. Habib non ha dubbi: “E’ la stessa barbarie che uccide bambini ebrei a Tolosa, massacra un prete nella sua chiesa a Saint-Etienne-de-Rouvray o un ufficiale di gendarmeria a Trèbes”. Anche altre personalità hanno reagito, come Bernard HenriLévy che parla di “un orrore che non deve subire alcun silenzio”. Il saggista Raphael Glucksmann ha chiamato invece “SS” l’assassino di Mireille.
Il presidente del Concistoro delle comunità ebraiche, Joël Mergui, e il capo del Crif, massimo organo di rappresentanza degli ebrei francesi, Francis Kalifat, accostano questo nuovo caso all’omicidio di Sarah Halimi, la cittadina francese di origini ebraiche che, nell’aprile 2017, è stata uccisa a Parigi dal suo vicino di casa. Al grido di “Allah Akbar”, intervallato da insulti e versetti del Corano, il giovane l’aveva picchiata sul balcone, prima di buttarla di sotto. Ci sono voluti mesi prima che le autorità francesi riconoscessero lo sfondo ideologico e razziale di questo assassinio, come era già successo nel caso di Ilan Halimi, il giovane ebreo rapito, torturato e poi bruciato dalla “banda dei barbari” nel 2006. Anche allora, criminalità e antisemitismo si mescolarono. Anche il Gran Rabbino di Francia, rav Haim Korsia, ieri ha messo in relazione l’uc - cisione delle due donne. “L’orrore del crimine e la violenza perpetrata dai carnefici sono identici”. Per mercoledì il Crif ha indetto una marcia di protesta contro l’antisemitismo e che parte da Place de la Nation e finisce ad Avenue Philippe-Auguste, dove viveva l’an - ziana sopravvissuta alla Shoah. “Era lo stesso arrondissement di Parigi”, ha detto Noémie Halioua, giornalista francese di Actualité Juive e autrice di un nuovo libro sul caso Halimi. “Ed entrambe le vittime erano donne anziane che vivevano da sole e che in precedenza si erano entrambi lamentate delle minacce”. L’antisemitismo fermenta nell’“apartheid islamista” denunciato da un appello, pubblicato dal Figaro e firmato da cento intellettuali francesi. “Il nuovo totalitarismo islamista cerca di guadagnare terreno con ogni mezzo. Non molto tempo fa, l’apartheid regnava in Sudafrica. Oggi, un apartheid di nuovo tipo viene proposto alla Francia. Il nuovo separatismo avanza mascherato. Vuole apparire benigno, ma è in realtà l’arma della conquista dell’islami - smo”. A firmarlo nomi di peso della cultura francese, come gli storici Georges Bensoussan e Alain Besançon, il filosofo Rémi Brague, lo scrittore Pascal Bruckner, l’ex ministro Luc Ferry e Alain Finkielkraut. L’antisemitismo spicciolo, “banale” e quotidiano, e quello eclatante e sanguinario, che culmina nell’uccisione di tredici ebrei francesi, è anch’esso una forma di apartheid. Si liberano i quartieri “misti” della Repubblica dall’odiosa presenza ebraica. Centomila ebrei hanno già abbandonato Seine-SaintDenis, ad alto tasso di islamizzazione e antisemitismo.
CORRIERE della SERA - Stefano Montefiori: 'Non è un episodio. Da anni ci sentiamo insicuri in Francia'
Stefano Montefiori
Francis Kalifat, presidente del Crif (Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia)
«Gli assassini stavolta erano due, è più difficile accreditare l’azione di uno squilibrato. Abbiamo qualche problema con l’ipotesi della follia: un anno fa Sarah Halimi, ebrea, madre di tre figli, medico in pensione, venne gettata ancora viva dal balcone del suo appartamento da un terrorista che gridava “Allah è grande”. Per undici mesi si parlò di un problema psichiatrico. Solo pochi giorni fa il giudice ha riconosciuto l’antisemitismo di quel gesto». Nella sede del Crif (Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia) il presidente Francis Kalifat spera in una reazione decisa della società francese. Dopo l’omicidio venerdì di Mireille Knoll, Kalifat ha incontrato Emmanuel Macron. Il 7 marzo, in occasione della cena di gala annuale del Crif, il presidente della Repubblica aveva già criticato le reticenze dei magistrati sul caso Halimi. Stavolta non si è perso tempo.
Perché è importante che l’omicidio di Mireille Knoll venga riconosciuto come «antisemita»? «Perché, se lo è, bisogna dirlo. Tutti devono sapere. Da anni gli ebrei si sentono meno sicuri in Francia e partono per Israele o per altri Paesi. Oggi siamo intorno alle cinquemila partenze l’anno, in diminuzione dopo il picco seguito all’attentato al supermercato kasher, ma è sempre il doppio del normale. C’è sollievo per il riconoscimento del carattere antisemita dell’omicidio di Mireille Knoll, ma provo collera e inquietudine che una simile barbarie possa accadere, in Francia, nel 2018».
Come reagisce la comunità ebraica? «Invitiamo tutti i cittadini a una grande marcia silenziosa, domani alle 18. Partiremo da Place de la Nation e arriveremo fino davanti a casa di Mireille Knoll, avenue Philippe Auguste, per deporre dei fiori. Speriamo che questa volta i francesi non lascino soli i concittadini ebrei».
È successo in passato? «Gli attentati hanno colpito all’inizio i simboli della Francia. I militari a Montauban, la libertà di espressione con i giornalisti di Charlie Hebdo , e gli ebrei, a Tolosa e a Vincennes. Gli ebrei non sono forse propriamente simboli della Repubblica ma hanno il ruolo di sentinelle, allertano sui pericoli. I primi attentati non hanno toccato la Francia nella sua globalità ma solo alcune categorie. E noi ebrei ci siamo sentiti isolati nel nostro stesso Paese, e abbandonati. Abbandonati non dai poteri pubblici, che ci hanno sempre manifestato solidarietà, ma dai nostri compatrioti, che si sono comportati come se quel che succedeva agli ebrei non li riguardasse».
Di che cosa si nutre il nuovo antisemitismo? «A quello tradizionale dell’estrema destra si somma l’antisemitismo di una minoranza di giovani musulmani, nelle periferie ma anche dentro Parigi, che considerano gli ebrei colpevoli di tutti i mali, e anche della loro esclusione sociale».
Per inviare la propria opinione ai quotidiani, telefonare:
La Stampa 011/65681
Il Foglio 06/589090
Corriere della Sera 02/62821
Oppure cliccare sulle e-mail sottostanti