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Il pericolo atomico continua A destra: i colloqui con l'Iran Cari amici, Tutto bene dunque? No, niente affatto. Il problema è che raggiungere l’arma atomica è diventato via via più facile, le conoscenze necessarie si sono diffuse, vi sono imprese (spesso tedesche) disposte a fornire i materiali necessari (salvo l’uranio, che ciascuna potenza candidata a diventare atomica deve trovare e “arricchire” per conto suo). E vi è almeno uno stato canaglia, la Corea del Nord (ma forse anche il Pakistan può entrare in questa categoria), disposto a cedere le sue competenze in cambio di denaro, petrolio, alleanze ecc. Soprattutto vi è una “comunità internazionale” che è tutt’altro che compatta nel combattere la proliferazione nucleare. La Russia, che è il grande padrino di Assad, su questo sito non ha detto nulla. Ed è per questa ragione che, a quanto pare, la Siria ci sta riprovando, con l’aggravante che ha imparato la lezione e il centro di produzione nucleare è questa volta annidato sotto una montagna (http://www.israelhayom.com/2018/03/22/syria-may-be-building-an-underground-nuclear-facility-report-suggests/, https://fr.timesofisrael.com/assad-construit-il-un-autre-reacteur-nucleaire-en-syrie/). Vi ricorda nulla questa sistemazione? Ma sì, è la tecnica usata dagli iraniani, per esempio nel sito di arricchimento dell'uranio di Fordo (http://www.nti.org/learn/facilities/165/). Se guardate queste immagini aeree (https://blog.spaceknow.com/iran-nuclear-program-facilities/) del sito di Fordo non vedete praticamente nulla, perché è costruito tutto sottoterra. Il sito è militare, dunque par la paradossale lettera dell'accordo voluto da Obama, sottratto a ogni ispezione. Nessuno può dire che cosa ci fanno lì dentro gli ayatollah. Certamente fra meno di dieci anni il trattato scadrà e l'Iran potrà trionfalmente dire al mondo di avere la bomba, avendo già costruito i suoi missili balistici intercontinentali, e dunque potendo minacciare chiunque al mondo: una Corea del Nord venti volte più grande e pericolosa, perché ricca e determinata a riconquistare l'impero che fu di Dario, di Ciro, dei sassanidi. E anche in questo caso, a quel che se ne sa, la Russia non ha obiezioni, anzi ha venduto agli ayatollah i suoi più moderni sistemi di difesa antiaerea per difendere le sue armi strategiche. In queste condizioni, il bombardamento israeliano di Osirak in Siria e di Deir Ezzor in Iraq sono stati sì decisivi, ma solo per un periodo. Il rischio è che come accadde a Sisifo, lo stesso gesto debba essere ripetuto ancora, naturalmente in condizioni sempre più rischiose e difficili. E in effetti c'è una dottrina militare attribuita a Begin secondo cui Israele deve sempre cercare in tutti i modi di impedire l'armamento nucleare di stati ostili (http://www.inss.org.il/publication/the-begin-doctrine-the-lessons-of-osirak-and-deir-ez-zor/). Ma naturalmente non può essere la piccola Israele a impedire la proliferazione nucleare nel mondo. E vi sono però forti dubbi che l’Arabia Saudita, che pure l’ha minacciato, sia in grado di procurarsi un armamento analogo contro l’Iran (http://www.jpost.com/Middle-East/Analysis-Saudi-Arabia-wont-build-a-nuclear-bomb-546834), il che forse non è neanche un male, vista la tradizione di questo stato. E allora? Non resta che sperare in Trump, il quale ha certamente capito che il patto di Obama con l’Iran è peggio che inutile, perché arma di denaro e legittimità un pericolo che non è solo nemico di Israele e dell’Arabi, ma di tutto il mondo. I nuovi assistenti di Trump in politica estera (Pompeo e Bolton) sono decisamente su questa linea. Speriamo che l’America si muova e che non ci sia bisogno di un nuovo e difficilissimo, eroico tentativo dell’aviazione israeliana.
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