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Ugo Volli
Cartoline
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Il pericolo atomico continua 27/03/2018

Il pericolo atomico continua
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra: i colloqui con l'Iran

Cari amici,
qualche giorno fa Israele ha ufficialmente ammesso di aver distrutto, poco più di dieci anni fa, il reattore nucleare con cui la Siria progettava di procurarsi l’armamento atomico. Vista alla luce di quel che è accaduto in quello sventurato paese, non solo si tratta di una straordinaria impresa militare, ma anche di un atto meritorio per l’intera umanità. Immaginate quel che avrebbe potuto fare Assad, che non ha esitato a gasare la sua stessa popolazione con armi bandite dalle leggi internazionali e orripilanti per ogni persona ragionevole, se avesse avuto l’arma atomica. Del resto Israele ha lo stesso merito nei confronti dell’Iraq, cui aveva impedito di raggiungere l’armamento atomico una decina di anni prima, esattamente con lo stesso metodo. I giornali di tutto il mondo, per una volta anche quelli italiani, come ha documentato IC (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=69915) hanno dato notizia dell’impresa e nessuno ha osato lamentare la violazione della sovranità siriana.

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Tutto bene dunque? No, niente affatto. Il problema è che raggiungere l’arma atomica è diventato via via più facile, le conoscenze necessarie si sono diffuse, vi sono imprese (spesso tedesche) disposte a fornire i materiali necessari (salvo l’uranio, che ciascuna potenza candidata a diventare atomica deve trovare e “arricchire” per conto suo). E vi è almeno uno stato canaglia, la Corea del Nord (ma forse anche il Pakistan può entrare in questa categoria), disposto a cedere le sue competenze in cambio di denaro, petrolio, alleanze ecc. Soprattutto vi è una “comunità internazionale” che è tutt’altro che compatta nel combattere la proliferazione nucleare. La Russia, che è il grande padrino di Assad, su questo sito non ha detto nulla.

Ed è per questa ragione che, a quanto pare, la Siria ci sta riprovando, con l’aggravante che ha imparato la lezione e il centro di produzione nucleare è questa volta annidato sotto una montagna (http://www.israelhayom.com/2018/03/22/syria-may-be-building-an-underground-nuclear-facility-report-suggests/, https://fr.timesofisrael.com/assad-construit-il-un-autre-reacteur-nucleaire-en-syrie/). Vi ricorda nulla questa sistemazione? Ma sì, è la tecnica usata dagli iraniani, per esempio nel sito di arricchimento dell'uranio di Fordo (http://www.nti.org/learn/facilities/165/). Se guardate queste immagini aeree (https://blog.spaceknow.com/iran-nuclear-program-facilities/) del sito di Fordo non vedete praticamente nulla, perché è costruito tutto sottoterra. Il sito è militare, dunque par la paradossale lettera dell'accordo voluto da Obama, sottratto a ogni ispezione. Nessuno può dire che cosa ci fanno lì dentro gli ayatollah. Certamente fra meno di dieci anni il trattato scadrà e l'Iran potrà trionfalmente dire al mondo di avere la bomba, avendo già costruito i suoi missili balistici intercontinentali, e dunque potendo minacciare chiunque al mondo: una Corea del Nord venti volte più grande e pericolosa, perché ricca e determinata a riconquistare l'impero che fu di Dario, di Ciro, dei sassanidi. E anche in questo caso, a quel che se ne sa, la Russia non ha obiezioni, anzi ha venduto agli ayatollah i suoi più moderni sistemi di difesa antiaerea per difendere le sue armi strategiche.

In queste condizioni, il bombardamento israeliano di Osirak in Siria e di Deir Ezzor in Iraq sono stati sì decisivi, ma solo per un periodo. Il rischio è che come accadde a Sisifo, lo stesso gesto debba essere ripetuto ancora, naturalmente in condizioni sempre più rischiose e difficili. E in effetti c'è una dottrina militare attribuita a Begin secondo cui Israele deve sempre cercare in tutti i modi di impedire l'armamento nucleare di stati ostili (http://www.inss.org.il/publication/the-begin-doctrine-the-lessons-of-osirak-and-deir-ez-zor/). Ma naturalmente non può essere la piccola Israele a impedire la proliferazione nucleare nel mondo. E vi sono però forti dubbi che l’Arabia Saudita, che pure l’ha minacciato, sia in grado di procurarsi un armamento analogo contro l’Iran (http://www.jpost.com/Middle-East/Analysis-Saudi-Arabia-wont-build-a-nuclear-bomb-546834), il che forse non è neanche un male, vista la tradizione di questo stato.

E allora? Non resta che sperare in Trump, il quale ha certamente capito che il patto di Obama con l’Iran è peggio che inutile, perché arma di denaro e legittimità un pericolo che non è solo nemico di Israele e dell’Arabi, ma di tutto il mondo. I nuovi assistenti di Trump in politica estera (Pompeo e Bolton) sono decisamente su questa linea. Speriamo che l’America si muova e che non ci sia bisogno di un nuovo e difficilissimo, eroico tentativo dell’aviazione israeliana.

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Ugo Volli


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