Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 26/03/2018, a pag. III l'analisi tratta dal Jerusalem Post dal titolo "L’Iran e la corsa alla bomba atomica".
Di tutti i difetti dell’accordo sul nucleare iraniano del 2015, quello forse più evidente era il pericolo che innescasse una corsa agli armamenti nucleari in medio oriente”. Così il Jerusalem Post. “I fautori dell’accordo nucleare, come l’allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama, insistevano sul fatto che esso non avrebbe indebolito gli sforzi per la non proliferazione nella regione. Ma nessuno di loro era in grado di rispondere a una semplice domanda: se all’Iran viene dato il permesso di arricchire l’uranio oggi, e di farlo ancora di più nel prossimo decennio, perché non dovrebbero farlo altri paesi in medio oriente? Cosa rende l’Iran così speciale? Eppure si tratta di un paese responsabile della morte di soldati statunitensi in Iraq, sponsor di organizzazioni terroristiche in Libano e nella striscia di Gaza, un bellicoso aggressore che promette di ‘cancellare Israele dalla carta geografica’ e che ora si sta radicando militarmente in Siria.
Premiando l’Iran, invece di penalizzarlo, l’accordo sul nucleare incoraggia l’aggressività iraniana. E i nemici dell’Iran non se ne staranno a guardare mentre Teheran si prepara per dotarsi di capacità nucleare. Non è un segreto che i sauditi si oppongono all’accordo sulle armi nucleari iraniane, almeno nella sua forma attuale. Sono particolarmente scottati dal trattamento preferenziale che l’accordo offre agli iraniani. Il che è emerso chiaramente durante i negoziati del mese scorso tra l’Amministrazione Trump e l’Arabia Saudita per contratti del valore di miliardi di dollari con le aziende americane dell’energia atomica. Durante le trattative, i sauditi hanno chiesto come mai loro dovevano aderire alle restrizioni previste dalla ‘Sezione 123’ della legge statunitense sull’energia atomica, che consente l’accesso alle tecnologie americane a condizione che ci si astenga dall’arricchire l’uranio, mentre agli iraniani viene consentito di far funzionare migliaia di centrifughe per l’arricchimento dell’uranio. I sauditi non sono i soli a contestare il trattamento preferenziale riservato all’Iran. L’amministrazione Trump, che ha ereditato da Obama l’accordo sul nucleare iraniano, si trova ora di fronte a una potenziale corsa agli armamenti nucleari. Prevenirla comporta affrontare le preoccupazioni dei sauditi, degli Emirati e di altri paesi. Per inciso, anche Israele condivide queste preoccupazioni. Bisogna convincere Germania, Francia e Gran Bretagna della necessità di stringere le restrizioni sull’Iran, e utilizzare la minaccia di nuove sanzioni come mezzo per scoraggiare il suo aggressivo espansionismo. Se gli Stati Uniti continueranno a concedere un trattamento preferenziale all’Iran per quanto riguarda le sue attività nucleari mentre esigono una rigorosa aderenza alla non proliferazione da parte degli altri, i sauditi e gli Emirati finiranno col rivolgersi a Russia e Cina, paesi che non si fanno scrupolo di fornire knowhow nucleare se pagato a buon prezzo”.
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