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Ma perché lo fanno? A destra: il "moderato" Abu Mazen Cari amici,
Una prova è la reazione a dir poco gioiosa dell’AP alle deliberazioni antisraeliane del consiglio dei diritti umani dell’Onu di cui vi ho parlato ieri (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=69947); un’altra la mossa presa ieri di aderire a otto trattati internazionali, contro la proibizione degli accordi di Oslo e la richiesta americana (https://www.timesofisrael.com/palestinians-said-seeking-to-join-8-international-treaties/). Un’altra è la reazione estremamente all’approvazione unanime da parte del congresso del Taylor Act, che cerca di contrastare il finanziamento da parte dell’AP dei terroristi condannati (http://www.jpost.com/American-Politics/Palestinians-slam-Congresss-passage-of-Taylor-Force-Act-546958). Ma la cosa peggiore sono i violentissimi attacchi personali che direttamente il dittatore dell’Autorità Palestinese Abbas e i suoi consiglieri più vicini hanno rivolto all’ambasciatore americano Friedman: non solo l’ha insultato come “figlio di cane”, come vi ha riferito abbondantemente IC e io stesso (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=280&id=69897), ma l’ha definito “antisemita” (https://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/243441), usando il solito equivoco per cui un antisemita non sarebbe un odiatore degli ebrei, secondo il modo in cui questo termine è stato introdotto nel linguaggio politico da parte di Wilhelm Marr nel 1879 (https://it.wikipedia.org/wiki/Antisemitismo), ma si riferirebbe a un’inesistente razza semitica. Ha anche chiesto ufficialmente che fosse inserito nella lista globale dei terroristi accanto a Hamas, all’Isis e Hezbollah (https://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/243528). Considerando che Friedman non è solo l’ambasciatore americano ma anche amico personale di Trump, l’insulto non è da poco. Vi va aggiunta un tentativo di cacciata degli americani da Ramallah (https://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/243517) e l’auspicio pubblicamente espresso da Abbas della distruzione della Casa Bianca (http://observer.com/2018/01/citing-jerusalem-mahmoud-abbas-curses-donald-trump/). Detto da una pulce militare e politica come l’AP alla maggiore superpotenza del mondo, dai cui finanziamenti dipende, tutto ciò appare insieme patetico e ridicolo. Ma, come ha scritto la sempre lucidissima Caroline Glick (http://www.jpost.com/Opinion/Checking-the-smart-Abbas-546920), Abbas non è un cretino, altrimenti non sarebbe sopravvissuto nella palude criminale della politica palestinista. E allora perché persiste con posizioni così inutilmente provocatorie? E’ vero che l’uomo, nella sua decadenza fisica e mentale, è diventato ancor più rancoroso e paranoico del solito; ed è chiaro che la politica americana sul Medio Oriente è ancora influenzata dal deep state che è rimasto obamiano, ma le ultime nomine di Trump (Bolton e Pompeo) mostrano la volontà di prendere il timone in mano e certo non su una rotta filopalestinista. Né si può pensare che un furbastro come Abbas si faccia incantare dai bacetti di Mogherini e dalle belle dichiarazioni europee: chiunque non sia pazzo sa che l’Europa in questo momento conta ancora meno dello zero degli ultimi decenni. E allora? Si può solo pensare che Abbas attenda una caduta di Trump, secondo i consigli datigli da Kerry, come Obama vicino all’alto tradimento (http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/rubriche/politica/2018/01/24/mo-kerry-ad-abu-mazen-tieni-duro-e-non-cedere-a-trump_20828cdb-cf26-4328-be4a-d41575573ced.html). Ma anche questa sarebbe una forma di ingenuità. Piuttosto Abbas, in gravi difficoltà interne, osteggiato dalla sua popolazione, fisicamente sull’orlo della fine (http://www.jpost.com/Middle-East/Failing-health-PA-hires-cardiologist-to-monitor-President-Abbas-546807) non ha la forza di pensare in maniera strategica e mira a galleggiare, prigioniero della sua demagogia. Ragione di più per non prenderlo sul serio da parte di Israele e di procedere a un ripensamento strategico della questione palestinese, come sembra stia facendo Netanyahu.
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