Ultime notizie dall’Onu e dintorni
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Cari amici,
Immagino che non nutriate soverchia simpatia per le Nazioni Unite, un organismo la cui inutilità globale ha le stesse dimensioni (e gli stessi costi) delle sue globali pretese. Una volta il nuovo consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, John Bolton, già ambasciatore americano presso l’organizzazione, fece una battuta che gli procurò l’odio imperituro degli onusiani, ma che merita di essere riportata: l’edificio di New York che ospita l’Onu ha 38 piani, ma se anche di colpo ne sparissero dieci, nessuno si accorgerebbe della differenza (http://content.time.com/time/specials/packages/article/0,28804,1872508_1872490_1872488,00.html).
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Ma vale comunque la pena di parlarne, se non altro per farci capire che un po’ del cattivo carattere di Trump ha le sue buone ragioni. Dunque le Nazioni Uniti, oltre all’Assemblea generale e al Consiglio di sicurezza hanno molte altre agenzie, consigli e altre entità, perché bisogna pur dar da mangiare ai poveri diplomatici disoccupati in tempi di comunicazione facile e immediata fra stati e governi.
Uno di questi è l’Unesco, su cui non mi soffermo, un altro il consiglio dei diritti umani, con sede a Ginevra, cui sono state elette nazioni rispettosissime dei diritti umani, come Angola, Burundi, Cina, Cuba, Congo, Iraq, Pakistan, Qatar, Arabia Saudita, Venezuela. Con una composizione del genere, non è difficile capire a che cosa si dedicano: la loro cura particolare è quella di fabbricare risoluzioni contro Israele.
Senza andare troppo indietro, ne approvarono sei nel 2016, cinque l’anno scorso e hanno appena replicato quest’anno, approvandone altre cinque.
Una chiede l’embargo di armi a Israele, nella speranza che non possa più difendersi, un’altra intima la restituzione delle alture del Golan alla Siria, paradiso di pace e di diritti umani, una ordina il blocco delle costruzioni in Giudea e Samaria (beninteso solo di quelle destinate agli ebrei), un’altra lamenta la violazione dei diritti umani dei palestinesi, naturalmente non quelli sterminati in Siria o oppressi da dittature a Gaza e Ramallah, ma quelli che sono cittadini israeliani. (http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/UN-Human-Rights-Council-approves-call-for-arms-embargo-against-Israel-546953 ).
Vale la pena di ricordare questa ennesima velleitaria e parolaia umiliazione dell’equità internazionale solo per due ragioni. Una è la reazione americana: l’ambasciatore Nikki Halley ha denunciato nei termini più energici la “follia” di queste votazioni, minacciando l’uscita americana dal consiglio. L’altra è il fatto che queste risoluzioni sono state approvate con solo quattro voti contrari (in un caso sette). Ora tre di questi voti contrari sono chiarissimi: Usa, Gran Bretagna, Australia, mentre non sono riuscito a identificare il quarto. Il fatto è però che nel consiglio siedono alcuni importanti paesi europei: la Svizzera, la Spagna, la Slovenia, la Slovacchia, l’Ungheria, la Germania, la Croazia, il Belgio (non l’Italia per fortuna: http://www.ohchr.org/EN/HRBodies/HRC/Pages/CurrentMembers.aspx ).
Come hanno votato? Forse si sono astenuti, forse hanno votato a favore, certamente hanno perso un’occasione per mostrare un minimo di decenza. Sempre a proposito dell’Onu, c’è un’altra notizia.
Il segretariato generale ha chiesto a Israele di pagare per i danni inflitti alle strutture del’Unrwa durante il conflitto militare a Gaza nel 2014 (http://www.israelhayom.com/2018/03/23/un-demands-israel-compensate-it-for-facilities-damaged-in-gaza-war/ ).
Vi ricordate? Dalle scuole dell’Unrwa sparavano addosso ai soldati israeliani, le loro cantine erano diventate depositi d’armi, le aule servivano da centri di comando, insomma erano strutture pienamente integrate nel sistema militare di Hamas. Ogni tanto è capitato anche dopo il conflitto che la presenza terrorista fosse così invasiva da obbligare i funzionari di un’agenzia smaccatamente filopalestinese a protestare; ecco i comunicati ufficiali: https://www.unrwa.org/newsroom/official-statements/unrwa-condemns-neutrality-violation-gaza, https://www.unrwa.org/newsroom/press-releases/unrwa-condemns-placement-rockets-second-time-one-its-schools .
Ma Israele non doveva difendersi dagli attacchi provenienti da queste strutture, sostengono i funzionari dell’Onu. Come quella battuta romanesca (mi scuso per la cattiva trascrizione: nun te move che te meno.
E sempre a proposito di agenzie dell’Onu, sapete quale sarà il prossimo giochino dei palestinisti all’Unesco? Proporranno una mozione per dichiarare che i rotoli di Qumran fanno parte del patrimonio culturale palestinese: http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Palestinians-make-a-play-for-Dead-Sea-Scrolls-at-UNESCO-471781 .
A parte il fatto che il “popolo palestinese” è un’invenzione che risale al 1964, mentre i rotoli furono scritti oltre duemila anni fa, il loro contenuto sono testi della Bibbia ebraica e loro commenti, scritti in ebraico da una congregazione religiosa che probabilmente rientra in quella corrente che Giuseppe Flavio definiva 'esseni'. Non vi è una parola in arabo e naturalmente nessun riferimento al Corano, che fu scritto circa un migliaio d’anni dopo. E allora che c’entrano i musulmani arabi? Niente, naturalmente.
Ma vogliamo scommettere che l’Unesco dirà che hanno ragione? Gli hanno già attribuito il Monte del Tempio di Gerusalemme, cioè il complesso fondato da Salomone, le tombe di Abramo, Isacco e Giacobbe a Hebron, eccetera eccetera. Volete che si fermino davanti ai più antichi manoscritti dei testi fondativi dell’ebraismo (e anche del cristianesimo), che i musulmani sostengono essere stati “falsificati” dagli ebrei? Figuriamoci.
Possiamo solo consolarci del fatto che le risoluzioni dell’Onu e delle sue agenzie valgono solo la carta su cui sono scritte, che si tratti di disarmare Israele o di attribuire agli arabi i documenti della tradizione ebraica.
In attesa che i dieci piani di cui parla Bolton, o anche tutti i trentotto della sede dell’Onu siano utilmente sgomberati.
Ugo Volli