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La Stampa Rassegna Stampa
24.03.2018 Dopo Haley,Haspel,Pompeo arriva Bolton: la squadra di Trump è pronta
Analisi di Alberto Simoni

Testata: La Stampa
Data: 24 marzo 2018
Pagina: 1
Autore: Alberto Simoni
Titolo: «Con John Bolton Trump schiera gli anti Teheran»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 24/03/2018, a pag.1/ 11, con il titolo "Con John Bolton Trump schiera gli anti Teheran" l'analisi di Alberto Simoni

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La squadra di Trump      John Bolton                     Nikki Haley

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Gina Haspel                                Mike Pompeo

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Alberto Simoni

Donald Trump sceglie John Bolton, 69 anni, conservatore doc, veterano di Washington e già protagonista delle ultime tre amministrazioni repubblicane, come consigliere per la Sicurezza nazionale. Il presidente Usa completa così la sua rivoluzione nel team di politica estera e difesa. Liquidati in meno di 15 giorni, il segretario di Stato Rex Tillerson e il capo dei consiglieri economici Gary Cohn, – colpevole il primo di essere troppo moderato sull’Iran, il secondo di essersi opposto alla linea dura sui dazi – la scure presidenziale è calata sul generale Herbert R. McMaster che dopo appena un anno saluta la Casa Bianca. Pagherebbe due cose: quella di aver detto un mese fa davanti a una raffinata e attenta platea a Monaco di Baviera che c’erano state interferenze russe nelle elezioni del 2016; e, secondo motivo, aver mostrato più di un dubbio dinanzi alla linea muscolare di Trump su Teheran. John Bolton, che entrerà in carica il 9 aprile, rappresenta esattamente l’opposto di McMaster. Per questo, ma anche per la sua capacità, gliene rendono merito anche gli avversari, di sapersi muovere bene fra i meandri della burocrazia. Il presidente gli ha offerto il posto di lavoro durante un incontro nello Studio Ovale giovedì, quindi ha annunciato la decisione sull’immancabile Twitter. Bolton, la cui nomina ha fatto sobbalzare non solo i democratici ma anche diversi analisti, non dovrà sottoporsi, visto l’incarico di consigliere, al voto del Congresso. Il «New York Times» svela un gustoso retroscena. Trump odia i baffoni che Bolton sfoggia da decenni e su quello ci sarebbe stato un braccio di ferro: il lavoro in cambio di una seduta dal barbiere. Bolton ha replicato che mai avrebbe rinunciato ai baffoni western e Donald ha capitolato. Ma, al netto dell’estetica, Bolton è una garanzia per l’agenda che il presidente repubblicano sta spingendo con sempre maggior convinzione su due dossier: la Nord Corea e il nucleare iraniano. Le sue posizioni sono note da tempo e anche se parlando ieri alla Fox, dove negli anni post Bush junior ha fatto l’opinionista, il falco John ha detto che il passato è passato, è difficile scordarsi la sua allergia per il multilateralismo. Disse, quando era sottosegretario di Stato con Colin Powell a Foggy Bottom, che al Palazzo di Vetro si potevano togliere dieci piani e nessuno se ne sarebbe accorto. Con Bush junior finì, beffardamente, a occupare lo scranno di ambasciatore all’Onu. Siccome era tutt’altro che gradito ai democratici, George W. decise di nominarlo in un periodo di «vacanza» del Congresso così da evitarne le forche caudine della ratifica parlamentare. L’anno dopo lasciò prima di essere impallinato vista la quasi impossibile riconferma. Bolton, che ieri è emerso aver fatto affari con Cambridge Analytica, si è distinto per le sue posizioni ferme su Iraq, Iran e Nord Corea, l’Asse del Male originario. Ha sempre sostenuto la necessità di un attacco preventivo contro Pyongyang e a chi gli chiedeva, di recente, se c’era da credere alle promesse nordcoreane che avrebbero bloccato esperimenti e test rispose: «Mentono, guardate come si muovono le loro labbra». Certo l’amore non è corrisposto visto che la Kcna, agenzia ufficiale di Pyongyang, qualche anno fa lo bollò come «feccia umana e sanguisuga». Trump e Kim potrebbero incontrarsi a fine maggio, Bolton ha due mesi per scrivere le battute di Trump sul copione del colloquio. Difficile chieda consigli. Il ruolo del consigliere per la Sicurezza nazionale è di norma - almeno così lo interpretava uno dei più celebri e celebrati del ruolo, Brent Scowcroft – quello di ascoltare le diverse opinioni, farne una sintesi e poi presentarle al leader per la decisione finale. Secondo David Rothkopf, studioso dei meccanismi della Casa Bianca, Bolton userà invece un altro approccio: farà emergere la sua posizione. Punto. Sull’Iran ad esempio Washington potrebbe accelerare ulteriormente verso lo scontro; in maggio Trump dovrà decidere se ritirarsi o meno dall’accordo sul nucleare La triade Mike Pompeo (segretario di Stato in pectore), Nikki Haley (ambasciatrice Onu) e appunto John Bolton sembra aver lastricato la via verso questo epilogo. Fonti militari americani spiegano che l’avvicendamento McMaster-Bolton nasce proprio sul dossier iraniano. Laddove - dicono - McMaster e il Pentagono considerano «nell’interesse degli Usa restare nell’intesa», Bolton è da sempre sulla linea intransigente. Ai tempi del conflitto del 2003 contro Saddam, era stato fra i sostenitori di un attacco a Teheran sospinto da alcuni conservatori come Michael Ledeen. Trump in un anno ha rovesciato la Casa Bianca. Ora resta il solo James Mattis, segretario alla Difesa, a invitare alla moderazione su Pyongyang e Teheran. Forse è per questo che c’è chi scommette che prima o poi salterà anche la sua testa.

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