Siria: il sultano Erdogan contro kurdi, Usa, Occidente Commento di Giordano Stabile
Testata: La Stampa Data: 23 marzo 2018 Pagina: 15 Autore: Giordano Stabile Titolo: «Siria, Erdogan sfida Trump: 'Via da Manbij'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 23/03/2018, a pag.15 con il titolo "Siria, Erdogan sfida Trump: 'Via da Manbij' " il commento di Giordano Stabile.
Giordano Stabile
La telefonata di ieri fra il presidente americano Donald Trump e quello turco Recep Tayyip Erdogan, la terza in meno di quattro mesi, è stata di certo molto tesa, e il laconico resoconto del suo portavoce, Ibrahim Kalin, lo conferma: «Sono state discusse questioni regionali e bilaterali». Tradotto: non c’è accordo sull’operazione che il presidente si appresta a lanciare a Manbij e oltre, in tutto il Nord della Siria. Afrin è stato soltanto l’antipasto, e l’azione turca ha dimostrato che alle dichiarazioni seguono i fatti. Dal lancio dell’offensiva Ramoscello di Ulivo Erdogan l’ha ripetuto una dozzina di volta. L’obiettivo è distruggere tutto il «corridoio del terrorismo» controllato dai guerriglieri curdi dello Ypg: dal Monte Sinjar, in Iraq, fino ad Afrin in Siria.
Recep Tayyip Erdogan, Donald Trump
È probabile che nel colloquio di ieri il leader turco abbia ribadito a Trump l’ultimatum lanciato due giorni fa in un comizio, quando, rivolto agli Stati Uniti, ha accusato: «Dite che siamo un alleato strategico, ma vi siete alleati con un gruppo terroristico. Se davvero siamo il vostro alleato strategico dovete marciare con noi contro i terroristi», cioè lo Ypg. Poco prima del colloquio, il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu ha confermato che se non ci sarà a breve l’accordo con gli Usa, la Turchia «agirà da sola». Due mesi fa sembrava impensabile, ma la vittoria ad Afrin, più facile del previsto, ha messo le ali al nazionalismo turco, che Erdogan cavalca quasi senza freni. A Manbij, come a Kobane - che Erdogan non a caso chiama con il nome arabo di Ayn al-Arab e non più con quello curdo - ci sono contingenti e basi americane.
Erdogan
Difficile pensare che si scanseranno se la Turchia «agirà da sola». Eppure i curdi dello Ypg, da Manbij e Kobane, avvertono che l’offensiva è imminente. Mercoledì l’artiglieria turca ha cominciato il fuoco di preparazione, intenso, su due villaggi vicini al confine. I curdi stanno rafforzando una linea difensiva con tunnel e trincee lungo la frontiera fra Kobane e Qamishlo. I dirigenti dello Ypg hanno dovuto subire la perdita di Afrin, la fuga di 200 mila civili, ma non possono lasciare le loro roccaforti. Si sentono soli, più che mai. E i messaggi che arrivano da Washington non li rassicurano per niente.
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