Il fallimento di Abu Mazen
Analisi di Antonio Donno
Abu Mazen
Al di là delle condanne nei confronti delle affermazioni di Abu Mazen, è il caso di andare al fondo della questione e di capire qual è oggi la situazione dell’Autorità Palestinese. Lo scacchiere mediorientale si è a tal punto modificato negli ultimi anni che gli attori regionali stentano ormai a definire una propria politica che abbia un appiglio nella realtà della regione. In primo luogo, la Siria è in uno stato di caos, l’Iraq non esiste più come Stato nazionale. L’“inner core” del Medio Oriente è devastato e incapace di essere un soggetto politico indipendente. In secondo luogo, la presenza della Russia e dell’Iran come paesi attualmente egemoni, cioè attori in grado di gestire la politica dell’area, rappresenta una sostituzione politico-strategica fino a pochi anni fa letteralmente inconcepibile, perché avrebbe rovesciato la struttura politica-statuale stessa del Medio Oriente, creando un vulnus gravissimo nel sistema politico globale. Oggi, invece, prima l’Isis, poi le rivolte interne alle singole realtà statali hanno creato i presupposti per l’intervento di forze esterne, molto attive nel colmare lo spaventoso vuoto strategico che si era venuto a creare. Si è trattato di una esplosione a catena: l’Isis ha infiammato la regione, poi le rivolte locali hanno aggravato la devastazione politica, Assad ha chiamato in aiuto Mosca e Teheran e, così, per questa catena di eventi, la sostituzione è avvenuta. Di conseguenza, la questione palestinese ha perso molto dello smalto politico precedente. Per quale motivo la Russia e l’Iran dovrebbero oggi sostenere attivamente la causa palestinese? Essa è una patata bollente che nessuna delle due potenze ha intenzione di toccare. Mosca e Teheran si dividono il cuore del Medio Oriente arabo e intendono mantenere queste posizioni per ragioni strategiche, politiche ed economiche fino al consolidamento definitivo del loro potere.
Terroristi arabi palestinesi
Che tutto questo comporti attualmente gravi pesi per due economie in difficoltà, ciò non sembra fermare il loro progetto egemonico sulla regione. Nulla spinge le due potenze a varcare i confini della Giordania, aiutare economicamente e militarmente i palestinesi e minacciare direttamente Israele. Non v’è alcun interesse ad aggravare una situazione che le vede padrone di buona parte della regione, con il rischio di tirare in ballo militarmente Israele e, dietro Israele, probabilmente gli stessi Stati Uniti. Non bisogna mai forzare la mano alla fortuna. Se questa è la situazione geopolitica attuale, la causa palestinese è destinata a occupare un posto sempre più marginale nell’agenda politica internazionale. Le azioni terroristiche continueranno, ma l’AP non sarà più in grado di porsi significativamente come soggetto politico di un qualche rilievo. È completamente isolata, né gli altri Stati arabi – in particolare, l’Egitto e l’Arabia Saudita – hanno interesse a prendere una posizione che li danneggerebbe. È anche probabile che i governi attuali dei due paesi stiano valutando gli immensi errori politici che nel corso dei decenni sono stati compiuti dalla dirigenza palestinese, anche grazie – tuttavia – al sostegno politico e militare dell’intero mondo arabo. Così, Abu Mazen appare un grottesco fantoccio capace solo di urlare al mondo la sua impotenza. Ha fallito su tutti i fronti e non è improbabile che la sua dirigenza venga rovesciata dagli stessi palestinesi. Si aprirebbe uno scenario che non possiamo prevedere. Al momento attuale, comunque, l’AP è immobile. Se l’azione conquistatrice di Mosca e Teheran ha portato a modificare profondamente lo scenario mediorientale, non si devono sottovalutare le mosse politiche di Trump, che, rafforzando la posizione di Israele, hanno ancor di più convinto Mosca e Teheran a non varcare una certa linea, sostenendo la causa palestinese. In sostanza, l’irrompere del presidente americano negli equilibri, o squilibri, della regione a sostegno di Israele ha avvisato Russia e Iran che la questione palestinese non deve entrare attivamente nei loro piani regionali; di conseguenza, l’Autorità Palestinese ha di fatto toccato con mano la sua attuale insignificanza politica. L’eredità nefasta di Arafat ha portato i palestinesi a ripetere coattivamente gli stessi errori politici del passato, ma la storia va avanti e chi rimane indietro paga le conseguenze dei propri errori.
Antonio Donno